Sono passate tre settimane e mezzo dal mio arrivo qui.
Mi sto quasi abituando alla voce di Serena che mi chiama per alzarmi, alla colazione molto più ricca e al pranzo un po' più povero di prima.
Mi sto quasi abituando ai turni per usare il bagno visto che ce n'è solo uno e Paolo ci mette una vita a prepararsi.
Mi sto quasi abituando a scendere le scale tutti i giorni visto che la mia casa era a piano terra.
Mi sto quasi abituando alla faccia sorridente di Beatrice sotto il portone di casa per andare insieme a scuola, a Erica che non fa altro che lanciarmi frecciatine ridicole, a Mattia che bacia sulle labbra Beatrice più spesso.
Dopo quel discorso sembrano più uniti e lei più luminosa. I suoi occhi hanno una luce speciale. Una luce che sa di felicità.
Forse vuol dire questo essere innamorati?
Mattia rimane un mistero irrisolvibile. Siamo diventati molto amici in queste settimane, ma resta un enigma a cui non si riesce a dare una soluzione, nascosto dietro a un velo oscuro che non ti permette di vederlo veramente. Non so che sentimenti possa provare perché non gli si riesce a leggere nulla negli occhi.
Appena entriamo a scuola vediamo le pareti ricoperte di cartelloni con la faccia di Erica photoshoppata. Una ragazza con un volantino si avvicina a noi.
<<Vota Erica come rappresentante d'istituto! La scuola vuole il meglio e chi è meglio di lei!>>
Mi verrebbe da rispondere che chiunque sarebbe migliore di lei, ma rimango in silenzio e con un sorriso accetto un volantino, pronta a buttarlo nel prossimo cassonetto che vedrò.
Appena entriamo in classe Erica si mette davanti a tutti e inizia ad esporre il suo "programma elettorale" se si possa definire così.
Non so chi altro si sia candidato, ma chiunque sarà meglio di lei. Andiamo verso l'aula magna dove si terranno le elezioni.
A dirigere il seggio è Petrelli, che con il suo solito sorriso da Mercoledì Adams mi porge la scheda. Sono state sistemate delle postazioni per votare e una grande scatola su una cattedra. Mi avvicino al tavolino, pongo una crocetta su quella che sono certa non sia la lista di Erica, firmo ed esco. Dopo qualche ora di lezione siamo pronti per uscire. Metto lo zaino in spalla e mi dirigo con Beatrice verso il portone dove aspetteremo Mattia e poi andremo a piedi fino a casa mia. Parliamo del più e del meno ridendo, ma ad un tratto vedo il suo sorriso spegnersi, mentre guarda un punto fisso vicino alla porta. Mi giro di scatto verso quella direzione e non posso credere a quello che sto vedendo. Proprio lì, nel caos generale provocato dalla scolaresca che esce frettolosa, Mattia si trova appoggiato ad un anta del largo portone mentre bacia una ragazza sulle labbra. Gli occhi di Beatrice si inondano di lacrime e vorrebbe fuggire via, lo intuisco, ma non ci sono vie di fuga che non siano quel maledetto portone. Tutte le uscite di emergenza sono chiuse, almeno che non ci sia una situazione di pericolo, così scappa in bagno in un miscuglio di rabbia e dolore e si chiude la porta alle spalle mentre il pianto le inonda il volto e il cuore. Non so cosa sia giusto fare: sarebbe più opportuno rimanere in disparte, lasciarla sfogare, lasciarla in pace oppure dirle parole di conforto e cercare di dare una mano? Ma cosa potrei dire? Come potrei consolarla? Come si può giustificare o rendere piacevole una cosa così? Quindi decido di sedermi appoggiata alla porta chiusa dietro la quale si trova Beatrice e le lancio un pacco di fazzoletti dall'apertura che c'è tra la porta e il pavimento come ad indicare che io ci sono, che non l'abbandono e che la aiuterò, è così che si fa tra amiche no? Lei apre la porta e mi appare una Beatrice diversa. Non ha lo sguardo dolce che aveva il primo giorno che l'ho vista, ma pieno di rabbia. La abbraccio e lei singhiozzando sussurra:
<<Mi aveva detto che non desiderava altro, che ci teneva, che mi avrebbe rispettata. Scemenze! Tanto a chi importa di Bea no? Tutte parole dette al vento, ma che io pensavo fossero la verità! Non è vero che ci teneva! Non è vero nulla! Non sono nemmeno sicura che ci abbia mai tenuto a me! Sono stata così stupida. Così stupidamente masochista. Perché immischiarmi in questa faccenda? Non sono la prima ragazza che manda via. Se non avesse voluto farsi scoprire si sarebbe un minimo nascosto. Invece no. Voleva farmi stare male, farmi allontanare per non immischiarmi troppo nella sua vita. È la cosa che più mi fa rabbia e che me la sono cercata. Mi sono lasciata andare, gli ho donato un pezzo del mio cuore in cambio di qualche menzogna>>
Non so cosa dire. Ogni parola sarebbe di troppo. È inutile dire passerà, inutile provare a consolarla, ha bisogno del suo tempo. Le sussurro solo, mentre le sue lacrime inumidiscono la mia spalla:
<<Non sei sola.>>
Come mai in quasi un mese non l'ho mai vista scambiare nemmeno una parola con qualcun'altro? Perché una ragazza così dolce e simpatica è sempre sola? Chi aveva accanto prima che arrivassi io? Proprio questo mi ha portato a dirle questa frase. Ho paura che si senta incompresa, sola, indifesa, costretta ad arrampicarsi su una corda che non è legata a niente, una corda destinata a farla cadere. Voglio farle sapere che d'ora in poi ci sarò io a reggere l'altro capo, che non cadrà in una voragine per colpa di Mattia.
<<Ricordati che io ci sono>>continuo.
Accenna un sorriso tra le lacrime che le rende un po' meno salate.
<<Grazie.>>
Stringe le sue braccia intorno al mio collo. Come se stesse accettando il mio aiuto, come se stesse provando davvero ad arrampicarsi su quella corda.
Ed è qui, in un bagno imbrattato e senza neanche sapone e carta igienica che la nostra amicizia ha inizio per davvero.Spazio autrice:
Ciao a tutti tesori❤️
So che questo capitolo è un po' breve, ma è molto importante per quanto riguarda l'amicizia tra Bea e Marghe.
Cosa ne pensate?
Lasciate un voto⭐ o un commento🗨️ se vi è piaciuto.
Al prossimo capitolo❤️
Baci baci
Fede 💕
STAI LEGGENDO
La danza delle margherite
Romansa"Mi rifugio tra le sue braccia come se potesse fare da scudo contro tutti quelli che sono pronti a pugnalarmi, contro tutti i problemi e le scelte che ho paura di sbagliare. -È colpa mia. Per colpire me ha fatto soffrire anche te.- dico. -Sarebbe st...