See you soon

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L'aereo atterrò facendo sobbalzare i viaggiatori e producendo un fastidioso rumore di freni.
Aspettarono che l'aereo si fermasse, prima di poter slacciarsi le cinture.

Tutti stavano prendendo i propri bagagli, tranne Taehyung. Lui aveva la guardia del corpo che lo faceva per lui.
Durante il volo quattro o cinque ragazzine erano venute a chiedergli un autografo, e il povero Jungkook si dovette più volte alzare.

Jimin si mise sulle punte dei piedi  per cercare di prendere il proprio bagaglio. Non era proprio bassissimo, ma neanche alto, per questo faceva spesso fatica a raggiungere i ripiani alti. Come in questo caso lo scompartimento sopra i sedili.
Taehyung cominciò a ridere e il più basso lo fulminò con lo sguardo.

Yoongi si stava per alzare per correre ad aiutarlo e fare il galantuomo, ma maledisse mentalmente per non essere più alto.

Jimin cominciò a saltellare disperatamente tendendo le mani in alto e per poco sfiorò il manico.
«E dai, ti prego, scend-»
Non finì la frase che la valigia precipitò sul suo viso, facendo un rumore sordo. Il povero ragazzo precipitò per terra attirando l'attenzione di alcuni passeggeri.

«-rca puttana...» sussurrò Jimin mentre tentava di rialzarsi. Aveva preso una bella botta sia in viso che sul fondo schiena.

Taehyung stava morendo dalle risate, mentre Jungkook si era alzato per aiutare Jimin con la valigia.

«Grazie Jungkook, accidenti che dolore...»
lo ringraziò mentre si massaggiava il fondoschiena.

Yoongi deglutì pesantemente per la vista che aveva davanti. Quella manina così piccola e quel... faceva improvvisamente molto caldo.

I quattro amici (e la guardia del corpo che non ha un nome) aspettarono che tutti uscissero e furono gli ultimi a scendere dall'aereo.

Seguirono il flusso di persone ed arrivarono nell'immenso aereoporto di Tokyo, che faceva concorrenza con quelli di Londra e New York tra quelli più importanti al mondo.
Vicino all'entrata gli venne consegnata una scatolina: il Router Wi-Fi, diciamo che Jungkook non vedeva l'ora di andare a Tokyo solo per quell'aggeggio che gli permetteva di stare connesso ovunque.
Super moderno, super attrezzato, super tutto ma era un po' difficile orientarsi, dato che le scritte erano solamente in giapponese e inglese.

«Hyung ma...» iniziò Jungkook, quando finalmente riuscirono a trovare la strada per l'uscita.
«Quando hai iniziato a fare il modello?»
Aveva pensato molto a quale domanda fare perché, beh, ne aveva tante.

Taehyung sorrise fiero:
«Da quando avevo otto anni. I miei genitori erano contadini, ma erano consapevoli di avere un figlio bellissimo.»
Si scostò una ciocca immaginaria dalla spalla, con fare vanitoso.
Jungkook sorrise, mentre Jimin fece una faccia schifata. Ogni volta che incontravano qualcuno era una buona scusa per mettersi in mostra.

«Così decisero di presentarmi a diverse agenzie per modelli. Quasi tutte mi volevano, ma scelsi la BigHit perché aveva contatti con Gucci.
Io amo Gucci»
Jungkook lo guardò estasiato. Si chiese se sarebbe stato il caso di dirgli che avrebbe fatto una lezione di fotografia proprio sul set fotografico della BigHit.
Non era molto sicuro, non voleva sembrare inopportuno... magari non capitava neanche con lui, ma se anche fosse...

Yoongi lo precedette, rispondendo al posto suo. A volte doveva prendere decisioni al posto suo, data la sua timidezza.

«Jungkookie farà una visita scolastica proprio al servizio della BigHit. Faranno una lezione di fotografia.»

Taehyung guardò Jungkook con gli occhi curiosi. Mentre Jimin li teneva sbarrati in direzione di Yoongi.

«AH HYUNG NO! Fatti gli affari tuoi! Mi hai messo in imbarazzo!»

Sbuffò Jungkook mentre saliva le scale che li avrebbero portato all'uscita.
Taehyung era felicissimo. Continuava a saltargli attorno chiedendo il maggior numero di informazioni. Il che era strano, dato che si erano conosciuti solo da un ora e mezza. Pensava che fosse davvero assurda come coincidenza, ma in senso positivo.

Jimin guardava di sottecchi Yoongi e si chiedeva se sarebbe stato il caso di chiedergli il numero di telefono.
Ma la sua coscienza (che di cose intelligenti non ne aveva fatte tante) gli diceva apertamente di non farlo.
Non voleva sembrare scortese o uno che ci prova spudoratamente, anche se effettivamente era quello che voleva. Era proprio bello quel ragazzo.

Mandò tutto a quel paese e prese coraggio.

«Ehm... Yoongi-Hyung...»

«Si, Jiminie?»
Chiese Yoongi girandosi con uno strano sorrisino sulle labbra.
"Oddio, che cos'è QUEL NOMIGNOLO?"

«Mi chiedevo se... insomma, ti piacerebbe-cioè non ti dispiacerebbe... ehm, ddddi...»
era impossibile per lui non balbettare in quella situazione. Di solito erano gli altri che ci provavano con lui chiedendogli di uscire, non era abituato a fare la prima mossa.

Yoongi sorrise, immaginando cosa volesse dire il più piccolo.

«Ah, stai tranquillo Jimin, il tuo numero me lo ha già dato il tuo amico.»
disse indicando il sorridente Taehyung.

Jimin era metà scioccato e metà al settimo cielo. Da una parte voleva uccidere Taehyung per aver agito senza il suo permesso, dall'altro avrebbe voluto stritolarlo di abbracci per avergli dato la possibilità rimanere in contatto con Yoongi.

Arrivarono finalmente alla grande uscita dell'aereo porto, dove si affacciava il parcheggio dei taxi.

«Va bene Jungkook, speriamo di vederci sul set allora!» disse Taehyung dopo aver intravisto il proprio autista della BigHit.

«s-SsSi.» rispose lui, in panico totale.

Yoongi li guardò un attimo e rivolse la sua attenzione a Jimin.
Decise di stuzzicarlo ancora un po', non poteva certo lasciarlo andare via così.

«Allora Jimin, ti scrivo va bene?»
Disse a voce roca mentre si avvicinava per abbracciarlo.
Jimin sorrise, felicissimo di aver incontrato il ragazzo.
Il sorriso sul suo viso si spense quasi subito e lasciò il posto ad un forte rossore.

Min Yoongi gli aveva appena palpato il culo.

«PARK! MUOVITI A SALIRE IN LIMOUSINE!» urlò Taehyung, aspettandolo sulla porta dell'auto.

Yoongi gli sorrise e prese la propria valigia per raggiungere un taxi.

«Scusa Jiminie, ma è da quando ti ho visto che volevo farlo.»

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