8. Male

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«Si può?» Lyss bussò alla porta del fratello.

Prima di cena la casa era sempre in fermento: tutti rientravano dalle rispettive occupazioni, le stanze si rianimavano e loro si affaccendavano in quelle che erano le classiche attività casalinghe. Ritirare il bucato, piegarlo, pulire casa, cucinare. Mentre la cena erano in forno, Imogen sistemava la propria camera, Hayden oziava sul suo letto dopo aver pulito il bagno e Lyss portava la biancheria pulita a quest'ultimo.

Per Hayden, chiudere la porta della sua camera, era una questione di sopravvivenza. Vivere con due donne a volte era più difficoltoso del previsto.

«Da quando chiedi il permesso?» domandò, sconvolto da quella novità.

«Da quando vivo con una persona che non è mia parente, e da quando mio fratello si chiude in camera. Non vorrei di certo trovarlo con le mani nei pantaloni come quando aveva tredici anni». E fece una faccia schifata per sottolineare il concetto.

«LYSS!» trasalì lui, rosso in volto al pensiero di un simile quanto orribile scenario. «Frequentare certa gente ti fa male». E con il pollice indicò la stanza della coinquilina.

«È simpatica e carina». Alyssa la difese, esasperata dalle recriminazioni di lui. «Tu la irriti per divertirti, ma a volte esageri proprio, ha ragione!»

Lui, in risposta, la guardò male.

«Comunque» Lyss riprese a parlare come se quel gesto non fosse mai esistito, «hai qualche preferenza o posso poggiare i tuoi vestiti puliti sul letto e poi, di grazia, te li sistemi tu?» Era sarcastica. Certo, Hayden le aiutava in casa, ma solo perché costretto. Se avesse potuto avrebbe assunto un'intera squadra di pulizie per adempiere a ogni lavoro domestico, compreso quello di risistemare le sue cose. Non si poteva certo dire che camera sua non fosse vissuta. Non era disordinata come se ci fosse scoppiata una bomba, ma non era nemmeno in ordine.

Il fratello alzò le spalle, ignorando la frecciata di Alyssa come lei aveva fatto con il suo sguardo di poco prima. «Lasciali qui, poi li metto a posto io». Non aveva specificato se dopo cinque minuti o cinque anni. Non c'era bisogno che lei lo sapesse. Quello era il suo spazio e nessuna delle due ragazze gliel'avrebbe tolto.

Lyss uscì dalla stanza soddisfatta, con una risata sommessa sulle labbra.

Se quei due non si decidevano a smettere di punzecchiarsi, li avrebbe spinti volontariamente alla pazzia. Si domandò cosa potesse succedere, se avessero abbassato le difese.

Una cosa era certa: Lyss sapeva come far cambiare idea a una persona e, poco ma sicuro, si impegnava che la cosa potesse accadere.

Hayden si alzò di malavoglia per sistemare i propri abiti puliti. Non si sarebbero messi a posto da soli, aveva smesso di sperare in un miracolo simile in seconda superiore. Doveva ammettere che quella camera aveva bisogno di un minimo di ordine e aveva deciso di partire da lì. In fondo, i boxer puliti erano davvero confortanti, così come l'idea di averne sempre un paio che sapeva di bucato a disposizione.

Prese le magliette che erano in cima al cumulo di abiti freschi di bucato e si girò verso la cassettiera. L'ultima della pila, però, aveva qualcosa di strano al tatto.

Il disegno stampato sembrava rovinato, era ruvido in modo sospetto.

Sperava che non fosse la sua maglietta degli AC/DC, perché se l'avesse trovata rovinata avrebbe fatto fare la stessa fine a Imogen o Lyss, con poca importanza che l'ultima fosse sua sorella. Era un regalo di Johnny Depp, quella maglia, e se fosse stata danneggiata qualcuno avrebbe rischiato sul serio la vita.

Diede una rapida occhiata all'esile fila mucchio le sue mani.

Estrasse l'indumento incriminato e, dopo averlo studiato con attenzione, quasi si strozzò con la sua stessa saliva.

Il mio viaggio sei tuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora