16. Silenziosamente

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Molti momenti della vita, spesso, erano fatti di parole. Ma quelli che si ricordavano erano quelli costellati dal silenzio. C'erano diversi tipi di quest'ultimo: quello imbarazzato di due persone che non avevano niente in comune, quello che lasciava ognuno a proprio agio, cullato dalle parole non dette, confortevoli come una coperta calda durante un giorno di pioggia, quello di chi non aveva più niente da dire, del quale si faceva sfoggio per vestire le proprie posizioni e, infine, quello della sopravvivenza.

Il silenzio della sopravvivenza era quel tipo di mutismo di trincea, dietro cui la gente si trincerava per evitare di dire cose scomode, per non ricevere domande e, soprattutto, non dover affrontare discussioni scomode scaturite da risposte che sembrano più attacchi che semplice difesa.

Era questo il silenzio in cui si era chiusa Imogen dopo la faccenda. Nei giorni successivi alla pessima notizia non ne aveva più parlato e i fratelli non avevano domandato niente per la paura che a loro potesse poi toccare lo stesso trattamento, con la consapevolezza di non poter dire nulla.

Molti momenti della vita, spesso, erano fatti di parole. Gli altri, invece, erano dei tabù e Imogen aveva deciso di indossare il proprio con una certa ostentazione.

Hayden sapeva che se solo avesse provato a chiederle delucidazioni a riguardo lei avrebbe fatto lo stesso con loro e non era certo il caso, non voleva ancora condividere informazioni così personali. Lyss non disse mai nulla a riguardo perché sapeva come era sentirsi uno schifo e non voleva continuare a buttare sale su una ferita aperta, avrebbe preferito usarlo con del limone e della tequila durante la festa, di cui sembrava che tutti e tre avessero un disperato bisogno.

Il mutismo di Imogen era diventato feroce, dimenticando tutti i progressi fatti nei confronti di Hayden. Le era chiaro che non fosse colpa sua, ma interagire con lui era doloroso, perché quello che era successo con Hayden era avvenuto prima che la sua vita si scoprisse essere una maestosa bugia e le ricordavano momenti spensierati che non potevano esserci più.

Hayden, dal canto suo, aveva percepito il malumore di Imogen, che puntualmente sfociava in un'aggressività fisica che si ripercuoteva sulla sua bocca, che mai si lamentò per quel trattamento. Anzi, lo trovava ancora più eccitante. Era come se Imo cercasse quel dolore per cancellarne altro. Hayden, in un certo senso, era diventato il dolore necessario per obnubilare la realtà. L'idea di essere fondamentale nella vita di lei, nonostante sembrasse non vederlo in quel periodo, lo faceva sentire bene.

Imogen, invece, passava il tempo concentrata sul lavoro, che usava come distrazione, oppure al telefono con Jessica. In quel particolare momento ne sentiva moltissimo la mancanza. Era rimasta l'unica certezza della sua vecchiavita.

Tutti i suoi pensieri convogliavano sul padre biologico. Doveva veramente capire se lo voleva conoscere o meno. Non voleva sbagliare. Ma l'idea di prendere una decisione a riguardo la faceva impazzire.

Si stupì, quindi, quando per distrarsi iniziò a sostenere e aiutare Lyss per la festa, lasciando Hayden sbigottito e solo in una battaglia che sapeva benissimo essere ormai persa.

Due donne contro di lui vincevano a mani basse. Soprattutto quando si trattava di due psicopatiche ossessive. Era seriamente terrorizzato ed entrambe potevano notarlo dal modo in cui le guardava, sembrava avesse il timore di interrompere le loro elucubrazioni per paura di essere ammazzato o, peggio, coinvolto.

E fu così che il sabato della festa arrivò, puntuale come una sentenza di morte, almeno per Hayden.

«Come mi trovi?» chiese Imogen mentre scendeva le scale fasciata da un vestito bordeaux castigato, ma talmente aderente da lasciare poco all'immaginazione. La copriva fino alle ginocchia e aveva le maniche lunghe, ma era uno strato sottile tra Hayden e il corpo di lei e non riusciva a ignorare come sembrasse una seconda pelle.

Il mio viaggio sei tuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora