Capitolo 12. Justin Bieber

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"Se avessi saputo prima che guidavi così male avrei riconsiderato l'idea di tornarmene a piedi" borbottai, stringendo maggiormente la presa sulla cintura di sicurezza.

"Esagerata!" replicò lui, offeso, guardandomi di sbieco.

"Mantieni gli occhi sulla strada!" lanciai un urlo quando un pallone da calcio, perso da qualche bambino, ci tagliò la strada, costringendo Noah a frenare di colpo.
"L'avevo visto!" si giustificò lui, facendo ripartire il motore con un gesto secco delle dita sul freno a mano.
"Se vuoi posso guidare io" tentai, consapevole, però, che il suo orgoglio non avrebbe mai ceduto.

Il problema principale della guida di Noah era la lentezza con la quale procedevamo.
Persino le signore di mezz'età che facevano jogging sul marciapiede, in corrispondenza del parco che costeggiava l'intero tratto di strada, ci superavano, prendendosi gioco di noi.

Probabilmente, se fossi tornata a casa a piedi, ci avrei messo meno tempo.
"Mai" rispose brusco lui, lanciandomi un'occhiata gelida "Non c'è mai limite alla prudenza"

"Un conto è essere prudenti, un altro è farsi superare dai bambini sul triciclo" borbottai, appoggiando il capo contro il finestrino, esausta.
"Almeno posso accendere la radio?" domandai, imperterrita.
"In realtà, è rotta" alzò le spalle e, dal mio canto, spalancai la bocca, sorpresa.
"È un affronto all'umanità il fatto che la radio della macchina di un frontman non funzioni" scossi la testa, fortemente delusa.
"Colpa di Omar, a forza di cambiare stazione ha consumato i contatti dei fili elettrici"
"Beh, nulla mi vieta, però, di poter cantare ugualmente" pensai ad alta voce, attirando l'attenzione di Noah al mio fianco, il quale non sembrava essere del tutto convinto.
"Intendi cantare a cappella mentre sto guidando?"
Annuii e lo vidi impallidire.
"Non rimarrò in silenzio solamente perché non sono brava quanto te" sbuffai, incrociando le braccia sul petto, ostinata.
"Stai dicendo che sono bravo?" un sorriso fastidioso fece capolino sulle sue labbra, e mi pentii immediatamente di non essermi astenuta dal parlare.
"Non sorridermi in quel modo o giuro che ti butto fuori dalla portiera e guido io" lo minacciai, puntandogli l'indice contro.

Battei più volte le dita sulle mie cosce, alla ricerca di una canzone da cantare a squarciagola per dire del tutto addio alla mia dignità, e mi ritrovai a sgranare gli occhi entusiasta, quando finalmente trovai il brano adatto.


"You know you love me, I know you care
Just shout whenever, and I'll be there
You are my love, you are my heart
And we will never ever-ever be apart"

"Justin Bieber? Davvero?" domandò scioccato Noah, frenando di fronte al semaforo rosso.

Gli feci segno di rimanere in silenzio, troppo concentrata nel non perdere il tempo della strofa, mentre lo vedevo sogghignare divertito di fronte a quell'esibizione del tutto improvvisata.

Non mi consideravo affatto una fan di Justin Bieber, eppure quella canzone dal testo esageratamente banale e la melodia orecchiabile, riusciva a mettermi puntualmente di buon umore.

"Me la stai dedicando, per caso?" domandò imperterrito Noah, e mi protesi verso di lui per intimarlo a rimanere in silenzio.

"Smettila di distrarmi!" lo minacciai, scoppiando a ridere.

Ma, prima ancora che riuscissi a ritrovare la concentrazione giusta per continuare la mia performance, con la coda nell'occhio vidi una macchina, a pochi metri da noi, accelerare con un rombo agghiacciante e imboccare la curva che portava alla corsia parallela alla nostra con una velocità tale che mi ritrovai ammutolita all'istante.

Lo sguardo di Noah saettò oltre il parabrezza, attento ad ogni mossa dell'autista e, come se i nostri corpi già avessero intuito tutto, mi slacciò frettoloso la cintura di sicurezza, mentre con un gesto veloce delle dita sbloccava la sicura delle portiere.

Countdown || Noah CentineoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora