Uscii dal ristorante senza più guardarmi indietro, con le braccia strette al petto e l'aria fresca e umida di Londra che mi sferzava le guance accaldate, lacerandomi le labbra secche.
Provavo solamente un forte disgusto e una forte angoscia verso quell'uomo e tutto ciò che lo riguardava.
Prima di voltargli le spalle avevo inchiodato per un'ultima volta gli occhi verdi di Emma, scrutandola silenziosamente per capire fino a che punto fosse coinvolta.
Possibile che non si rendesse conto di che razza di uomo aveva al suo fianco?
Oppure lo sapeva e lui stava minacciando anche lei?
Avrei dovuto aiutarla a liberarsi da quella morsa malata che la costringeva ad essere la sua marionetta personale.
Avevo mandato un messaggio a Freya per spiegarle che non sarei potuta tornare al tavolo per un'urgenza di lavoro, la implorai di chiedere scusa a Nick da parte mia e, successivamente, avevo prontamente evitato le sue chiamate, finendo con lo spegnere il cellulare.
Essere medico legale significava anche assicurare una reperibilità di 24h su 24, e Freya era abituata alle mie fughe improvvise per correre all'ospedale.
Quella, però, era la prima volta che usavo il mio lavoro come scusa per fuggire dalle sue domande.
"Alice"
La voce di Noah mi giunse più vicina di quanto sperassi.
Volevo evitare anche lui.
"Alice, puoi fermarti un secondo?"
Mi afferrò per il polso, costringendomi a voltarmi verso di lui, e vacillai nel ritrovarmelo di fronte, ad un palmo dal suo volto.
Aveva il fiatone ed i suoi ricci erano tornati in disordine, come sempre.
"Io-" balbettai, barcollando per l'intensità delle sue iridi color verde foresta "Io non ce la faccio, mi dispiace"
"Andiamo dalla polizia! Non puoi continuare a stare male ogni volta che lo incontri. Il suo posto è in galera, e solo tu puoi incastrarlo!" appoggiò le sue mani sulle mie spalle, scuotendomi leggermente, per poi poggiare la sua fronte contro la mia.
Scossi la testa, chiudendo gli occhi amaramente, mentre percepivo la mia gola andare in fiamme e la salivazione azzerarsi.
"Non posso"
"Perchè? Dannazione, dimmelo!" mi stava implorando.
C'era qualcosa che non andava, aveva capito che gli stavo nascondendo la verità.
"Non avere paura, ti prego" sussurrò, lasciandomi un bacio tra i capelli e circondando le mie spalle con le sue braccia, accogliendomi contro di sè, e un singhiozzo improvviso mi percosse il petto, mentre le mie autodifese cominciavano a crollare, circondate dalla sua stretta.
"Ci sono io con te, non ti lascio sola, mi hai sentito? Non devi avere paura di niente."
Dopo minuti di silenzio, dove la sua mano aveva accarezzato con movimenti lenti e cadenzati la mia schiena, una lacrima era sfuggita al mio controllo ed avevo nascosto maggiormente la mia testa nell'incavo del suo collo.
"Non posso andare dalla polizia"
"Perchè?"
"Perchè sarebbe la condanna a morte della tua carriera, Noah"
Percepii i suoi muscoli irrigidirsi, ma la sua presa dal mio corpo non si allentò per un solo attimo.
"Ti sta minacciando usando me come pedina?" era allibito, di sicuro non si aspettava fosse questo il motivo del mio silenzio.
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Countdown || Noah Centineo
FanfictionÈ la vigilia di Capodanno e Alice non la passerà, come da tradizione, nella sua Inghilterra, ma in America, dove l'autista si trova a destra, e non a sinistra, si guida dalla parte sbagliata della strada e le temperature sono talmente basse da far i...