Capitolo 18 "Il mio fidanzato"

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- ¢αριтσℓσ ∂ι¢ισттσ

La macchina si ferma davanti a casa così inizio a scrollare la castana che sta dormendo sulla mia spalla.

"Mm...che c'è?" si lamenta ancora ad occhi chiusi.

"Siamo arrivati." avviso e apre le palpebre. Scendiamo tutti dalla macchina e, ognuno con la propria valigia, entra in casa. Le tapparelle sono abbassate creando un buio pesto nel salotto come nelle altre stanze. Lascio la valigia al centro della camera e corro ad aprire le finestre per far circolare un po' d'aria fresca.

Ad un tratto sento un botto e un urlo, quando mi giro vedo Harry steso per terra con i piedi sulla mia valigia; deduco che ci sia inciampato sopra.

"Ma ti sembra questo il luogo dove lasciare la tua valigia?!" inizia ad urlare alzandosi "Potevo farmi male seriamente!"

Sto per aprire bocca ma Emily mi precede "Stai zitto e guarda dove metti i piedi la prossima volta." ordina e raccoglie il mio trolley da terra. Harry si è zittito e pare terribilmente offeso. La cugina si avvicina a me e mi da il mio bagaglio per poi iniziare a salire in camera mia.

Varcata la porta lascio il trolley a terra e mi butto sul letto affondando la testa nel cuscino. Non sapete quanto sia straziante farsi circa 6 ore di macchina seduti, ora mi ritrovo con una mal di schiena e di sedere tremendo.

Emily si siede in fondo al letto e si guarda intorno, analizzando la mia camera.

"Ti piace?" chiedo.

"Sì, ma mi sembra troppo maschile." giudica.

"Non è maschile, è classica." spiego gentilmente sforzandomi di non sclerare. Come osa definire la mia stanza maschile?

"Secondo te le pareti azzurre non sono da maschio?" chiede sfacciata.

"Blu sono da maschio, ma l'azzurro è anche da femmina." spiego.

"D'accordo, d'accordo, sarà come dici tu..." fa poco convinta.

"Ok." chiudo gli occhi per riposare.

"Ma che stai facendo?!" urla alzandosi in piedi.

"Dormo, non si vede?" chiedo ironica.

"Dormi sapendo che alle due devi uscire con il moro dei tuoi sogni?" mi sgrida.

"Oddio!" mi alzo in fretta e furia dal letto "Me ne ero completamente dimenticata!" dico passandomi una mano tra i capelli.

"Tranquilla, ma ora mettiamoci al lavoro!" dice aprendo l'armadio. Inizia a buttare una serie di vestiti che potrebbero andare, sul letto. Crea degli abbinamenti e alla fine mi fa vedere quello che ha combinato "Allora, che ne dici?" chiede indicando gli abiti sul letto.

Ha abbinato una gonna di jeans blu, un top giallo senza spalline e un leggero cardigan ocra "È bellissimo." sorrido.

"Tu mettitelo che ora scelgo le scarpe, e poi ti aiuto a truccarti ed acconciarti." ordina e inizio a cambiarmi. Finito, mi porta delle delle scarpe alte, dello stesso colore del cardigan. Le indosso e poi mi fa sedere davanti alla specchiera e inizia a pettinarmi. Ho un bel po' di nodi in testa e mi sta facendo male.

"Sii più delicata o rischio di rimanere calva!" mi lamento.

"Smettila di lamentarti: chi bella vuole apparire un po' deve soffrire." recita.

"Infatti il proverbio dice un po' deve soffrire non deve restare calva." informo e lei mi tira di proposito una ciocca di capelli per farmi zittire. Prende l'arricciacapelli e inizia a dare forma ad alcune ciocche. Finito anche di truccarmi ho un aspetto bellissimo.

Ricatto || Louis TomlinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora