17. Pausa pranzo

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Imogen si svegliò di malavoglia. Aveva preso sonno tardi, troppo sconvolta per quello che era successo, rivivendo più volte l'amplesso nella propria mente. Non poteva negare di aver fatto del buon sesso. Eppure, l'atteggiamento spiccio che Hayden le aveva riservato dopo, l'aveva resa scontrosa.

Inoltre, il continuo ripensarci, l'aveva lasciata con una voglia insoddisfatta – non sapeva se di prenderlo a schiaffi o di prenderlo e farci di nuovo sesso – che di certo non la rendeva docile.

Guardò la sveglia. Erano le sette e venti.

Disattivò l'allarme non ancora scattato e scese in cucina, dove trovò Lyss e Hayden concentrati davanti alla macchina del caffè. Entrambi non avevano un aspetto migliore del suo. Sembravano appena stati tramortiti da un camion pieno di mojito.

Quando Hayden si accorse della sua presenza, si aprì in quel sorriso spezzato che affascinava tanto Imogen, ma l'espressione soddisfatta la irritò ancora di più. Era come se le stesse palesando che aveva ottenuto quello che aveva sempre voluto. Ci mancava solo che le dicesse "grazie tante, la prossima".

La fissò con uno sguardo lascivo e Imogen si girò di scatto verso il caffè bollente, grata di avere una scusa per dare le spalle ai due fratelli.

«'Giorno... » La salutò Lyss, assonnata e con una sfumature verde che la contraddistingueva.

«Seh, come preferisci...» rispose Imogen, con tono acido. Non si preoccupò nemmeno di poter urtare qualcuno. Non era proprio dell'umore per compiacere gli altri. Anzi, se avesse potuto, avrebbe reso tutti di cattivo umore come lei. Com'è che si diceva? Mal comune, mezzo gaudio.

Lyss, approfittando delle distrazioni degli altri due, aveva iniziato a rimettere in ordine le cose che aveva usato per la colazione.

Hayden notò lo strano comportamento, dato che Alyssa cercava di prendersela con calma, almeno la mattina. «Cosa stai facendo, di grazia?»

«Devo arrivare alla casa discografica in anticipo e, siccome devo prendere la metropolitana, parto prima. Hanno ottime notizie per me a quanto pare, quindi scappo. Ciao!»

Imogen e Hyden non fecero in tempo a rispondere al saluto che la sentirono uscire di casa con ancora metà guardaroba da indossare.

Imogen era intenta a perdere tempo con la propria tazza di il caffè, incapace di rivolgersi a lui e sedersi al suo stesso tavolo, quando Hayden la strinse da dietro e le baciò ripetutamente il collo.

«Buongiorno» le disse tra un bacio e l'altro.

«Che fai?» chiese brusca, scrollando le spalle.

Lui si allontanò e si irrigidì, sulla difensiva dopo quell'atteggiamento atipico. Pensava fossero stati bene entrambi, la notte appena passata. «Cos'hai?»

«Niente, ho un mal di testa epico. Ho bevuto troppo ieri sera». Imogen si voltò per guardarlo negli occhi con fare glaciale, come se quell'informazione dovesse cambiare tutto quello che tra loro era successo. Sperava che il pallore che le si era dipinto in viso la potesse aiutare.

Quella notizia, per Hayden, fu una doccia gelata. «Eri ubriaca?» Aveva visto Imogen per gran parte della serata con un bicchiere in mano, ma era anche abbastanza certo che non l'avesse quasi mai riempito, dato che non era riuscito a toglierle gli occhi di dosso. Sembrava più uno scudo per proteggersi dagli altri, che un modo per entrare in contatto con loro.

«Non in pieno possesso delle mie facoltà mentali, già». Al posto di prendere posto al tavolo, lo fissò con sufficienza con il corpo appoggiato al piano di lavoro. Sperava di avergli guastato la mattina come lui era stato in grado di rovinarle il sonno.

Il mio viaggio sei tuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora