24. Sogni

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Quella sera sarebbe arrivata Jessica a stemperare la tensione in casa.

Hayden e Imogen, nonostante non fossero tornati sull'argomento di due sere prima, non erano tranquilli. Chiarire le cose, però, non sembrava più facile che lasciarle in sospeso e la cosa non li aiutava. Im, appena poteva, evitava Hayden.

Si era chiusa di nuovo dentro se stessa, provocando più danni che altro.

Non riusciva a perdonare Hayden per la sua sincerità e la logorava dentro. Lui e la sua confessione. Ma, soprattutto, lo invidiava: stava provando davvero ad andare avanti, a rinchiuderla in un capitolo sbagliato del libro della sua vita. E le faceva male, perché lei non era altrettanto brava a passare sopra a quello che Hayden le aveva suscitato, per quanto non fosse giusto.

Hayden decise di lasciarle lo spazio necessario. Non sapeva come affrontare il discorso, né tantomeno se la sentiva.

Sperava davvero che Jessica avrebbe aiutato ad alleggerire la situazione in casa con la sua sola presenza, come se fosse una valvola di sfogo per la pressurizzazione che lui e Imo avevano contribuito a creare.

Imogen, invece, ciondolava per casa afflitta, con un peso sulla coscienza che non voleva andarsene. Era un misto tra il disgusto che provava per se stessa, la vergogna per ciò che aveva fatto con il suo fratellastro e i sensi di colpa perché ai tempi le era piaciuto.

Non accennava ad andare via e non sapeva come affrontare la questione.

Si diresse in bagno persa nei suoi pensieri, quella domenica pomeriggio, impaziente che arrivasse la sera. Sospirò davanti alla faccia priva di colore, se non quello violaceo delle occhiaie.

Aveva visto una persona raccogliere i cocci di altre vite spezzate, senza battere ciglio. Aveva visto lacrime silenziose rigare il volto di quella stessa persona, nella più completa solitudine. Aveva visto crescere speranze e sogni. Aveva visto tutto quello morire, lentamente o meno. Aveva visto la vita cambiare troppe volte per una persona sola, ed era stato troppo. Aveva visto tutto quello solo alzando la testa, guardando il riflesso che lo specchio sopra il lavello le aveva regalato.

E, in quel momento, dopo quasi venticinque anni di vita, si concesse il lusso di crollare. Si era accasciata ai piedi del lavandino pur di non vedere riflesse quelle verità. Per sicurezza, si era coperta gli occhi con una mano.

Non c'era più nessuno che la spronava a non cedere, né una famiglia da rimettere insieme e portare avanti, né un sogno da realizzare. Tutto, in quel momento, le sembrava in pezzi.

Per la prima volta in vita sua, si era lasciata andare.

Ma, nonostante tutto sembrasse infranto, una piccola parte di lei si sbagliava.

Hayden aveva sentito il rumore delle ginocchia cozzare con il pavimento, seguito da dei singhiozzi, così aveva salito le scale preoccupato ed era corso in bagno spalancando la porta.

Lì aveva visto Imogen preda di un dolore simile al suo.

Accucciandosi accanto a lei l'aveva abbracciata, cullandola, e le aveva asciugato le lacrime senza esitazione.

Imogen si era aggrappata alle braccia di lui come se fossero gli unici appigli per rimanere ancorata alla realtà. Ironia della sorte.

Da quanto stava piangendo? Non avrebbe saputo dirlo.

Si rese conto che Hayden era corso in bagno per proteggerla, ancora una volta.

La stava consolando, nella sicurezza delle sue braccia. La abbracciava e cercava di calmarla con leggeri 'Ssshhhh' sussurrati vicino al suo orecchio.

Il mio viaggio sei tuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora