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Wendy sentì il proprio sangue raggelarsi nelle vene, tutto si aspettava purché sentire quella voce.

«Wow, Stevens, sei ancora viva? Non ho tue notizie da qualche anno ormai.» Asserì con tono ironico alludendo al fatto che l'avesse lasciata senza alcun avviso.

Sentì un sospiro dall'altra parte seguito da qualche secondo di silenzio. La immaginò mentre arricciava una ciocca dei propri capelli con aria assorta, seguendo un'abitudine che si portava dall'asilo. Sempre che non le avesse cambiate. Si chiese se fossero ancora ricci, se li portasse ancora lunghi o se li avesse tagliati.

Si chiese se, anche lei, in realtà, sentisse la sua mancanza.

«Devo parlare con Kenneth» la voce atona della bionda la risvegliò dallo stato catatonico in cui era caduta.

«Dorme» asserì con il suo stesso entusiasmo.

«Beh, sveglialo»

«Ascoltami non-»

«No. Ascoltami tu, ho bisogno di parlare con Kenneth perché se parlo con te la prenderai come una questione personale, giusto perché ti ho fatto un torto.»

Wendy strinse le proprie labbra in una linea dritta chiudendo le proprie mani in due pugni. «Non sono più una bambina»

«Fortunatamente.»

«Bebe si può sapere cosa cazzo vuoi?!»

«Che vi riprendiate Stanley Marsh.»

La mora trasalì schiudendo le labbra, cercò di metabolizzare ciò che aveva detto il più in fretta possibile. «Stan è lì?»

«Si, ce l'abbiamo portato noi.»

Si accigliò appena non capendo dove volesse arrivare, se lo avevano catturato loro, perché volevano liberarsene? Perché non tenerlo prigioniero come avevano fatto con Kyle?

«A giudicare dal tuo silenzio, suppongo che Kenny non ti abbia raccontato nulla.»

«Di cosa stai parlando?»

«Nella tasca del suo parka dovrebbe esserci una chiavetta, lì troverai le informazioni che ti servono. Adesso per piacere fammi parlare con lui.» insistette ancora una volta facendola innervosire solo di più.

«Kenny non dorme bene da ieri sera, ci manchi solo tu a riempirgli la testa di stronzate. Lascialo in pace.»

«Se il vostro compagno non si divertisse a importunare le persone sbandierando i propri poteri ti darei retta, ma siccome non è così col cazzo che vi lascio in pace.»

«N-no aspetta, Stan ha fatto del male a qualcuno?»

«Nulla di grave, ma se i piani alti vengono a sapere dell'accaduto, credimi, non finirà bene» Wendy spostò una ciocca dei propri capelli dietro l'orecchio, riflettendo sulle varie informazioni che stava ricevendo. Tutto il rancore, che provava nei confronti della sua interlocutrice, era stato sostituito da profonda preoccupazione.

«Invierò un indirizzo a questo numero, scegli tu se venire o meno.»

Fu l'ultima cosa che sentì prima che la chiamata venisse interrotta.

★★★

Stan osservò con astio il ragazzo che aveva di fronte.

«Anch'io ero arrabbiato sai? Quando ho perso mia madre. Perché... Kenny ti ha detto di Kyle non è vero?»

Distolse lo sguardo serrando la mascella. Ostinandosi a restare in silenzio.

«È normale, all'inizio.»

«Kyle non è morto.» Asserì scandendo lentamente ogni singola parola.

«Oh si, anche questo è normale.»

«Clyde, stai zitto.»

Il castano sospirò appoggiandosi alla parete.

«All'inizio si è arrabbiati, e non si vuole credere a ciò che è successo, pian piano però, la rabbia si trasforma in tristezza e senso di colpa. Tristezza portata dalla consapevolezza di non poter tornare indietro. Senso di colpa per non aver potuto fare niente.»

Stan deglutì a vuoto ascoltando in silenzio, mentre nella sua testa una strana voce continuava a ripetergli che avesse ragione.

«Ma posso dirti che poi il dolore lo sentirai di meno, non perché farà meno male, ma perché imparerai a conviverci e ad accettarlo. Perché Kyle non c'è più, non è uno strano scherzo, non sarebbe neanche divertente, tu dovr-»

«Kyle non è morto!» ripeté con voce leggermente incrinata.

«Si invece, prima lo accetterai prima starai meglio per tutti»

Stan scosse la testa mordendosi con forza il labbro inferiore, aveva voglia di urlare con tutto il fiato che aveva in gola. Voleva dar voce a tutti i suoi pensieri che però, nel profondo del suo cuore, sapeva fossero falsi.

«Non ho chiesto il tuo aiuto.»

Clyde sospirò con aria rassegnata, si avvicinò alla porta pronto ad uscire.

«Voglio uscire.»

«Se non ti fossi comportato come un totale coglione a quest'ora non saresti chiuso qui dentro.» Asserì il castano aspramente lasciandolo poi solo in stanza.

Lo sentì gridare qualcosa che, a giudicare dal tono di voce, doveva essere un insulto. Non se ne curò dirgendosi verso l'ufficio del proprio capo.

Wendy e Bebe hanno finalmente parlato, noi almeno sappiamo dove si trova Stan :) sperando non combini qualche disastro anche qui. u.u
Ammetto che l'ho fatto solo perché volevo farlo parlare con Clyde; insomma, mi sembrava il più indicato per dire certe cose. E come ha detto anche lui, Stan non starà meglio finché non piangerà, dite che ce la farà entro fine storia? XD
Spero che, nonostante in questo capitolo ci siano solo due dialoghi, vi sia piaciuto.
E noi ci vediamo alla prossima!
Passate una buona giornata!

Lilith
14/08/18

Shylar | South ParkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora