26.

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Kenny si rigirò la chiavetta USB tra le dita, era fermo in quel vicolo da quando Bebe se n'era andata.

«Lì ci sono alcune delle informazioni che abbiamo raccolto, date un'occhiata prima di scegliere da che parte stare.»

Sospirò tirando su il cappuccio del Parka, s'infilò le mani in tasca iniziando a camminare. Senza saperlo la bionda lo aveva condotto piuttosto vicino alla loro base, decise così tornare a piedi, infondo aveva bisogno di chiarirsi le idee.

Come avrebbe potuto spiegare agli altri ciò che era successo? Come poteva dir loro di Tweek e Craig? Come...

Deglutì a vuoto stringendo le mani in due pugni.

«È così, se proprio vuoi saperlo anche Kyle Broflovski è morto.»

Stan ne sarebbe uscito sicuramente distrutto, se non di più.

Rallentò il passo fino a fermarsi.
A pensarci bene non voleva tornare così presto, non voleva arrivare lì e crollare insieme a loro. Se fossero crollati tutti, chi li avrebbe sorretti?

Si era ripromesso di proteggere Kyle, di aiutare Tweek e Craig, e ora? Ora avevano perso tutto.

Sentiva il senso di colpa pervaderlo,  nonostante sapesse, ragionando a mente fredda, che non fosse colpa sua e dei suoi compagni, non riusciva liberarsene.

Vedeva ciò che lo circondava come semplici sagome sfocate, i suoi occhi erano colmi di lacrime che però, continuava a trattenere.

E i ricordi che continuavano ad affollarsi nella sua mente, rievocando numerosi istanti, piacevoli o no, passati con il rosso negli ultimi anni, non lo aiutavano affatto.

Kenny spalancò gli occhi all'inverosimile, non tanto per la pistola che aveva a pochi centimetri dal viso, ma per aver riconosciuto immediatamente il volto del suo possessore.

Il ragazzo che aveva di fronte, d'altro canto, sembrava ancora più sconvolto di lui.

«K-kyle?» Sussurrò con voce piuttosto incerta.

Lo osservò attentamente, cercando di assicurarsi che non fosse semplicemente frutto della sua immaginazione.

«Kenny...» Il più piccolo abbassò l'arma con le mani tremanti. La sua aria sorpresa era svanita del tutto, ora, il biondo, scorgeva solo il vuoto più totale in quegli occhi verdi che, un tempo, avevano il potere di rassicurarlo.

Strinse le labbra in una linea dritta, aveva odiato, con ogni fibra del suo corpo, vederlo in quello stato; proprio quello stesso giorno, giurò di proteggerlo.

Si risvegliò in una stanza a lui sconosciuto, osservò la piccola Karen dormire profondamente accanto a lei, confuso, spostò lo sguardo sull'orologio; segnava le 3:00 di notte.

Giusto, Kyle li aveva condotti in un piccolo appartamento, era stato piacevolmente sorpreso di rivedere anche Stan e Wendy dopo tutti quegli anni.

«Potete riposarvi nella mia stanza, vi chiameremo per cena» la voce di Kyle gli risuonò nella mente. Ma se a quest'ora era ancora qui, lui dov'era?

Scostò delicatamente sua sorella per poi lasciare la stanza, accostando la porta. La casa era avvolta nel silenzio più totale, si diresse in salotto notando un succo di frutta poggiato sul tavolino. La finestra era aperta, da essa entrava un venticello, gelido, che lo fece rabbrividire.

Scorse la figura del più piccolo rannicchiata sul davanzale; il chiarore lunare illuminava il suo viso, contornato dai ricci rossi, facendolo sembrare più pallido. Aveva lo sguardo, assente, rivolto verso il cielo stellato, Kenny si avvicinò cautamente. «Kyle?»

Shylar | South ParkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora