Fuori dal museo, l'aria era rigida e pungente e mi affrettai ad abbottonare il cappotto fino fin sotto il mento, alla ricerca di più calore possibile.
Mi guardai intorno, cercando di identificare, tra i passanti ed i turisti che avevano sfidato le basse temperature di New York pur di uscire di casa, la ragazza che Gareth tanto temeva.
Rimanemmo sulla cima delle scale d'ingresso che collegavano l'entrata del museo al marciapiede di quella zona della città.
Nessuno sembrava far caso a noi, ma quando percepii la mano ferrea di Gareth contro la mia schiena, capii all'istante che lei era arrivata e lasciai che mi attirasse maggiormente contro di lui, fino a far sfiorare la mia guancia sulla sua spalla.
Riuscivo a sentire il suo respiro ritmico ricadere cadenzato sulla mia fronte.
"Guardami e sorridi" mi ordinò in un sussurro, e non me lo feci ripetere due volte.
Quando incontrai i suoi occhi, di un blu notte che sembrava rispecchiare l'arcata celeste che, in quel momento, ci sovrastava, cercai di ignorare il rossore che, immancabilmente, tornò a tormentare le mie gote, e lo sorrisi, immaginando che, al posto suo, potesse esserci Ellioth.
Poggiai una mia mano sulla sua guancia ed un sorriso nuovo, che mai gli avevo visto prima di quel momento, fece capolino sulle sue labbra.
Sembrava sorpreso e incredibilmente dolce.
Quando avvicinò la sua bocca al mio orecchio, mi protesi maggiormente verso di lui, aggrappandomi al suo avambraccio per non cadere.
Portò una mia ciocca di capelli dietro l'orecchio, ed un brivido mi percorse la spina dorsale, quando la sua barba sfiorò appena la mia pelle scoperta.
"Sta dietro di te"
"Gareth" la sua voce era squillante, era evidente lo sforzo che aveva dovuto compiere per evitare di far tremare la voce, la quale avrebbe tradito tutta la sua insicurezza.
Mi voltai e mi ritrovai di fronte una bellissima ragazza dalla pelle bronzea e il naso piccolo alla francese.
Lunghi capelli corvini le incorniciavano il volto, mentre i suoi denti stringevano con forza parte del labbro inferiore.
"Cami" la voce vellutata di Gareth la fece rabbrividire e, all'istante, mi sentii terribilmente in colpa per quella messinscena.
Nessuna ragazza meritava di essere trattata con tanta meschinità.
E se mi fossi ritrovata io al suo posto? Che diritto avevo io per spezzarle il cuore?
"Ti presento la mia fidanzata, Alice" mi indicò Gareth, con un sorriso talmente sfacciato che lo avrei volentieri mandato via con uno schiaffo repentino.
Cami dovette controllarsi per non spalancare la bocca, incredula, di fronte a noi.
Le strinsi la mano, cordiale, cercando di rassicurarla addolcendo lo sguardo.
"Gareth mi ha parlato molto di te. Eravate amici al college, per questo vi conoscete, no?"
La ragazza mi squadrò con sufficienza, ero certa che si stesse domandando cosa avevo di tanto speciale per aver piegato un uomo come Gareth ad una relazione stabile.
"Certo" la voce le morì in gola.
"Cami dovrà ripartire per Los Angeles domani" vidi l'uomo al mio fianco assottigliare lo sguardo, e, più che un dato di fatto, mi sembrò quasi una minaccia.
"Non è saggio rimanere fuori fino a tardi" continuò, lasciandomi un bacio flebile sul collo che la fece trasalire.
Cami si limitò ad annuire, per un attimo ebbi paura che le sue gambe non avrebbero continuato a reggerla.
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Countdown || Noah Centineo
FanficÈ la vigilia di Capodanno e Alice non la passerà, come da tradizione, nella sua Inghilterra, ma in America, dove l'autista si trova a destra, e non a sinistra, si guida dalla parte sbagliata della strada e le temperature sono talmente basse da far i...