Sono all'aereoporto con Serena, Paolo, Beatrice e Mattia. Questo posto mi ricorda tanto il mio arrivo: quante cose sono cambiate in poco più di tre mesi, quante persone ho conosciuto e sono entrate nella mia vita in maniera indispensabile, quanto sono cresciuta e cambiata io. Chiamano il mio volo. Li abbraccio forte e poi li lascio per salire sull'aereo. Sono felice che Alessio non mi abbia accompagnata: sarebbe stato troppo imbarazzante dopo quello che è successo ieri. Il mio posto è accanto ad un uomo che dorme per tutto il viaggio perciò per sfuggire alla noia mi rifugio come sempre nei miei pensieri e la mia mente continua a rimandarmi a quello che stava accadendo ieri in quella stanzetta. Insomma vorrà dire qualcosa? E cosa vorrà dire? Cosa ne sarà del nostro rapporto? Cosa è che sente lui? Cosa è che sento io? Non so rispondere a nemmeno una di queste domande e capisco che ho bisogno di condividerle con qualcuno.
Cerco di cambiare pensiero. Ed ecco l'ansia si instaura in ogni mia cellula appena nella mia mente risuona la parola passo a due. Chi sarà il mio compagno? Sarà abbastanza capace? Suppongo di sì, altrimenti non avrebbe passato le audizioni. Diventeremo amici? Lo spero altrimenti mi sentirei più in imbarazzo di quanto lo sarei normalmente. Romperò il setto nasale anche a lui? Preferisco non rispondere. Passo gran parte del viaggio così, cercando di non perdermi nei brutti pensieri e di aggrapparmi a qualcosa di bello, ma non trovo nulla in cui sperare: il mio sogno si sta rivelando pieno di problemi. Atterriamo. Scendo, prendo le valigie e mi incammino verso l'uscita. Da lontano li vedo, mio papà e mia mamma, con un sorriso rubicondo mentre alzano il braccio per farsi vedere. Corro verso di loro e mi perdo in un abbraccio, l'abbraccio di cui avevo davvero bisogno, l'abbraccio delle persone che per sempre terranno a me più di ogni altro.
<<Amore mio! Quanto mi sei mancata.>>
<<La casa era vuota senza di te.>>
Ci incamminiamo verso la macchina e poi partiamo per raggiungere casa mia. Non dei Milanesi ma MIA! Dal finestrino ammiro il paesaggio che ricordo perfettamente in ogni suo tratto per il numero di volte che ho compiuto questa strada. In ogni punto mi sembra di rivedere la me bambina che ammirava estasiata le distese di prati e alberi, ma non vedo più me. Credo che ora questo posto non mi appartenga più, nessun posto mi appartiene più. Arriviamo a casa e tutto è perfettamente nell'ordine di quando sono partita: tutto appare così uguale, ma allo stesso tempo così diverso, molto probabilmente sono io a guardarlo con occhi diversi. Dalla stanza accanto Sofia si fionda davanti la porta e mi salta in braccio stringendomi forte.
<<Mi sei mancata sorellona.>>
<<Anche tu piccolina, ma quanto sei cresciuta? Diventi sempre più alta.>>
<<Anche tu sembri diversa, sei più bella. >>
Mi guardo allo specchio vedendo una me spettinata e con le occhiaie per aver dovuto prendere l'aereo alle 6 di mattina
<<Se ti sembro più bella così chissà come mi vedevi prima>>dico ridendo.
<<Sei più bella perché hai gli occhi felici.>>
<<Dai Sofi, Marghe sarà stanca lasciala riposare mentre io cucino>>
Torna nella sua cameretta in silenzio e io mi siedo sul divano. Papà si mette accanto a me.
<<Allora che mi racconti?>>
<<Diciamo che non saprei da dove iniziare>>
<<T vedo molto più donna. L'ho capito da come sei uscita dall'aereoporto sai? Appena sei partita eri confusa, impaurita e non ti sentivi pronta ad affrontare un mondo da sola, al tuo arrivo invece eri, come dire, sicura di ciò che facevi, pronta a farcela>>
<<È pronto!>>urla la mamma.
Do un bacio sulla guancia a mio papà e mi siedo a tavola. Oggi lasagne!
Prendo la porzione più grande
<<Vedo con piacere che l'appetito è rimasto lo stesso.>>
<<Ci sono cose che non cambiano mai.>>
Finiamo di mangiare e iniziamo a raccontarci tutto ciò che di divertente è accaduto in questi mesi. Arrivano le quattro e ad un certo punto papà dice:
<<Vado in banca per risolvere una questione.>>
E se ne va.
Sofia è in camera sua, perciò rimango sola con mia mamma e guardiamo un film. Vorrei parlarle di Alessio, ma non so da dove iniziare. Il rapporto con mia madre è sempre stato basato sulla reciproca fiducia. Non c'è un evento importante per me che lei non sa e sono molto felice di questo, sono abituata a vedere le mie coetanee con genitori a cui dedicano a malapena il buongiorno.
