Stylist

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Capitolo NAMJIN, siete avvisati.

Il giorno dopo, Namjoon entrò in ufficio molto presto, verso le 5:30 circa.
Era rimasto sveglio tutta la notte e non sapeva come passare la mattinata.

Lavorava in quel posto da quasi 5 anni, e aveva fatto moltissimi progressi.
Parlava inglese benissimo e fu proprio lui ad aver spostato una delle tante sedi della BigHit lì a Tokyo.

Quando si avvicinò alla porta sul retro, si rese conto che era già aperta e che quindi qualcuno aveva tolto il lucchetto. Pensò sicuramente a qualche lavoratore mattutino, ne conosceva tanti.

Stava per raggiungere il suo ufficio quando una figura attirò la sua attenzione: Kim Seokjin.
Egli stava tenendo in braccio una quantità enorme di stoffe e vestiti.
Camminava a tentoni, avendo paura di urtare qualcosa: la montagna di vestiti gli impediva la visuale.

«Scusi, stilista Kim, posso darle una mano?»
si offrì Namjoon, raggiungendolo.

«Mi chiami pure Seokjin, altrimenti mi confondo.»

Namjoon sorrise e tolse una quantità di stoffe dalla montagna che si era creata, permettendo così a Seokjin di vedere la strada.
Entrarono in silenzio in ascensore e premettero il bottone per il secondo piano.

Dopo di ché si recarono all'ufficio di Jin, tutto rigorosamente ed esclusivamente rosa.
Dentro vi regnava un ordine quasi surreale: appendi-abiti ordinati per colore, macchine da cucire in fila e disegni perfettamente ordinati sulla bacheca.

Namjoon si guardò in torno estasiato: quanto avrebbe voluto che il suo ufficio fosse stato un quel modo. Magari senza tutto quel rosa.
Deviò il discorso.

«Come mai sei qui a quest'ora Seokjin?»
domandò mentre si sedeva su uno sgabello.

Lui aveva iniziato a sistemare tutte le stoffe per colore e dimensione, un lavoro che sarebbe stato impossibile per Namjoon.

«Quell'antipatico di Kai mi ha detto che la collezione inverno la vuole in blu e non in celeste.»
Disse sbuffando, ricordando la litigata fatta con il suo capo.

«Così ora devo modificare 54 abiti in una settimana.»

Namjoon si sentì dispiaciuto, sapeva perfettamente che era tanto lavoro da fare, così gli venne un idea.

«Posso dirgli di lasciare il colore originale. Sono io qui il capo.» Sorrise.
Seokjin si girò guardandolo con gli occhi pieni di gioia.
Avrebbe risparmiato tantissimo lavoro e tantissimo stress, solo grazie a lui.

«Lo faresti davvero?»

«Ma certo! Tutto per un ami-»
si fermò, pensando che quella non fosse proprio la frase giunsta da usare. Si alzò dallo sgabello e si grattò la nuca imbarazzato.

«Sono tuo amico?»
chiese Seokjin, avvicinandosi inconsciamente a lui di qualche passo.

«No.»
Disse secco Namjoon, guardandolo negli occhi.
Mise una mano dietro la sua schiena e lo tirò bruscamente a se.

«Voglio che tu sia molto di più»

In una manciata di secondi, le labbra di Namjoon stavano assaporando quelle del collega, che era completamente stregato al suo controllo.
Indietreggiarono fino al primo tavolo disponibile per avere un appoggio. Il bacio divenne più bagnato e a Seokjin tremavano le gambe, Namjoon lo sorresse prendendolo per le natiche.
Tutti e due sorrisero e tornarono a baciati con più foga.

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