Capitolo 37

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Pov Elsa
Per tutti è una giornata come le altre.
I soliti automobilisti frettolosi suonano il clacson, i soliti passanti si godono il sole, i soliti bambini giocano a pallone.
Parcheggio cautamente dato che oggi devo godermi a pieno questa visita perché forse sarà l'ultima. Sono riusciti ad arrivare a me in qualche modo, ma non ho idea di quanto sappiamo davvero. Non so a cosa abbiano portato le loro indagini, non so su cosa potrò mentire, perciò mi abbandono alla certezza della pena, della condanna che riceverò.
Esco dall'abitacolo ed entro nel cimitero muovendomi per le viuzze.
Il solito saluto del custode, le solite vecchiette nelle cappelle, ma ciò che è diverso è l'arrivo alla tomba di Sol.
Apparentemente è muta, immobile, fredda come sempre, ma non per me. È come se la sua fotografia assumesse un'aria più seria, quasi di rimprovero come le poche volte che non la portavo ad un mio spettacolo.
"Mi stai di nuovo abbandonando, so che non tornerai più qui".
<<Ciao mia piccola Sol. Sai l'ultimo periodo è stato difficile però provo a farmi forza, so che tu avresti voluto così. Cosa posso raccontarti di nuovo? Niente. A parte che ti ho rivista. Ti ho rivista in degli occhi identici ai tuoi. Ti ho rivista in un costume da principessa. Ti ricordi quanto ti piaceva giocare con la tua coroncina?
Sai mi è venuto un flash l'altro giorno, non so te ne ricorderai. Hai presente Sabrina? La donna incinta. Ecco. Avevi detto che ti sarebbe piaciuto giocare con la sua bambina. Avevi detto che le avresti prestato la tua coroncina. Ti posso assicurare che l'ha indossata. Ti posso assicurare che questo tuo desiderio si è realizzato, ma ti assicuro anche che sei ancora tu la mia principessa. Non sai quanto l'ho odiata. È come se si fosse preso il tuo posto. Non sai quante volte guardandola ho pensato "Chissà come sarebbe Sol ora se non ci fosse mai stata Margherita". Perché se non ci fosse stata non saresti morta. Staresti qui con me. Saresti una splendida ragazza di 22 anni che con i suoi capelli lucenti e i suoi occhi marini avrebbe fatto innamorare chiunque. Avresti avuto un destino da vera reale, come avresti voluto. Avrei fatto di tutto per te. E invece sei qui, in questa tomba, muta per sempre. Non hai potuto andare alla tua prima festa, indossare i tuoi primi tacchi, truccarti, studiare, leggere, innamorarti. Perché lo ammetto che nonostante tutto quello che il mio amore ha provocato è l'unica cosa che ti permette di vivere sul serio. Ora poche persone si ricordano di te, ma ti prometto che finché vivrò ti porterò nel mio cuore e vivrai ancora.
Ora i passanti magari crederanno che sia pazza perché credono che stia parlando da sola, ma io so che mi ascolti, ne sono sicura.
Non mi importa la loro opinione e sai perché? Perché è venuto fuori tutto. È venuto fuori tutto Sol e devo essere finalmente tanto forte da parlarne davanti alla tua tomba.
Ho provato a vendicarti. Sai appena sei...>>
Non riesco a pronunciare la parola "morta", suona troppo pungente, troppo forte, troppo dolorosa. <<Bè dopo tutto l'accaduto insomma e dopo che il tuo caso fu considerato dalle indagini un incidente, tornai a Bologna. Ero sconvolta e non sapevo cosa fare. Guido, tuo padre, era scomparso ed io ero... Perduta. Sì, perduta. Ero caduta in una grave depressione ed ero incapace di prendere qualsiasi decisione. Presto un affarista della zona seppe di ciò che mi era successo poiché le voci girano in fretta e mi propose un accordo, un accordo per avere ciò che volevo, la mia rivalsa. Io non capivo bene ciò che mi diceva, pertanto non accettai. Così lui mi fece chiudere in svariate cliniche per la depressione e dopo dieci anni, mi rivenne a trovare. Io riuscivo già a ragionare un po' di più, ma ero ancora fragile, facile da plagiare. Così mi convinse e io fino a poco fa credevo ancora fosse la scelta giusta. Credevo davvero che tu avessi voluto questo, che altrimenti avresti pensato che avessi preferito Margherita a te, che ti avessi scordata. Continuava a risuonarmi quella frase in testa "Se vuoi ti presto la mia coroncina, ma poi me la dovrai ridare perché sono io la vera principessa", lei non l'ha solo presa in prestito, ma l'ha rubata!>> Piango a dirotto<<Sol io ti amo, non ho mai smesso di amarti e fino a quando non esalerò il mio ultimo respiro continuerò a farlo. Tutto ciò che ho provocato, ogni mia singola azione dal momento in cui ti ho concepita è stata per te. Solo l'altro giorno scontrandomi di nuovo con i tuoi occhi ho capito... Ho capito che non vuoi questo. Ho capito che tu vivevi d'amore non di odio.>> Provo a calmarmi <<Ti ho portato un regalo.>>
Apro la mia borsa e afferro l'orsacchiotto che comprò a parigi 17 anni fa e lo pongo vicino alla lapide.
Non è un giocattolo qualunque. Lo aveva in mano quando è caduta da quel maledetto parapetto, era intriso del suo sangue, quello che ho provato a lavare via insistentemente. Apparentemente adesso sembrerebbe pulito, ma io vedo ancora quelle macchie vermiglie, vedo ancora il suo dolore.
Quando comprammo questo peluche disse che era destinato a lei e proprio per questo l'ha seguita anche durante la sua morte.
Come lei fu sistemata per i funerali con quel vestitino bianco che la faceva apparire un angelo e pettinata con trecce dorate che le incoronavano il volto, così lui fu lavato per poi essere sepolto in qualche vecchio scatolone, per provare a dimenticare.
<<Oggi ritorna al tuo fianco Sol, come avresti voluto. Forse io non potrò più tornare, ma sappi che vorrei tanto. Sappi che avrei preferito qualunque altra pena piuttosto che non poter più venire qui, ma non posso fare altro, è quello che mi merito.>>
Sto per andare via, ma un mazzetto di margherite che non dovrebbe stare qui, sulla tomba della mia piccola, mi cattura lo sguardo. Accanto un biglietto con su scritto:
"Il tuo papà non ti ha dimenticato."
Guido è stato qui.
Guido è tornato a Bologna.
Guido si ricorda di Sol.
Della mia bambina.
Della nostra bambina.
<<Non sarai sola amore mio, ti prometto che questa volta, non permetterò che ti abbandoni>> dico.
Bacio la fotografia ed accarezzo il marmo freddo come il suo corpo.
<<Ho provato ad essere perfetta, ma non lo sono. Ed è questa la fine perfetta per un'imperfetta come me.>>
Vado via. Veloce. Impaurita. Triste. Sola. Non saluto nemmeno il custode, nessuna vecchietta sarà ormai nelle cappelle dato che è quasi orario di chiusura. Metto in moto l'auto scontrandomi con gli automobilisti più pigri del solito, i passanti più infreddoliti del solito, i bambini più tristi del solito, perché oggi non è una giornata come tutte le altre e non perchè vedo per l'ultima volta la mia Sol, ma perché lei finalmente ha conosciuto il suo papà.

La danza delle margheriteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora