Capitolo 2

37 7 0
                                    

Mi sembra strano svegliarmi in una casa diversa, certo talvolta sono stata da qualche amica ma di certo casa sua non si trovava a 800 km dalla mia.
Mi tuffo in bagno a farmi una doccia. Oggi sarà il mio primo giorno nella nuova scuola. Chissà chi incontrerò, cosa mi aspetterà.
Lascio che l'acqua scorra sul mio corpo, sperando che trascini con sé un po' della mia ansia. Mi asciugo, passo phon e piastra per cercare di domare il crespo dei miei capelli e indosso i vestiti che avevo preparato la sera prima.
Prendo lo zaino che ho da 3 anni ormai e di cui quasi non si riesce a vedere il colore rosso corallo per la quantità di scritte e disegni che ci sono sopra e vado in soggiorno. Serena mi dovrà accompagnare. Arrivate a destinazione vedo una struttura piuttosto curata con un grande ingresso principale e uno più piccolo al lato.
Le mura sono di un giallo ocra che illumina i dintorni, smorzate però dal nero del cancello che lascia spazio ad un ampio cortile, dove vari ragazzi sostano in attesa della campanella.
<<Ansiosa?>>
<<Un pochino. Sai città nuova, scuola nuova, persone nuove.>>
<<Ti capisco. Ma non preoccuparti, sembri una ragazza in gamba tu. Vai tranquilla, verrà tutto da sè.>>
<<Grazie speriamo sia così.>>
Sento la campanella in lontananza
<<Vado>>dico scendendo di scatto dalla macchina.
<<In bocca al lupo.>>
<<Crepi.>>
L'interno è più grande di quanto appaia dall'esterno tanto che mi perdo in uno snodo infinito di corridoi, porte e scale.
Sto cercando di orientarmi per trovare la classe o almeno la segreteria o anche una bidella ma niente, finché non sento una voce poco dietro di me che mi chiede:
<<Sei nuova?>>
È un ragazzo alto, con i capelli scuri e con tanti ricci che gli coprono la fronte, gli occhi di un verde smeraldo ammaliante.
<<Sì, sembro tanto fuori luogo?>>
<<No, ma io conosco quasi tutti qui e non ti ho mai vista. Piacere Mattia.>>
<<Piacere Margherita.>>
<<In che classe sei?>>
<<3I ma dovrei prima capire dove si trova..
<<Ti accompagno, io sono della 4f, stesso piano.>>
<<Grazie.>>
Arrivata in classe vengo accolta da una professoressa che sembra non avere qualche rotella.
<<Oh sei stata proprio fortunata>>dice Mattia con un velo di scherno<<Non preoccuparti non sono tutte così strane.>>
Rido ed entro in classe salutandolo.
<<Buongiorno io sono la professoressa Ferrari, insegno storia e filosofia. Puoi sederti accanto a Beatrice lì in fondo>>.
Indica una ragazza minuta bionda con la frangetta e con gli occhi grigi, mi rivolge un sorriso dolce e anche io le sorrido.
<<Ma prima presentati alla classe.>>
<<Mi chiamo Margherita Belgrado, vengo dal Sud e mi sono trasferita a Bologna per un corso di danza nei dintorni.. e nulla, spero di non avere problemi e di trovarmi bene.>>
Mi dirigo velocemente verso il mio posto. Non mi piace avere l'attenzione fissa su di me, l'unico posto in cui mi nutro dell'attenzione degli altri è il palcoscenico.
Mi siedo e ascolto la lezione.
<<Bene, vediamo. Che ne dite di un bel riepilogo di ciò che abbiamo fatto l'anno scorso? Viene alla cattedra... Erica Faggi.>>
Non ci posso credere, da un banco in terza fila si alza un viso conosciuto. La ragazza della corriera. Mi viene un'improvvisa voglia di coprire il volto con un quaderno per nascondermi. 
<<Certo prof>>dice lei dirigendosi verso la cattedra sculettando e passandosi le mani tra i capelli.
<<Secondo te entro quanto le si staccherà l'anca se continuerà a camminare in quel modo?>> sussurra Beatrice.
Rido e dico:

