Capitolo quarantatré.

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Apro lentamente gli occhi, ritrovandomi legata ad una sedia, la mia. Mi trovo nella mia stanza. Mi guardo intorno sbattendo ripetutamente le palpebre, non capendo cos'è appena successo.
«Merda», sussurro provando a muovere le mani, ma il nodo è talmente stretto che sento i polsi bruciare. Cerco disperatamente il cellulare, provando a sentire se è ancora nella tasca dei miei jeans, quando vedo la porta spalancarsi e un uomo che l'attraversa, camminando verso di me.
«Buongiorno, cercavi questo?» dice con voce ovattata a causa del passamontagna che indossa.

Cameron's point of view.

Sono ancora all'ospedale con Nash, Aaron e Carter. Gli altri sono tornati a casa loro per riposare, giustamente, quindi al momento tocca a noi essere di turno.
«Tra un po' torniamo a casa? Sto morendo di fame», mi chiede Nash ed annuisco, dandogli una pacca sulla spalla. Dopo la notizia che Jade sta bene si è ripreso in fretta, per fortuna. Mi faceva male vedere il mio migliore amico in quelle condizioni, sapendo di non poter fare nient'altro che consolarlo o stargli vicino.
«Sì, anche io. Almeno ne approfitto per vedere cosa sta combinando tua sorella», rispondo e Nash sorride.
«Sicuramente starà dormendo, è distrutta»
«Già. Comunque sono contento che sei tornato di nuovo in te, davvero», continuo, ricevendo un abbraccio da parte sua.
«Tutto anche grazie a noi. Dai andiamo, torniamo più tardi», interviene Aaron, così ci alziamo dalle sedie e ci dirigiamo verso le macchine. Dato che guida Nash, prendo il telefono e decido di chiamare Alison per chiederle se ha preparato qualcosa da mangiare, ma non risponde. Di sicuro, come ha detto Nash, starà dormendo.
Appena arrivati davanti casa scendiamo dall'auto e noto la macchina di Alison, così suoniamo il campanello.
«Scusa, non hai le chiavi?» domando a Nash, che inizia a cercarle in tutte le tasche, ma niente.
«Cazzo, è vero. Le ho lasciate ad Alison per tornare qui, me n'ero completamente dimenticato. Chiamala di nuovo», risponde e la chiamo una seconda volta, mentre Carter si attacca al campanello.
«Forse è uscita», commenta Aaron e scuoto la testa.
«No, mi avrebbe avvertito. E poi la sua macchina è qui», rispondo subito.
«Magari è uscita con Hayley e Bethany e si è scordata di avvertirci», continua. Così chiamo entrambe, ma dicono di non averla vista, né sentita.
«Devo preoccuparmi?» domando ai miei amici.
«Spero di no», risponde Nash.

Alison's point of view.

