21. Incubo

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La verità era che la vita non aspettava. Faceva quello che voleva.

La gente fissava appuntamenti, segnava degli avvisi di una certa importanza, si incontrava di notte in modo clandestino e approfondiva ciò che di ignoto si aggirava nella sua esistenza. Ma, si sapeva, quello che si erano programmati erano le ultime cose ad accadere, perché a farla da padrona erano gli imprevisti.

La vita, in fondo, era quella fatalità che capitava tra una evento pianificato e l'altro, quella cosa che lasciava il segno nelle anime delle persone che cercavano di trovare loro stesse nel riflesso degli altri.

Così, poco dopo una settimana da quando Hayden aveva chiesto a Imo e a Lyss di prolungare la sua permanenza in casa, Imogen aveva dimenticato di guardare il calendario, compiendo un errore madornale. Uno dei tanti dell'ultimo periodo. Ma nessuno di essi era venuto a galla, non ancora.

Però, come si dice spesso: Ogni cosa a suo tempo.

Il pensiero costante era Hayden. Occupava interamente la sua mente e, a sorpresa, non erano modi per ucciderlo, ma pensava ai momenti passati insieme e contava le ore che li separavano.

Non era innamorata, ma gli piaceva. E molto. Era strano il loro modo di interagire senza legami o definizioni, però era la parte che riusciva meglio a entrambi e rendeva tutto facile, in modo da beneficiarne al massimo. Intenso, ma non soffocante.

Eppure in quell'istante era lì, senza respiro, tolto proprio da Hayden.

Imogen l'aveva raggiunto in camera sua, mirando subito a lui e alla sua bocca. Quando Hayden affondò due dita nel suo punto più sensibile, Imogen gli morsicò piano il collo, per cercare di frenare un gemito troppo forte. Ormai la conosceva bene e sapeva cosa le piaceva. Come farla impazzire e implorare.

Hayden si spinse in profondità, facendola inarcare dal piacere.

Lei gli piantò senza grazia i denti nel collo e a urlare fu lui, per il dolore.

«Sei impazzita?!» Chiese con il fiato corto, in un misto tra desiderio e irritazione.

«Lo sai che se fai così devo trattenermi per non urlare, scusa!» Imogen alzò le spalle in imbarazzo. Non era riuscita a controllarsi e succedeva sempre e soltanto con lui, si vergognava a mostrargli quanto potere avesse sulle sue emozioni e le reazioni che ne derivavano.

«Hayden?» La voce assonnata di Lyss arrivò lontana dal corridoio, facendoli immobilizzare per la paura. Forse si erano spinti troppo oltre.

Entrambi si alzarono e Hayden fece capolino con la testa dalla porta, nel tentativo di placare l'avanzata di Alyssa.

«Ti ho sentito urlare». Lyss si stava avvicinando, lo percepiva pure Imogen, nascosta nel buio della camera di Hayden. «Stai bene?»

Imo, nel panico, lo spinse fuori dalla porta, anche se Hayden non era certo nelle condizioni di presentarsi alla sorella. Indossava soltanto i boxer e da essi si ergeva, in tutta la sua gloria, la sua erezione. Rex era a caccia e Imogen era la sua preda.

Intanto Hayden poteva dire che, per la prima volta, sapeva alla perfezione come si sentiva un tacchino il giorno prima del Ringraziamento: spacciato.

Al posto di coprire l'erezione con le mani, gesto che avrebbe attirato l'attenzione della sorella, si abbassò per toccarsi il piede e decise di fare quello che gli riusciva meglio: improvvisare.

Si portò al centro del corridoio piegato in avanti, di modo da allontanarsi dalla sua camera, reggendosi il piede. « Sì, tutto ok. Mi sono alzato per andare in bagno e, ancora in preda al sonno, ho preso in pieno il letto con il mignolo. Ho urlato per il dolore improvviso. Ora vado in bagno e lo metto sotto l'acqua. Torna a dormire, non preoccuparti». Se avesse sostituito il mignolo con l'erezione e il letto con Imo, la situazione sarebbe stata descritta alla perfezione. Ma era meglio che certe cose rimanessero private.

Il mio viaggio sei tuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora