"In pratica Ron, al sesto shottino, ha rubato il microfono al dj e ha iniziato a cantare al karaoke tutte le canzoni delle Spice Girls"
La risata di Ellioth risunò dalle casse del mio pc vibrante e cristallina proprio come la ricordavo.
"Scommetto che adesso il bar appenderà una foto di Ron sulla porta d'ingresso con su scritto: Io non posso entrare" sorrisi a mia volta, incredula e divertita all'idea della scena che mi stava raccontando.
"Dopo la dodicesima canzone consecutiva ci hanno praticamente cacciato da lì" annuì, passandosi una mano sul volto, ancora provato dall'ultima notte brava.
"Avresti dovuto vederlo, Ali. Il modo in cui muoveva i fianchi" scosse la testa, evidentemente disgustato e, in quel momento, sentii maggiormente il peso della lontananza che, ancora una volta, ci stava dividendo.
"No, grazie" replicai, alzando le mani in segno di resa "Ne faccio volentieri a meno di una scena del genere"
Ellioth alzò gli occhi al cielo, arreso, per poi tornare a guardare dritto contro la telecamera, ed i suoi grandi occhi, di un blu argenteo, tornarono a perquisirmi come la prima volta che lo vidi all'università.
Stavo per tornare a prendere la parola, per farmi continuare a raccontare tutto ciò che stavo perdendo della vita londinese, quando la porta della mia camera si spalancò, lasciando entrare quel tornado di mia sorella.
"No ma, tranquilla! Non c'è mica bisogno di bussare" alzai un sopracciglio, ironica, e quando Chiara si accorse del pc acceso che stava trasmettendo in diretta una videochiamata con Ellioth, si fiondò verso la scrivania, occupando l'obiettivo della telecamera.
"Regola numero 1 della famiglia Moore-Wheeler: niente privacy in casa" ribadì lei, alzando l'indice, solenne.
"Alla faccia della fiducia" esclamai, e vidi Chiara lanciarmi un'occhiata gelida.
"Ellioth, come va lì a Londra? Dovrei dirti che mi dispiace averti separato da Alice, ma in realtà non è così. Potevi benissimo venire con lei qui, e non lasciarle prendere un areo da sola" sbraitò Chiara, piccata e piena di rammarico come suo solito.
"Smettila" la ammonii con un sussurro, e lei si limitò ad alzare le spalle, focalizzando il suo interesse sulle unghie "E, comunque, so badare a me stessa. Non ho mica bisogno del bodyguard. Vi ricordo che ho fatto karate!"
"Ma se ti hanno cacciata dal corso perchè troppo scoordinata e pigra!" mi rimbeccò Chiara, e dovetti sforzarmi con tutta me stessa per non tirarle i capelli, come quando litigavamo da bambine.
"Ali, frequentare karate per due settimane non ti rende di certo un'esperta" si intromise Ellioth, e lo vidi reprimere a stento un sorriso.
"Mi dicevano che ero bravissima a dare i calci. Se continui a parlare, Sharman, ti assicuro che ne proverai l'ebbrezza personalmente" lo avvisai, assottigliando lo sguardo, indignata, ed Ellioth tirò le labbra in una linea seria, mentre i suoi occhi, palesemente euforici, erano fissi nei miei.
Quando mi sentivo messa alle corde, intrappolata dai giudizi altrui, tendevo a diventare aggressiva, ne ero consapevole.
"Alice devi farmi un favore" Chiara attirò la mia attenzione sedendosi sul mio letto, affranta.
Lanciai uno sguardo ad Ellioth, sembrava infastidito da quell'intrusione da parte di mia sorella, ma, in fondo, che diritto avevo io di cacciarla da una stanza della sua stessa casa?
"Ellioth, ti richiamo io più tardi, d'accordo?" bisbigliai, sperando che potesse comprendere la situazione.
Non sembrava del tutto convinto delle mie parole, d'altronde, il fuso orario raramente ci permetteva una certa libertà nel chiamarci quando volevamo.
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Countdown || Noah Centineo
FanficÈ la vigilia di Capodanno e Alice non la passerà, come da tradizione, nella sua Inghilterra, ma in America, dove l'autista si trova a destra, e non a sinistra, si guida dalla parte sbagliata della strada e le temperature sono talmente basse da far i...