<<Mamma>> distoglie l'attenzione dal televisore <<Che cosa avresti pensato se un ragazzo ti avesse scritto una lettera?>>
Mi guarda incuriosita, così la prendo dallo zaino la pongo tra le sue mani. Sorride ogni tanto e poi dice:
<<È molto bella. Ma c'è altro vero?>>
Mi conosce troppo bene, con uno sguardo capisce ciò che ho.
Metto le mani davanti al volto per coprire il rossore.
<<Stava per baciarmi, o lo stavo per baciare non lo so. Sono così confusa, caspita. E se mi chiedesse spiegazioni? E se il nostro rapporto si perdesse? Cosa dovrei fare? Non so neanche io più cos'è per me!>>
<<Ehi ehi! Non preoccuparti prima del tempo. Qualunque cosa ti chiederà tu rispondi come senti.>>
<<E se non capisco ciò che sento?>>
<<Si capisce sempre ciò che senti solo che a volte provi a negarlo.>>
Continuiamo a chiaccherare e scopro che oltre alla mia fame un'altra parte di me è rimasta intatta: l'amore per la mia famiglia, il rapporto stupendo di confidenza che ho con mia madre e quel bellissimo senso di protezione che mi dà mio padre. Ad un tratto la porta di casa viene spalancata dal mio papà che borbotta un:
<<Non ce la faremo!>>
<<Cosa dici?>>chiedo.
<<Nulla tesoro va' in camera tua>>mi dice mamma.
<<No, non voglio. Non voglio più essere considerata la bambina da allontanare quando gli argomenti si fanno seri. Voglio sapere cosa succede.>>
<<Va bene.>>dice mio padre poco convinto <<Tempo fa il mio socio ha deciso di non dirigere più l'impresa insieme a me, proprio nel momento in cui avevamo deciso di prendere alcune apparecchiature perchè tutto fosse a norma. Ovviamente facendo due conti mi sono reso conto di aver bisogno di un prestito, ma tante banche calcolando quanto valesse l'azienda e i miei risparmi non me l'hanno concesso. Mi sono così rivolto ad un uomo che era disposto a concedermi questo prestito. È un uomo molto importante e ricco. Ora però che devo restituire i soldi i suoi interessi sono esageratamente alti, tanto che spesso non riesco a pagare le rate in tempo e perciò aumentano sempre di più. Non so come uscirne. Anche se provassi a fargli causa le spese legali peserebbero molto. Non so cosa fare. Mi trovo in un vicolo cieco senza scampo.>>
<< Il proprietario della casa in cui vivo è un avvocato, magari puoi chiedergli un parere>>
<<Ci penserò.>>
Cambiamo argomento per provare a riportare l'allegria del primo abbraccio che ci siamo dati al mio arrivo. La giornata continua tranquilla, come una tipica pigra giornata di vacanza, lenta e pacifica ma tutta la famiglia non è serena. Proviamo a sorridere e a fingere che vada tutto bene l'uno per l'altro, ma è inutile nascondere le proprie emozioni. Ci si conosce troppo bene. Improvvisamente mi torna in mente Erica e il fatto che avesse ragione. Come poteva saperlo? È impossibile almeno che non c'entri qualcosa. Mi tornano in mente nello stesso istante le parole di mio padre: È un uomo molto importante, si arricchisce enormemente. Allora realizzo e, riflettendo, quell'idea ancora astratta pian piano inizia a prendere forma nella mia testa. Di fretta corro davanti a papà e dico:
<<Qual è il suo nome?>>
<<Cosa?>>
<<L'uomo di cui mi hai parlato prima come si chiama?>>
<<Fabrizio Faggi.>>
Faggi. Come sospettavo. Erica lo sapeva perché è la sua famiglia che sta provando a rovinare la mia. Lacrime di rabbia e odio verso di lei mi iniziano a rigare le guance. Lei c'entra in questa storia, magari è stata proprio lei a chiedere a quel suo parente di rovinare mio padre. E lo ha fatto per me. Cerco di farmi forza e soprattutto ora sono ancora più sicura che quello che voglio di più è riuscire a far chiudere questa faccenda. La sera pian piano cala sui tetti portando con sé la sua gelida tristezza e capisco che è ora di andare a dormire. Mi chiudo in camera, ma per una volta decido di non farmi tormentare dalla paura del domani o dai miei sensi di colpa e lentamente chiudo gli occhi fino a sprofondare nell'oblio del sonno, un sonno lungo e senza sogni.Spazio autrice
Ciao a tutti!! Finalmente sono tornata ahahah
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Baci baci
Fede
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La danza delle margherite
Romance"Mi rifugio tra le sue braccia come se potesse fare da scudo contro tutti quelli che sono pronti a pugnalarmi, contro tutti i problemi e le scelte che ho paura di sbagliare. -È colpa mia. Per colpire me ha fatto soffrire anche te.- dico. -Sarebbe st...