Capitolo 38

3 0 0
                                    


L'ansia di questo momento è indescrivibile. Un tribunale. Da un lato le persone che più amo: mio padre e Alessio. Dall'altro la Paloma.
Non sta andando molto bene, o almeno non come pensavamo. Paolo asciuga il sudore dalla fronte e prova a concentrarsi per capire come agire, mentre dagli ultimi posti percepisco il ghigno di Faggi.
Poi lo stridio sordo del pesante portone scuro fa voltare tutti e dall'anta di destra compaiono i ricci neri di Ambra.
Terrore negli occhi della Paloma e di Faggi e un sorriso sulle labbra di Paolo.
Con la stessa strafottenza di sempre attraversa il corridoio, non le importa avere tutti gli sguardi puntati su di lei.
-Signor giudice, c'è una testimone che vorrebbe fare un intervento.- dice Paolo.
-Venga pure.
Lei raggiunge il microfono e inizia il suo discorso.
-Mi chiamo Ambra. Per dirvi tutto ciò che so devo prima dirvi la mia storia, la storia di una ragazzina sola al mondo e abbandonata dalla madre costretta a crescere con una lontana parente che le fa da tutrice, ovvero la donna alla mia destra.
Vivere con lei non è stato facile. All'inizio le ero grata per il cibo e il posto in cui stare, ma non ho avuto nulla di più, anzi li ho pagati cari. Immaginate la stessa ragazzina costretta a vivere sotto le ferree regole che le venivano imposte. Costretta ad amare ciò che le era detto di amare. Lei mi ha costretta ad iscrivermi a danza. All'inizio ero una totale imbranata ma con lezioni extra, esercizi e allenamento sono riuscita a migliorare. Sentivo le mie compagne parlare di come si sentissero libere ballando, invece quella era la mia prigione. Una delle tante. A scuola dovevo essere la migliore. Dovevo essere brillante. Dovevo essere educata. Dovevo intervenire quando necessario e stare zitta nei momenti giusti. Dovevo essere la ragazza perfetta, quella da ammirare da lontano, invidiare, ma con cui non ci parli nemmeno. Era quello il suo intento, lasciarmi sola. Diceva che sola non si hanno delusioni, che le delusioni ti fanno diventare fragile e se sei fragile ti distruggono. Perché le persone sono cattive, tutte. Anche la migliore del mondo ha un piccolo seme di cattiveria impiantato nel proprio cuore e prima o poi verrà fuori. Non ho mai sognato un amore grande, perché lei me lo mostrava come una grande e stupida menzogna. Fino a quando non l'ho provato sulla mia pelle e da lì tutto è crollato. Ho scoperto un mondo diverso da quello in cui mi aveva imprigionato, un mondo meraviglioso in cui avrei voluto vivere, ma me l'ha strappato. Ha quasi ucciso il ragazzo che amavo, ecco l'ho detto. È così. E adesso spiegherò il perché- guarda verso la Paloma- lo faccio anche per te, non puoi più andare avanti così.- prende un respiro.- Non so bene i particolari, ma so che aveva una figlia. So che le è stata uccisa e lei da quel momento non è stata più lucida. Sì è sempre voluta vendicare. Ricordo il primo giorno in cui sono arrivata a casa sua per la prima volta I suoi occhi quasi da pazza, carichi di rancore, mi guardarono e mi chiese quanti anni avevo e quando glielo dissi lei sorrise lentamente. Allora non sapevo che ero parte della sua vendetta. Mi dispiace giudice se sono poco chiara, ma non è semplice dire tutto. Seppi che la responsabile della morte di Sol, la sua bambina, era la madre di Margherita e che per questo si sarebbe vendicata su di lei. Non ha mai pensato ad ucciderla, forse perché era la figlia del suo grande amore, non ne ho idea. Fatto sta che ha architettato per anni la sua vendetta facendosi aiutare da Fabrizio Faggi che ha progettato tutto. Ha trovato Margherita, ha organizzato il concorso per farla arrivare a Bologna e distruggerle la vita. Io ero solo una sua pedina. Aveva accettato di essere la mia tutrice per poi farmi partecipare al concorso e avere una spia tra le sue compagne di danza. È stata molto acuta a scegliere il ragazzo che amo come compagno di ballo di Margherita, pensava che l'avrebbe tradita, che mi avrebbe raccontato dettagli utili, ma lui non era così, non l'avrebbe fatto. Così è diventato un problema e i problemi vanno eliminati, ma non ci è riuscita, non del tutto. Ha provato ad ucciderlo e in questo modo ha perso me. Ora giudice se mi permette vorrei dire un'ultima cosa per lei. Non essere ossessionata i dalla perfezione. Le cose più belle sono un uragano da cui bisogna lasciarsi travolgere, che ti rivoluziona l'esistenza. Sono belle le situazioni complicate, quelle che non hanno né capo nè coda, ma che ti rendono viva, ti rendono felice. Non cercare la stabilità, l'equilibrio, la perfezione, perché non esiste, forse per un attimo, ma non di più. Si cambia continuamente aggiungendo un tassello in più a noi stessi e aggiungere un tassello a qualcosa di perfetto lo si rende instabile.

La danza delle margheriteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora