Sono nella piccola stanzetta nascosta, sulla poltrona rovinata dove io e Alessio stavamo per baciarci. L'albero è ancora lì, con i suoi rami rovinati e le palline lucide.
È la prima volta che entro qui da quel giorno. L'effetto che mi fa è un po' strano. Mi porta a ricordare quel momento con infinita nostalgia. La luce penetra dalla finestrella che si affaccia sul retro e illumina la poltrona sulla quale mi sono rannicchiata. Penso anche alla storia di Mattia: è possibile che qualcuno possa vivere qualcosa di così straziante? Questo però non è una scusa per ciò che ha fatto Beatrice. Lei non c'entrava nulla in questa storia. Perciò sì. Ora posso giudicare ciò che ha fatto, ora che mi ha raccontato tutto. Quando ci sono andata a parlare per aver fatto soffrire la mia amica mi disse che non sapevo nulla e che per questo dovevo farmi gli affari miei, ma ora posso avere la mia idea. Era motivato, certo, ma non scusabile. Non era scusabile perché prendersela con gli innocenti provoca solo altro dolore e sensi di colpa, perché sono sicura che una piccola parte del suo cuore sapesse quale fosse la strada giusta. Però siamo umani e quando ci accade qualcosa di brutto abbiamo sempre bisogno di un capro espiatorio, di qualcuno con cui prendercela, di un colpevole. Lui un colpevole solo non l'ha mai trovato: l'identità del ragazzo rimane un mistero e, se era ciò che voleva, lasciare sua sorella è stata la scelta giusta, sua sorella non era capace di capire ciò che faceva, sua madre era fragile e malata e lui era solo un bambino. Nessuno con cui prendersela, ma solo una situazione che per un gioco del destino è finita in tragedia, trasformando un innocente bambino in un ragazzo dagli occhi e il cuore di ghiaccio per soffocare il dolore. Forse dovremmo smetterla di cercare sempre qualcuno con cui prendercela e capire che l'unico modo per guarire è andare avanti, lasciarsi alle spalle quel passato, rispettandolo nonostante i momenti di buio. Poi mi perdo in un pensiero che mi riguarda più da vicino: il duetto. Forse la mia unica speranza di passare, poiché nelle coreografie di gruppo in terza fila non mi si noterà nemmeno e l'assolo sarà coreografato dalla Paloma che di certo non sogna di vedermi esibire nei migliori teatri. Questa sarà la mia unica opportunità per raggiungere il mio obbiettivo. Dovrò creare una coreografia fantastica e svolgerla bene e magari sperare che anche il mio compagno sia abbastanza capace. Sono qui proprio per questo, perché questo è il mio posto e pertanto non c'è luogo migliore per trovare una buona idea. Prendo il quaderno con le farfalle, dato che lì sono racchiuse tutte le mie emozioni. Non trovo nessuna idea perciò lo metto via. Chiudo gli occhi e penso ai momenti contrassegnati dalle emozioni più forti. Per primo mi viene in mente il momento in cui ho lasciato casa, la paura della solitudine, la paura di non farcela, la paura del cambimento. E poi mi viene in mente ciò rimarrà per sempre incastrato tra queste quattro mura, nel velluto consumato della poltrona, in quell'albero spelacchiato, nelle foto appese nella mia stanza, nella lettera che conservo gelosamente, tra me e Alessio. Il nostro quasi bacio. Ricordo il cuore che continuava a battermi troppo velocemente, le sue braccia intorno a me, e la paura che mi lasciasse, che mi lasciasse sola, abbandonata a me stessa. Ora, pensando ad una ipotetica vita senza la sua presenza, una tristezza infinita si annida nel mio cuore. Ed è l'emozione più forte che abbia mai provato nonostante l'abbia solo immaginata. È ciò che cercavo. Posso creare la storia di due persone che si vogliono molto bene, magari due innamorati, che devono lasciarsi e che desiderano passare ancora un momento insieme. Mi piace. Ora devo solo trovare la canzone ma non sarà difficile e i passi be' verranno da sè. Sono così felice! Ho una possibilità, la possibilità di vincere il concorso, La possibilità si vivere il mio sogno! Una gioia immensa pervade ogni parte del mio corpo, dandomi una vitalità che da un po' mi aveva abbandonata. Scelgo una canzone movimentata dalla mia playlist e mi alzo esibendomi in una danza imbarazzante per il mio pubblico di scatoloni, robaccia e apparecchiature. Prendo una vecchia chitarra che non ho idea di cosa ci faccia qui, faccio finta di suonarla, e roteo la testa facendo svolazzare i miei capelli da tutte le parti. Sono davanti alla finestrella. Lascio la chitarra e apro per prendere un po' d'aria dato che questo "spettacolo" mi ha tolto le energie e mi ha fatto venire il fiatone e scopro di non essermi esibita solo davanti a scatoloni, robaccia e apparecchiature, ma anche davanti ad un ragazzo moro, occhi quasi neri che dicono chiaramente "Questa ragazza non ci sta con la testa". Da quanto tempo è qui? Abbastanza direi. Abbastanza da essersi goduto lo spettacolo. Chiudo la finestra di scatto dopo un piccolo acuto che non sono riuscita a trattenere. Lui esplode in una risata e io scappo. Mi mancavano un po' le mie figuracce, ma questa volta credo sia davvero eccessivamente umiliante. Prendo la borsa e mi dirigo verso il teatro dove proveremo con i nostri compagni di passi a due. Oggi è il mio turno. Mi siedo vicino alla quinta di destra aspettandolo e cercando di immaginare il suo volto, quando sento una risata provenire dal fondo del corridoio. Non riesco a distinguere i tratti del ragazzo, ma man mano che si avvicina, arrivato ai piedi del palco, intento a salire i quattro scalini capisco che è colui che poco fa stava sul retro, il tipo che si è goduto la mia danza imbarazzante dalla finestra. Sta per porgermi la mano poi si blocca.