«Sono stanca di tutta questa storia, che cosa vuoi da me?!» chiedo disperata, facendo scivolare la testa all'indietro.
«Shh, tranquilla. Magari se ci pensi un po' su potresti arrivarci», risponde l'uomo, accarezzandomi la guancia, ma mi ritraggo.
«Non mi toccare», rispondo subito, cercando di evitare il suo tocco. Prima che potesse rispondere, entra un altro ragazzo mascherato.
«C'è un problema», pronuncia ed entrambi scendono di sotto, chiudendo a chiave la porta della mia camera. Sono in preda al panico, non so cosa pensare né cosa fare, sono stanca di queste minacce e di avere paura.
Li sento chiudere tutte le serrature delle porte e il campanello non smette di suonare. Di sicuro è mio fratello con Cam e gli altri e spero che non gli succeda nulla.
«Allora bambolina, torniamo a noi», dice, chiudendo di nuovo la camera «che stavamo dicendo?»
«Mi stai prendendo in giro?» gli domando, scocciata.
«È stato divertente giocare con te, devo ammetterlo», interviene l'altro.
«Molto», conferma il primo.
«Perché fate tutto questo? Perché a me?» continuo a chiedere. I due si guardano per un momento, dopodiché si tolgono velocemente i passamontagna e per poco non svengo.
«Ma certo, chi altri potevate essere», rispondo incredula. Sono davvero stupita, ma da una parte me lo sarei potuto aspettare. Se ci avessi pensato di più avrei capito che si tratta di Dean e Brian.
«Eh si, sorpresa? Devo ammettere che ci siamo divertiti, solo che con Jade la situazione ci è sfuggita di mano», ammette Brian. Non posso credere ai miei occhi.
«Perché avete fatto tutto questo? Non ha senso...», rifletto a voce alta ed effettivamente non ha davvero senso.
«Io volevo vendicarmi di quello che avete fatto alla mia adorata e costosa macchina fuori dal college e perché il tuo ragazzo mi ha pestato, Brian invece per il fatto del bambino e perché non ha accettato il fatto di essere stato scaricato il giorno dopo che avete fatto sesso. Quel bambino poteva essere suo», spiega Dean, camminando avanti e indietro.
«Che cosa? Ma è passato tanto tempo, perché farlo dopo questi anni?»
«Perché abbiamo organizzato tutto nei minimi dettagli, bambola. Quando tu mi avevi raccontato di Dean, l'ho trovato sul sito del college e siamo entrati in contatto, organizzando il tutto», interviene Brian.
«Non può essere solo per questo, è assurdo. C'è qualcosa sotto, è l'invidia. Siete due invidiosi», rispondo, ricevendo un'occhiataccia da entrambi.
«Siamo peggio di così, siamo molto vendicativi. Volevamo che tu stessi male Alison, che provassi quello che abbiamo provato noi. Non meritavi di passarla liscia, così abbiamo pensato di spaventarti un po'»
«Spaventarmi? Ci siete riusciti alla grande! Avete messo in pericolo la vita di mia figlia! E tu Dean, volevi vendicarti per quello che abbiamo fatto noi? Tu mi hai stuprata! Siete malati», esclamo e Brian si avvicina velocemente a me, prendendomi il viso con una mano. «Fossi in te, starei in silenzio», suggerisce quest'ultimo, ma non batto ciglio.
«Lo scopo era questo inizialmente, solo che ci siamo fatti prendere un po' dalla situazione», dice Dean, giocando con la lama del coltellino che tiene in mano.
«E come facevate a sentire tutte le mie conversazioni?»
«Abbiamo inserito delle cimici in casa e siamo riusciti ad entrare nel sistema del tuo telefono», risponde Brian con disinvoltura. Fanno paura, hanno gli occhi neri, cupi. Assimilo tutto ciò che hanno confessato, cercando di dare un senso a quanto successo negli ultimi mesi.
«Eravate voi. Al brunch dei Dallas, al pub con Megan e gli altri, quando uno di voi era venuto a prendere le ordinazioni. C'eravate voi dietro».
Perché non me ne sono accorta prima? Perché non ci ho fatto caso?
«Astuta», commenta Dean.
«Ma che c'entra Jade allora?»
«Lei sapeva e nessuno doveva sapere. Il nostro scopo era convincerti a non parlarne con i tuoi amici perché sapevi che li avresti messi in pericolo, così avresti passato i tuoi giorni nell'ansia. Gli altri se ne sarebbero accorti, tu non lo avresti confessato e così ti saresti messa tutti contro», continua.
Troppe confessioni, mi sta girando la testa.
«Poi però ci siamo chiesti: se il bambino non è mio, perché deve esserlo di Cameron?» dice Brian e ho paura di quello che ha appena detto.
A distrarli sono dei rumori che vengono dal piano di sotto, così aprono la porta e Brian scende. Riesco a sentire qualcuno che tira calci e pugni alla porta, gridando il mio nome. Sono i miei amici. Respiro profondamente, chiudendo gli occhi. Devo gridare, devo farmi sentire così che sappiano che sono rinchiusa qui dentro. Ed è quello che faccio, urlo più forte che posso.
«Devi stare zitta!» grida Dean, colpendomi la guancia con la mano e mi copre poi la bocca con del nastro adesivo. Inizio a piangere per il dolore, non merito tutto questo.
«Aprite questa cazzo di porta!» sento gridare da fuori e capisco subito che si tratta di Cameron. Dopo qualche minuto di silenzio sento un forte rumore, segno che hanno appena buttato giù la porta.
«Polizia!» dice un'altra voce. E dai rumori che seguono, capisco che c'è una rissa in corso. Mi gira tanto la testa e respiro con fatica, tanto che svengo subito dopo.

Il migliore amico di mio fratello 2 || Cameron Dallas.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora