Craig appoggiò la testa sulla fredda parete, passò la mano trai capelli di Tweek accarezzandoli dolcemente.
Sospirò stancamente chiedendosi quanto tempo sarebbero dovuti restare dentro quella specie di sgabuzzino per non essere scoperti. Le pareti erano ricoperte di muffa e l'ossigeno presente non era di certo infinito. Pensò alle cose più assurde cercando di non riflettere su ciò che era successo.
Non è colpa sua. Non è colpa di Tweek.
Questa era la frase che continuava a ripetersi cercando di convincersi che fosse davvero così.
«Tweek, amore, mi prometti che se tolgo la mano non griderai?» Sussurrò continuando a muovere l'altra costantemente tentando di calmarlo il più possibile.
Due occhi di un meraviglioso verde-azzurro si posarono su di lui, nonostante fossero arrossati, a causa delle lacrime, rimanevano incredibilmente belli. Il biondo annuì impercettibilmente gesto che bastò all'altro per spostare finalmente la propria mano e rilassarsi appena.
Fortunatamente Tweek restò in silenzio come accordato, anche se il suo corpo continuava a tremare. Craig temette che ci sarebbe voluto davvero poco prima che il più piccolo ricominciasse ad agitarsi.
Perché diamine aveva insistito tanto per andare al centro commerciale quel giorno? Per quale motivo non erano rimasti a casa come al solito? Se non avesse avuto quella geniale idea, probabilmente tutto questo non sarebbe successo.
«N-non è... C-col-colpa t-tua Craig... A-al massimo... È colpa -Alzò improvvisamente la voce- Mia!» il moro riportò istintivamente la mano per coprire la sua bocca, li avrebbero sentiti.
Nonostante ciò non ebbe la forza di negarlo, nel profondo sapeva che fosse così. Era colpa di Tweek, ma non voleva ammetterlo, non voleva odiarlo. Chiuse gli occhi appoggiando il mento sulla testa dell'altro. «Non pensarci ora... Dobbiamo copire come uscire da qui.»
«T-tu... Puoi Craig, tu sei... N-normale.»
«Non lascerò che ti portino via.» Fu la semplice risposta.
Ed era davvero così, malgrado fosse la soluzione più semplice, non se ne sarebbe andato da solo, anche a costo della propria vita, sarebbe rimasto con lui.
Quando sentì la porta spalancarsi trasalì violentemente, rimase con gli occhi chiusi in attesa di qualcosa. Sicuro della fine.
Ma nessuno sparo giunse alle sue orecchie, non sentì l'odore pungente e metallico del sangue. Non sentì Tweek agitarsi di più dopo aver visto chissà quale strana arma.
Ora, l'unica cosa che riusciva a percepire era il respiro affannato di qualcuno che aveva corso come se avesse avuto il diavolo alle calcagna.
Tirò un respiro profondo riaprendo lentamente gli occhi, si accigliò appena trovandosi di fronte due scarpe rosse vagamente famigliari.
Quelle erano di certo appartenenti ad un ragazzo della sua età. E non a qualche funzionario dello stato.
Alzò lo sguardo che da scettico, passò allo sconvolto, quando riuscì ad inquadrare il volto della figura di fronte a sé.
«Marsh? Cosa cazz-no, un momento. Sei vivo?!» l'ultimo ricordo rimastogli di quel ragazzo di certo non lo contemplava vivo. Quindi ora, come faceva a trovarselo davanti, con il respiro affannato, i capelli attaccati sulla fronte a causa del sudore e un'espressione che la diceva lunga su ciò che gli passava per la testa.
Dall'altra parte Stan era altrettanto scioccato, sospirò mentalmente, Kyle avrebbe anche potuto dirgli che si trattasse proprio di loro. Si sarebbe risparmiato lo shock post-corsa. Non pensava di rivederli ancora dopo tutto quel tempo.
"Io avevo capito fosse solo uno..." si ritrovò a pensare vagamente confuso.
"Infatti, si tratta di Tweek, Craig è normale" giunse la risposta veloce e immediata.
Tweek eh? Li osservò in silenzio per qualche istante, dubitò fortemente che il moro consegnasse senza fare storie il proprio ragazzo. Non avevano scelta. Tirò un respiro profondo. Fottuti imprevisti.
«Non ho tempo per spiegarti ora. Devi seguirmi.»
Craig lo guardò diffidente, quando si trattava di Stanley Marsh e la sua banda, i guai erano assicurati. Sperò vivamente che le cose fossero cambiate perché al momento non aveva molta scelta. O lui, o la morte.
Strinse le braccia attorno al minuto corpo di Tweek ancora scosso dai singhiozzi, fece per alzarsi ma un gesto dell'altro lo bloccò.
«Ah stai tranquillo, non dobbiamo camminare» affermò sorridendo con aria divertita.
Ma prima ancora che potesse chiedere spiegazioni, un bagliore accecante li avvolse completamente. Una volta riaperti gli occhi si accorse di non trovarsi più nella sporca e asettica stanza ma in un luogo che non riuscì ad identificare.
Le pareti scure e le fredde lampade al neon gli donavano un aria inquietante. Strinse istintivamente la mano del proprio ragazzo.
Osservando i vari mobili si rese conto che probabilmente si trattasse di un ufficio.
«D-dove ci... Troviamo?»
Scosse lentamente la testa. «Non ne ho la più pallida idea...»
Dei passi lenti e misurati giunsero alle loro spalle. «Craig, Tweek, che piacere rivedervi» Vibrò per tutta la stanza una voce soave e famigliare.
I due si voltarono trovandosi di fronte la ragazzina, ormai cresciuta, che aveva dato del filo da torcere a parecchi ragazzi della loro scuola.
«Testaburger.»
L'interessata sorrise giocherellando con una ciocca dei propri capelli. «Esatto, ma ora-Mentre parlava nella stanza apparvero anche gli altri- Credo proprio che...»
«Vi daremo delle spiegazioni.» Finì per lei il rosso comparso proprio al suo fianco.
Questo capitolo è praticamente stato monopolizzato dalla Creek (OuO)
Voi li shippate?Sono consapevole del fatto che sia ancora più confuso del prologo, ma prometto che sarà tutto chiarito.
Lilith
4/07/18

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Shylar | South Park
Fanfiction~Non giudicare sbagliato ciò che è diverso~ Tratto dal capitolo 15 «Ciò che è diverso fa paura è?» «Diverso?-Assottigliò lo sguardo con aria vagamente divertita-Voi non siete diversi, siete dei mostri. Vi uccideremo dal primo all'ultimo. Non vincera...