Capitolo 43. Serenata

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"Dove stiamo andando?"

Era venerdì sera e, fin da quella mattina, Noah aveva deciso di escludermi dall'organizzazione della serata.
Aveva insistito nel volermi portare in un posto che aveva sempre visto su Google e che, a sua detta, era arrivato il momento di visitare in prima persona.
"Proprio non ce la fai ad aspettare, eh?" replicò lui, spintonandomi leggermente e avvolgendo il suo braccio sulle mie spalle.
"Lo sai che non sopporto le sorprese" alzai gli occhi al cielo, sollevando il mento per poterlo guardare in faccia.
Stavamo camminando nel Richmond upon Thames, uno dei quartieri benestanti di Londra, famoso per i suoi innumerevoli parchi e spazi verdi.
Era da poco tramontato il sole e alcuni barlumi di luce continuavano a riflettersi sulla figura di Noah al mio fianco, riflettendone i riflessi castani dei suoi ricci.

Ogni volta che lo guardavo, mi mancava il respiro.

La quotidianità di quelle giornate mi stava ponendo di fronte al problema che, fino a qual momento, avevo continuato ad evitare e procrastinare.
I sentimenti che provavo quando eravamo insieme cominciavano a starmi stretti nel petto, volevano uscire e la loro potenza mi spaventava.
"Tranquilla, siamo quasi arrivati" provò a rassicurarmi, lanciandomi un'occhiata divertita.
"Hai intenzione di uccidermi e seppellire il mio cadavere, per caso?" ipotizzai, guardandomi intorno con circospezione.
Noah scoppiò a ridere e mi strinse maggiormente a sè, mentre io mi lasciavo avvicinare di più al suo petto.
"Mi hai beccato" ammise, ammiccando nella mia direzione.
"Devi anche spiegarmi perché ti sei portato dietro la chitarra" continuai imperterrita, alludendo al fodero della chitarra che reggeva con la mano libera.
"Una cosa alla volta, Moore"

Fermò i suoi passi e, finalmente, realizzai dove fossimo.
Ci trovavamo ai Kew Gardens, un'immensa distesa di verde popolata solamente da immense serre e giardini spettacolari, illuminati dai giochi di luci che ne risaltavano i colori brillanti e gli odori penetranti.
A parte un unico sentiero che indirizzava alla serra principale posta al centro del giardino, non vi erano altri percorsi tracciati, e chiunque poteva camminare nell'erba senza una meta ben precisa, con l'unico obiettivo di infiltrarsi tra i giardini e le centinaia di piante disposte in quel groviglio di petali profumati e fontane dalle forme barocche.

"Kew Gardens?" domandai incredula, senza riuscire a smettere di sorridere.
L'atmosfera in quel luogo era a dir poco surreale, nell'aria si respirava odore di resina e la luna, quella sera, aveva assunto un color pesca che pittori e artisti per giorni avrebbero fatto a gara a chi sarebbe riuscito a riprodurne la tonalità il più verosimilmente possibile.
Tornai a guardare Noah e le mie gote arrossirono quando, ancora una volta, realizzai che le sue iridi erano già fisse su di me.
"Ci eri già stata?" domandò, afferrando la mia mano e lasciai che mi guidasse ovunque volesse.
"Solo una volta, con la mia famiglia" annuii, seguendolo mentre si inoltrava tra i cespugli di rose rosse "Ma ero piccola, non ricordavo quanto fosse bello questo posto"
"In realtà, è la mia presenza che rende questo posto più bello" gongolò, sorridendo sornione.
"Veramente quelle rose si sono appassite appena sei passato" replicai, soffermandomi su alcuni boccioli di rosa.
Erano piccoli, ma incredibilmente profumati e rivestiti da un manto di rugiada.
"Così mi ferisci però" si portò una mano al petto, melodrammatico, ed io non potei far a meno di ridere.
Ci fermammo davanti ad un immenso campo di margherite.
Non ne avevo mai visto uno così esteso e ben curato, il verde dell'erba era tappezzato di minuscoli e infiniti petali bianchi.
Sembravano immense nuvole bianche.
Spalancai gli occhi e strinsi maggiormente la presa della mia mano in quella di Noah.
"Ogni volta che sono venuto a Londra, mi sono sempre rifiutato di venire qui perché sapevo che sarebbe arrivato, prima o poi, il momento giusto" rimase alcuni secondi in silenzio, i suoi occhi evitarono i miei, prima di tornare a guardarmi, questa volta più vulnerabili e luminosi "La persona giusta"
"Dopo aver scoperto le tue origini londinesi, ti ho subito ricollegata ai Kew Gardens. Probabilmente questo posto mi faceva pensare a te prima ancora di conoscerti"

Countdown || Noah CentineoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora