Capitolo 28. Frecciatine

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"Alice, quasi non ti riconoscevo vestita così. Per poco non ti scambiavo per una donna" sorrise subdolo William Cooper, baciandomi la guancia, proprio come Giuda fece con Gesù.

"William, ogni volta che provo a ricredermi sul genere maschile, ecco che poi mi ricordo della tua esistenza" inclinai appena il capo, fingendo un sorriso di cortesia che faceva trapelare tutto il mio ribrezzo per l'essere umano che mi ritrovavo di fronte.

Stretta al suo fianco c'era una ragazza che più che umana sembrava essere stata progettata fin nei minimi particolari come una vera e propria macchina.

Non sapevo se soffermarmi più sulle sue gambe toniche ed incredibilmente lunghe, accompagnate da un invidiabile stacco di coscia notevole, sul suo seno abbondante e florido o sul suo volto angelico, circondato da una massa di capelli color rame, il cui colore era così lucente da non poter essere una tinta.

"Ed io che temevo che con il tempo ti saresti addolcita un po'! Mi chiedo come Ellioth sia riuscito a sopportarti per tutti questi anni, al suo posto non sarei durato un solo giorno" fece spallucce, sorridendo di bieco, consapevole quanto quell'argomento fosse il mio tallone d'Achille.

Pur di non dargli alcuna soddisfazione, raddrizzai la schiena e gonfiai il petto, assottigliando lo sguardo per concentrarmi meglio sul suo volto che avrei volentieri preso a schiaffi sul momento.

"Hai ragione, la tua fama ti precede ed è risaputo che non riesci a durare più di qualche secondo. Quando vuoi passa da me in ospedale, che posso trovarti una soluzione per quel problemino lì sotto" ammiccai nella sua direzione, alzando il mento e sorridendo beffarda mentre il suo volto si contraeva in una smorfia di irritazione.

"E comunque, a differenza tua, non ho bisogno di pagare qualcuno pur di avere compagnia"

William strinse maggiormente la presa sul fianco della sua accompagnatrice, mentre lo vedevo digrignare i denti pur di tenere a freno la lingua nei miei confronti.

"Infatti, posso ben notare come i ragazzi stiano facendo la fila per stare al tuo fianco" replicò velenoso, guardandosi intorno sarcastico.

"Non preoccuparti, non sono così disperata da implorare la tua compagnia, William" sbottai, stanca di quella conversazione.

Non avevo alcuna intenzione di mettermi a discutere con William Cooper durante una festa e sarei stata disposta a mordermi la lingua e sforzarmi di non rispondergli, pur di togliermelo davanti.

"Bambolina, puoi andare a prendere qualcosa da bere?" questa volta si rivolse al robot al suo fianco, la quale sorrise raggiante come se le avesse appena proposto di passare un'intera estate alle isole Canarie.

"Ti porto qualcosa?" mi domandò cordiale e, in tutta risposta, scossi la testa, costringendomi ad addolcire lo sguardo e a ricredermi nei suoi confronti.

"No, ma ti ringrazio lo stesso"

La osservammo destreggiarsi tra il resto degli ospiti con una grazia sovrannaturale e mi chiesi se davvero fosse così ingenua da non accorgersi che William la stava solamente usando per i propri porci comodi, pronto a liberarsene non appena se ne fosse stancato. 

"Mi dispiace per te ed Ellioth" disse d'un tratto, e quando mi voltai per guardarlo, i suoi occhi azzurri erano già fissi nei miei.

La mia espressione allibita e scettica lo fece sorridere, ed i suoi lineamenti, fino a quel momento contratti, parvero rilassarsi leggermente.

"Tu lo sai che non credo nell'amore, nel e vissero per sempre felici e contenti, e tutte quelle altre cazzate" continuò, facendo spallucce ed infilando le mani nelle tasche dei pantaloni scuri "Però, quando qualcuno parlava dell'amore vero, di quello serio e duraturo, a me venivate in mente solamente voi due. Non te l'ho mai detto, ma tu ed Ellioth eravate l'unico motivo per il quale un po' ci credevo all'amore"

Countdown || Noah CentineoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora