Capitolo 13. Sogni erotici

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"Se continui a lamentarti ti tappo la bocca con lo scotch e non sottovalutarmi, rockstar, vedi che lo faccio davvero" ammonii Noah, guardandolo di sottecchi, e con l'avambraccio riportai un ciuffo di capelli, che mi era ricaduto sulla fronte, all'indietro, lontano dagli occhi.

Prima che Noah mi trascinasse con lui in qualche posto sperduto sul suolo americano, lo avevo obbligato a fermarsi a casa di Chiara e Seth per farsi ripulire la ferita alla spalla, visto che non ne voleva sapere di rimanere un solo minuto in più in ospedale.

Fortunatamente, i due futuri sposi, insieme a Liv, non erano ancora rientrati in casa, permettendomi, così, di portare Noah nell'appartamento senza dover prima rispondere al terzo grado al quale Chiara mi avrebbe sicuramente sottoposta nel vederci tornare senza auto e con i vestiti sporchi di sangue.

Così, con lui appoggiato contro il lavandino del bagno ed io seduta sulla tavoletta del water con una pinzetta in una mano ed un batuffolo di cotone imbevuto di disinfettante nell'altra, continuavamo a battibeccare sulla sua assurda teoria di quanto bruciasse il disinfettante a contatto con la sua pelle.

Quando si era tolto la felpa, rimanendo a torso nudo davanti alle mie guance all'improvviso più rosee, avevo cercato in tutti i modi di mostrarmi indifferente e, fortunatamente, la ferita alla spalla grondante di sudore raggrumato, mi aveva fornito la giusta distrazione per non soffermarmi troppo sul suo corpo tonico proprio sotto i miei occhi.

Una decina di frammenti di vetri rotti erano rimasti incastrati sulla sua pelle dopo che l'impatto dell'Audi contro la macchina di Noah aveva fatto saltare in aria la maggior parte dei finestrini di entrambe le vetture, provocando una pioggia di vetri non indifferenti su chiunque si fosse trovato nelle vicinanze.

Così, munita di pinzetta e tanta pazienza, mi ero seduta di fronte a lui per rimuovere qualsiasi traccia di scheggia visibile ad occhio nudo.

Aveva poggiato le sue mani sulle mie spalle, ed ogni volta che estraevo una scheggia, sentivo la sua presa stringere maggiormente su di me, mentre si limitava a stringere gli occhi in due fessure, sforzandosi di non lamentarsi ad alta voce.

"Hai finito?" domandò in un bisbiglio, la sua fronte era leggermente imperlata di sudore "Mi stai uccidendo"

"Veramente quello che mi sta frantumando le ossa delle spalle sei tu" replicai, lanciandogli un'occhiata e lo vidi abbozzare un sorriso sghembo, mentre lasciavo ricadere la pinzetta sul lavello.

"Era l'ultima, adesso devo solo disinfettarti i graffi superficiali e abbiamo finito"

Noah tirò un sospiro di sollievo ed inclinò il capo, puntando le sue iridi nelle mie mentre mi sfilavo i guanti in lattice.

"E' la prima volta che rimango mezzo nudo davanti ad una ragazza completamente vestita" ammise spavaldo, facendomi roteare gli occhi al cielo, incredula di fronte a quell'ego smisurato.

"E' inutile che cerchi di mostrarti virile, dopo averti sentito frignare come un bambino hai perso punti nel tuo sex-appeal" spiegai con un'alzata di spalle, e lo vidi sgranare gli occhi, preso alla sprovvista dalle mie parole pungenti che avevano colpito in pieno la sua anima narcisista.

Fece un passo verso di me, sovrastandomi con le sue spalle larghe, e mi costrinsi ad incrociare le braccia al petto per evitare di farlo avvicinare maggiormente.

"Oh, andiamo! Mi hai praticamente aperto la pelle senza anestesia, sono stato molto virile!" replicò, sicuro di sè, e in quel momento capii che niente avrebbe potuto scalfire la sua autostima.

In realtà, lo invidiavo molto.

Stimavo segretamente la sua sicurezza, quella forza di volontà e fiducia in sè stesso che sembrava non abbandonarlo mai, insieme a quell'espressione perennemente sfacciata dipinta sul suo volto che sembrava voler rinfacciare a tutti come i giudizi altrui, per lui, valevano meno di niente.

Countdown || Noah CentineoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora