Se potessi mangiare un'idea (introduzione)

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Il mio primo incontro con il Gaber di cui voglio parlare è stato grazie a una musicassetta , sì lo so, i più manco sanno di che cosa sto parlando... va beh per farla breve un nastro audio che si usava per ascoltare musica prima dell'avvento degli MP3 o della musica sul web.

Registrata da un mio amico, probabilmente anche duplicata da un'altra... (eh sì allora si usava così) dal titolo intrigante : "Far finta di essere sani" cosa che per me che di Gaber conosceva qualche sporadico brano ascoltato qua e là come "La Balilla", "Porta Romana", "Lo Shampoo", "Non arrossire" e qualcos'altro ma niente più che quello che era la produzione storica del cantautore Milanese, rappresentava qualcosa di irresistibilmente attraente per un poco più che adolescente di fine anni 80.

Non a caso la copertina di questo "videolibro" altro non è se non quella di "Far finta di essere sani" di cui peraltro ho ignorato l'esistenza per parecchi lustri.

Un'idea, ecco, forse il punto di svolta sulla mia incosciente passione per questo autore è proprio stato l'ascolto di questo brano e in "un'idea" l'idea che le idee si debbano mangiare e digerire per essere vere e sentite veramente e non scivolare sulla pelle della gente come l'acqua di una doccia d'estate, ha acceso in me una lampadina, forse questo concetto era già limpidamente chiaro in me ma ancora nessuno ci aveva messo la propria maieutica per tirarmelo fuori dallo stomaco. 

E allora chi era davvero questo Gaber che come un novello Socrate mi sapeva estrapolare da dentro qualcosa che già sapevo ma non sapevo di sapere con così tanta semplicità? 


Chiedo scusa se parlo di ... GaberDove le storie prendono vita. Scoprilo ora