Capitolo 32. Solo amici

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"Noah, caro, vuoi un altro po' di risotto?" 

Mamma non diede il tempo a Noah di rispondere che già gli stava riempiendo il piatto con la terza porzione di risotto ai funghi, la sua specialità.

"Volentieri, grazie Bianca. E' il miglior risotto che abbia mai mangiato, quando avrai tempo mi piacerebbe se mi passassi la ricetta"

"Paraculo" bisbigliai, affinchè mi sentisse solamente il ragazzo seduto di fronte a me.

Noah trattenne una risata e si limitò a mostrare un sorriso smagliante nei confronti di mia madre, mentre, sotto il tavolo, con il piede tirava un calcio contro il mio ginocchio.

"Cucini, Centineo?" intervenne papà, guardandolo di sbieco con gli occhi ridotti a due fessure.

"Ammetto che ho dovuto iniziare a cucinare per necessità. Vivo con altri inquilini e dopo aver mangiato per un mese sushi e scatolette di tonno a pranzo e a cena ho capito che se non mi fossi dato una mossa io nel preparare qualcosa di sano gli altri avrebbero continuato a mangiare cibo giapponese fino a quando non si sarebbero sentiti male" spiegò lui e non mi fu difficile immaginare Dylan e Clarisse sdraiati sul divano e circondati da contenitori vuoti provenienti dal ristorante giapponese.

Lo stomaco mi si strinse in una morsa e ringraziai mentalmente papà per essersi innamorato di una donna italiana.

Mio padre era una frana a cucinare, ma, con la scusa che quella ragazzina italiana potesse insegnarle innumerevoli segreti sulle tipologie di carne, pesci, ortaggi, verdure e condimenti esistenti, ecco che, d'improvviso, la cucina divenne la sua passione principale.

"Alice, pur di non cucinare, sarebbe morta affamata" soffocò una risata papà, mentre gli lanciavo un'occhiataccia, ammonendolo stizzita.

"Perchè morire affamata quando ho la migliore cuoca del mondo come madre!" esclamai con tono talmente mellifluo da far storcere il naso a mia madre.

"Paraculo" intervenne prontamente Noah e mio padre scoppiò a ridere.

"Questa volta non posso dargli torto" si giustificò, alzando le mani in segno di resa.

"L'ho sempre detto io che soltanto con un cuoco puoi sposarti" fece spallucce lei, ormai arresa all'evidente incongruenza tra me e i fornelli.

"Meno male che non sono uno chef allora" ammiccò Noah nella mia direzione e lo squadrai con la bocca schiusa e gli occhi fissi nei suoi, brillanti color ambra circondati da lunghe ciglia nerissime.

Ignorai le risate sommosse dei miei genitori e puntai la forchetta nella sua direzione con aria minacciosa.

"Oh, andiamo! Chi non vorrebbe una buona forchetta come moglie? Se non fosse così, sai che non potresti mai mangiare fuori perchè lei sarebbe perennemente a dieta? Niente cene tra amici, niente pizza, carboidrati o condimenti. Davvero preferiresti rinunciare a tutto questo invece di avere una fidanzata che ti ruba il risotto dal piatto?" domandai sorridendo vittoriosa, mentre, con la forchetta, raccoglievo il riso dal suo piatto per portarmelo alle labbra trionfante.

Noah scosse la testa divertito, senza mai distogliere l'attenzione dal mio volto.

"Sei sporca qui" disse, indicandosi il labbro inferiore, senza mai smettere di ridere.

Sbuffai e mi portai il fazzoletto alle labbra, cercando rimuovere qualsiasi residuo di cibo dalla mia bocca.

"Adesso?" domandai, sporgendomi involontariamente verso di lui.

"Ti sei spalmata la crema del risotto sul mento" continuò lui e lo stridio della sedia che veniva spostata indietro mi avvertì che Noah si era alzato per sporsi maggiormente verso di me.

Countdown || Noah CentineoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora