Capitolo 39. Due senzatetto e un cane

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Non riuscii a proferire parola per interminabili minuti, i miei occhi erano fissi sulla figura di Ellioth, in piedi di fronte a me, mentre il mio cervello cercava di metabolizzare che la sua presenza non fosse un'allucinazione.

Il mio subconscio, spinto dall'istinto, mi suggerì inizialmente di abbracciarlo.

Mi era mancato.

Nonostante tutto, mi era mancato.

Tuttavia, ciò che effettivamente feci fu altro.

Strinsi i pugni lungo i fianchi e lo guardai torva, gli puntai un dito contro e provai a pensare qualcosa da dirgli che non mi facesse sembrare una scaricatrice di porto cresciuta in una famiglia di sciagurati e cafoni.

Prima che potessi dar voce ai miei pensieri poco gentili, le sue mani afferrarono le mie, rinchiudendole nelle sue.

"Ho sbagliato, Elis. Quel giorno mi sono pentito di non aver scelto te nel momento esatto in cui sono salito su quel maledetto aereo." un sorriso triste si dipinse sulle sue labbra sottili e la mia gola divenne secca, impedendomi di deglutire correttamente o di proferir parola.

"Ellioth, io-"

"No, ti prego, fammi finire" scosse la testa, e notai che si era fatto crescere leggermente i capelli.

Adesso morbide onde bionde gli sfioravano la mascella squadrata e la sua espressione turbata attirò maggiormente la mia attenzione.

Non lo avevo mai visto così inquieto prima d'ora.

"Abbiamo passato insieme sei anni, e ho capito che, per tutto questo tempo, io non ti ho meritata e ti chiedo scusa per questo. Ti chiedo scusa per essere stato un pessimo fidanzato. Ti meriti solamente il meglio ed io non lo sono stato" lo disse tutto d'un fiato, le sue guance pallide si imporporarono e mi ritrovai a trattenere il fiato.

Ellioth era orgoglioso ai limiti del menefreghismo, e di fronte a quella sua presa di coscienza non potei far a meno di vacillare, presa alla sprovvista.

"Mi manchi Elis. Ho lasciato il posto a Zurigo e ho chiesto un trasferimento definitivo a Londra per te, per noi." sorrise, straboccante di speranza, e le sue iridi chiare mi fecero sentire improvvisamente in colpa.

"Terminerò la specializzazione qui, e una volta laureati entrambi decideremo insieme cosa fare"

"Ellioth-"

"Ho scelto te" si abbassò con le spalle per riuscire ad allineare il suo volto al mio, e realizzai che avevo desiderato ascoltare quelle parole da anni. 

E adesso arrivavano al momento sbagliato.

"E' troppo tardi" bisbigliai, la voce mi tremava.

Assottigliò lo sguardo e rimase impassibile, continuava ad aggrapparsi a quel briciolo di speranza ancora incastonato nel suo cuore.

"Ti prego, Elis, ti scongiuro" strinse maggiormente le sue mani sulle mie, ed una lacrima sfuggì al suo controllo "Ti chiedo solamente una seconda occasione. Io ti amo ancora"

Quelle ultime parole mi lacerarono il cuore.

Mi voltai, alla ricerca di Noah, ed il respiro mi si bloccò nel petto quando scoprii che non c'era più.

Se n'era andato, e, nonostante ci fosse Ellioth, un senso di vuoto si era impadronito prepotentemente di me.

"Se ti sei pentito subito di aver scelto Zurigo, perchè non sei tornato subito a Londra? Perchè hai lasciato passare più di un mese?" domandai stizzita, mentre tutto il dolore che mi aveva provocato cominciava a tornare come un fiume in piena.

Countdown || Noah CentineoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora