31. Sangue

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Hayden, sedutosi accanto alla finestra del salotto per fumare una sigaretta, sentì un po' del tumulto provenire dalla strada. Era come se i vicini si fosse risvegliati tutti all'improvviso e si fossero agitati nello stesso momento. Allungò un orecchio e si convinse di sentire anche un po' di urla, o comunque un parlare concitato.

Mai in quartiere si sarebbe aspettato una bagarre simile, né mai era successo, quindi era sicuro che fossero dei ragazzini troppo presi dai loro giochi infantili e semplici.

Prese il pacchetto di Camel per dedicarsi a uno dei suoi vizi preferiti, ma fece una smorfia nel constatare che era vuoto. Era tipico suo arrivare in fondo alla confezione e non averne altre.

Avrebbe potuto evitare di fumare, ma era senza uno scopo da qualche giorno e quell'indolenza, al posto di regalargli un po' di riposo, gli metteva addosso un'irrequietezza che non era da lui.

Il progetto su Londra era giunto al termine, almeno nella fase operativa, che gli aveva dato foto con cui fare post per almeno altre tre settimane, ma il pensiero di dover lasciare in sospeso tutte le questioni che aveva in città lo rendeva di pessimo umore. La verità era che non sapeva come rinunciare alla presenza di Imogen, che era diventata intossicante ben prima che lui se ne fosse accorto.

Così, nonostante la sua proverbiale pigrizia, Hayden si alzò per comprare un nuovo pacchetto di sigarette e approfittarne per fare due passi. Riempire un po' del suo tempo libero con un giro fuori casa era meglio che stare lì ad aspettare la data della sua partenza e della morte di un pezzo di sé che non aveva mai pensato fosse così importante.

La dipendenza, dunque, vinse sulla svogliatezza.

Chiuse la porta e si diresse verso la via principale. Era perso nei suoi pensieri, nella decisione di cambiare il solito percorso per arrivare al tabaccaio, quando un capannello di persone nella via a destra, a qualche centinaio di metri, attirò la sua attenzione. Allora non erano dei ragazzini la colpa di quegli schiamazzi, era successo qualcosa.

La gente fissava un punto per terra, era tutta attorno a qualcuno che piangeva e sembrava gridare, ma senza la convinzione adatta per farsi sentire. Era un suono quasi più straziante delle normali urla di dolore.

Hayden Evans il travel blogger avrebbe voluto allontanarsi, non aveva bisogno di pubblicità gratuita, soprattutto in un posto dove era riuscito a trovare tranquillità, dato che se l'avessero trovato sulla scena di qualche evento che poteva richiamare i giornalisti sarebbe stato intervistato da tutti come eventuale testimone. Ma Hayden Evans, l'essere umano, era curioso come tutti e la voglia di essere aggiornato sui fatti ebbe la meglio.

Si avvicinò alle persone più anziane, sicuro che non l'avrebbero riconosciuto. «Scusi, cos'è successo?»

«Povera cara!» rispose la signora più vicina a lui. «Una ragazza è stata aggredita da un delinquente. Sta arrivando l'ambulanza».

Era bastata quella frase per accendere in Hayden una sorta di sesto senso, un brivido lungo la schiena, per sentirsi svuotato. Solo l'idea che potesse conoscere la persona in questione gli faceva sentire le gambe deboli, ma non poteva essere che una vicina o una faccia familiare, non conosceva nessuno in zona. Eppure si fece spazio tra la folla con urgenza, arrivando al limitare della persona sdraiata.

Quando vide la faccia di quella ragazza, la sua sorellastra, le gambe cedettero, ritrovandosi così accasciato vicino al suo viso.

Imogen lo guardò vacua, ma un leggero sorriso le si aprì sulle labbra pallide in modo innaturale e una scintilla di vita le si accese per un attimo negli occhi. Un gesto che sembrava costarle uno sforzo sovraumano. «Hayden...» Ma non lo udì quasi nessuno, nemmeno il diretto interessato che lesse a malapena il labiale.

Il mio viaggio sei tuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora