- ¢αριтσℓσ νєитι∂υє
LOUIS' POV
Sono circa le sette di sera e sono spaparazzato sul divano con il telefono in mano, annoiato. Le luci sono tutte spente e le tapparelle abbassate, in casa c'è più buio che in una catacomba. Sono ancora in pigiama, oggi sono rimasto a casa, non avevo voglia di andare a scuola e ne di uscire. Sinceramente, conciato così, dove potrei mai andare? Sembro un esperimento fallito di un chirurgo facciale: metà faccia viola, labbra rotte, zigomo spaccato e guancia gonfia.
Ad un tratto suona il campanello. "Arrivo!" urlo e a mala voglia mi alzo dal divano sbuffando e mi dirigo verso la porta.
Abbasso la maniglia e la luce penetra nell'ingresso. I miei occhi si sono abituati al buio e ci metto un bel po' per mettere a fuoco. L'immagine davanti a me si fa chiara e vedo una bionda con un cartone della pizza in mano "Almeno questa volta non sei in mutande." ridacchia.
Non riesco a trattenermi "Che ci fai qui? Non sei arrabbiata con me?" chiedo.
"Posso entrare?" chiede Mi dolcemente.
"Certo." dico quasi in un sussurro e mi faccio da parte per farla entrare.
"Qui dentro è un mortorio, dovresti accendere un po' di luci." dice oltrepassando la porta. Entra in salotto e, dopo aver acceso la luce, appoggia la scatola sul tavolino del divano. La seguo.
"Ripeto: che ci fai qui?" chiedo. Sono al settimo cielo che sia a casa mia, ma perché è qui?
"Oggi è venerdì, la serata pizza, coca e film." dice girandosi verso di me ma quando incrocia il mio sguardo il suo sorriso scompare, trasformandosi in un espressione preoccupata "Ma che diamine hai in faccia?" domanda avvicinandosi a me. Accarezza con le nocche della mano il mio zigomo viola. Sussulto per il contatto, anche se è passato un giorno fa ancora male. "Scusa, non volevo farti male." dice dispiaciuta "Ma che hai combinato?" sbuffa.
Sbuffo anch'io e inizio a parlare "Bhe, io...ho fatto a pugni con-"
"-Harry." mi interrompe "Ecco chi era il deficiente con cui ha fatto a pugni."
"Ehi!" dico offeso per le sue parole.
"Non sono parole mie, ma di Harry." ammette ridendo "Ma hai fatto qualcosa per i lividi?" chiede.
"No." rispondo.
"Rimediamo allora." mi afferra la mano e mi trascina fino al bagno del piano di sopra. Mi appoggio sulla porta chiusa in attesa che Miranda trovi tutto quello che sta cercando. Si alza sulle punte per arrivare ai ripiani più alti. Potrei aiutarla, ma vederla allungarsi così mi diverte. Sinceramente in questo momento vorrei saltarle letteralmente addosso.
"Ho tutto l'occorrente, vieni qui." dice interrompendo i miei pensieri poco casti. Mi avvicino a lei e inizia a tamponarmi la faccia con una garza inumidita con un liquido verde, penso sia un disinfettante "Mi fanno male le braccia, forse se fossi più basso di una quindicina di centimetri mi faresti un favore." ridacchia continuando a pulire le ferite.
"Ho un idea migliore." avverto per poi afferrarla per i fianchi.
"Ma che fai?!" chiede ridendo.
Non rispondo e la sollevo da terra, facendola sedere sul lavandino "Va bene ora?" chiedo ridendo.
"Sì, grazie." sorride e inizia a mettermi dei cerotti in faccia.
Non riesco a credere che sia qui, e che si stia addirittura prendendo cura di me "Senti, scusa per quello che ho fatto a scuola, forse sono stato troppo cattivo-"
STAI LEGGENDO
Ricatto || Louis Tomlinson
Fiksi PenggemarIn cui una stupida foto in topless, scattata da uno stupido fratello, scombussolerà la vita a Miranda. *Ho scritto questa storia quando avevo all'incirca tredici anni. Leggendola ora anch'io mi chiedo come abbia fatto a scrivere una storia simile, a...