<<No! Non ci posso credere! Tu sei la mia compagna di ballo? Se danzi come prima non credo che...>>
Non finisce la frase perché ricomincia a ridere, infastidendomi. Forse romperò il setto nasale anche a lui, intenzionalmente sta volta.
<<Okay, okay facciamo i seri>>dice trattenendo a stento la risata.
<<FAI il serio! Io lo sono già. Non ci trovo nulla di divertente.>>
<<Certo certo! Allora idee?>>
<<Ne ho una che credo sia buona. È per questo che esultavo di là.>>
<<Spara!>>
<<Mi piacerebbe raccontare la storia di due innamorati che devono lasciarsi e per questo soffrono e allo stesso tempo cercano di godersi il loro ultimo attimo insieme.>>
<<Mmh.. classico ma sempre d'effetto. Proviamo. Che canzone hai scelto?>>
<<Non ne ho ancora trovata una.>>
<<Grande! Siamo a cavallo allora.>>
<<Tu hai qualche idea?>>
<<Mh dovrei averne una che fa al caso nostro sul mio cellulare.>>
Preme play ed una canzone delicata ma intensa mi pervade le orecchie. I passi iniziano a crearsi nella mia mente. È perfetta!
<<Mi è venuta un'idea!>>
Ci mettiamo al centro della scena e iniziamo a creare un passo dopo l'altro senza fermarci. Lavoriamo per due ore e mezza, poi decidiamo di fare una pausa.
<<Okay si è fatto tardi credo sia ora di andare. Bel lavoro no?>>dico
<<Già. Credo che non sarà niente male.>>
Sto per scendere i pochi grandini che portano dal palco al corridoio quando il suo "Ehi" mi blocca. Mi volto.
<<Dovresti inserire quella danza nella coreografia, come era?>>
Finge di strimpellare una chitarra e rotea velocemente la testa cercando di imitarmi. Gli lancio un pacco di fazzoletti in fronte, lo guardo con sguardo truce e dico:
<<Non lo fai bene come me.>>
Poi continuo a camminare in direzione del corridio.
<<Oh certo! Ci vogliono anni di allenamento per arrivare al tuo livello. Grazie per i fazzoletti.>>
<<Di niente>> dico e poi esco dal portone del teatro assaporando l'aria fresca di fine gennaio. "È fatta" penso tra me e me. Il passo a due sarà un successo se ci metto il giusto impegno, l'assolo posso sperare di eseguirlo in modo preciso e pulito anche se sono certa che la coreografia non sarà strabiliante e per l'esibizione di gruppo, be', spero che i giudici abbiano una vista eccellente o almeno occhiali con la giusta gradazione. Qualcosa finalmente sta prendendo il verso giusto e un po' di ansia si libera nell'aria disperdendosi nel vento. Ripenso al mio balletto orribile alla finestra e una risata sfugge anche a me. Immagino se ci fosse stata la Paloma lì sotto. Sarebbe impallidita e con voce di rimprovero avrebbe gridato "Belgradooo". O forse anche peggio. Magari facendo due più due avrebbe capito dove mi trovavo. Magari ci avrebbe tolto la chiave, ci avrebbe impedito di andare lì e io ho bisogno di quella stanzetta. Il luogo dove ho capito di potermi fidare di Alessio, dove c'è quasi stato il nostro primo bacio, dove l'idea per il passo a due è divenuta chiara nella mia mente. Mi rendo conto che dobbiamo fare più attenzione, che come il fonico ha aperto quella porta con tanta facilità, così la Paloma potrebbe chiuderla per sempre, portando via il mio piccolo angolo felice in un mondo di ansie e paure, l'unico posto in cui mi sento autentica e libera. O magari peggio, potrebbero non farmi più partecipare al corso e non permettere ad Alessio di fare lo stage. Per la prima volta quel luogo non è una certezza, ma qualcosa di fragile e nelle mani di qualcuno che non siamo noi, ma è qualcuno che ha detto chiaramente che mi odia e che farebbe di tutto per non farmi vincere. La questione della Paloma era passata in secondo piano in questo periodo, ma ora come quel giorno in cui la sentii parlare con Ambra ho bisogno di sapere, di capire. Cosa le ho fatto? Come posso rimediare? E capisco che non serve un duetto perfetto se c'è lei a mettermi il bastone fra le ruote, e quell'ansia che si era dispersa ritorna triplicata accompagnata dalla certezza di fallire, anche se continuerò a lottare, come ho sempre fatto.Spazio autrice
Ciao a tuttii✨
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Baci baci
Fede💕
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La danza delle margherite
Romance"Mi rifugio tra le sue braccia come se potesse fare da scudo contro tutti quelli che sono pronti a pugnalarmi, contro tutti i problemi e le scelte che ho paura di sbagliare. -È colpa mia. Per colpire me ha fatto soffrire anche te.- dico. -Sarebbe st...