<<Vorrei avere la sua sicurezza.>>

<Io la sua carta di credito.>>

<<Perché? È tanto ricca?>>
<<Già.>>
Espone tutto alla perfezione e non è turbata nemmeno da un briciolo di ansia, come se stesse parlando con la sua vicina di casa.
Dominatrice. Questo vuol dire il nome "Erica". E si capisce dal suo sguardo che è ciò che vuole, ciò che pretende. Dominare.
Dopo 2 ore di lezioni interminabili finalmente suona la campanella per la ricreazione.
<<Andiamo nel cortile a prendere una boccata d'aria?>>propone Beatrice mentre tira fuori dallo zaino un panino al tonno e formaggio più grande di lei, che mi fa venire l'acquolina.
<<Solo se mi dai un pezzetto della tua merenda>> dico ridendo.
Ci dirigiamo verso l'esterno e intanto parliamo del più e del meno. Le racconto tutto ciò che è accaduto durante il viaggio e durante il mio arrivo e ormai i suoi occhi sono inondati dalle lacrime per le risate: non deve aver sentito spesso racconti di viaggi, vomito, bellocci, cadute e dichiarazioni di guerra in un solo giorno tanto spesso.
Si vede che è una persona affidabile ed ingenua e soprattutto sincera.
Lei mi parla della sua passione per il piano che è praticamente la sua vita. Credo che le dita sulla tastiera le trasmettano la stessa forza, adrenalina e relax che mi trasmettono i miei piedi che si muovono sul parquet della sala da ballo.
Il suono della campanella segna la fine della ricreazione e ci dirigiamo svogliatamente verso l'aula. Entra un prof alto e dall'espressione accigliata che subito dice:
<<Salve sono il professor Petrelli, il vostro nuovo docente di educazione fisica.>>
Spero che sia uno di quegli insegnanti di motoria che siedono in palestra e guardano i ragazzi che fanno baccano o giocano al cellulare.
<<Tutti pronti per la corsa?>>
Okay, sogno infranto.
<<Faremo tre giri intorno alla scuola.>>
Ma sì dai, facciamo vedere a tutte le classi del piano terra che un pinguino senza zampa sarebbe molto più agile e resistente di me.
Erica si avvicina sculettando come se avesse un crampo alla natica e sussurra qualcosa al professore che credo non abbia capito nemmeno lui. Svogliatamente ci dirigiamo verso l'esterno e iniziamo a correre, tutti a parte la nostra cara Sailor moon dopo una seduta a un parrucchiere scadente alias Erica Faggi. Dopo mezzo giro sono già a terra così mi appoggio al muro dell'edificio per riprendere fiato.
<<Ma chi si rivede!>>esclama una voce dall'alto.
<<Scusa Mattia sono troppo impegnata a non morire in questo momento.>>
<<Si può sapere cosa ci fai sotto la mia classe in preda ad una crisi asmatica?>>
<<Tu cosa ne pensi?>>
<<Penso che tu non sia molto ginnica.>>
<<E io penso che Petrelli non dovrebbe farci correre.>>
<<Ma è il tuo insegnante di educazione fisica cosa dovrebbe farti fare? Portarti in un bar?>>
<<A me no, ma alla figlia di Faggi mancava poco che le mettesse un tappeto rosso sotto i piedi e le gettasse addosso dei petali di rosa.>>
<<Be' per quanto è influente suo padre ci credo..>>
<<Oh certo, allora sì che è autorizzato ad essere il suo cagnolino e a far invece morire noi di fatica mentre lui si muove meno di un pensionato con i reumatismi.>>
<<Sarò anche un pensionato con i reumatismi ma non mi faccio problemi a controllare che corriate effettivamente e che non parliate di male di me con i ragazzi più grandi che dovrebbero fare lezione. In punizione.>>
<<Ma prof mi scu->>
<<In punizione ho detto e un giro in più, e tu torna dentro.>>
Stupida me per essermi appoggiata a quel muro. Stupido Mattia per essere uscito da quella classe. Stupida me per aver detto tutto ciò e stupido Petrelli e suoi stupidi giri di corsa.

Spazio autrice:
Ciaoo!! Ecco il primo giorno di scuola di Margherita. Cosa ne pensate? Se vi è piaciuto votate o commentate!
Questa settimana credo che pubblicherò anche un altro capitolo dato che la prossima sarò in vacanza e pertanto non potrò pubblicare.
Baci baci
Fede💕


La danza delle margheriteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora