BRIGHT COIN (T-BAG)

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Osservo con attenzione l'attestato incorniciato, ed appeso con cura ad una parete.

Sono costretto a strizzare più volte le palpebre perché le parole appaiono sfuocate, e continuano a danzare davanti ai miei occhi, provocandomi uno sgradevole senso di nausea che parte dallo stomaco, passa per l'esofago, e mi aggredisce la bocca, lasciandomi uno spiacevole gusto amaro di bile; vorrei vomitare, vorrei riversare l'intero contenuto del mio stomaco sulla splendida moquette costosa che ricopre le assi del pavimento, ma non posso farlo.

Deglutisco, sforzandomi di ricacciare indietro la nausea, mi concentro nuovamente sull'attestato di laurea, e, proprio quando finalmente riesco a capire le parole scritte in lettere gotiche, una voce maschile richiama la mia attenzione, facendomi voltare.

"Mi scusi se l'ho fatta attendere così tanto, signor Webster"

"Ohh, non si preoccupi, dottor Stammel" rispondo, sorridendo, ignorando un dolore sordo e pulsante alla testa "anzi, mi scusi lei per averla avvisata con così poco anticipo. Sono lieto di sapere che si è liberato un posto nella sua agenda e che può ricevermi, perché ho proprio bisogno di togliermi un... Peso dallo stomaco"

"Da questa parte".

Il dottor Erik Stammel, laureato a pieni voti all'università di Birmingham in qualità di dottore in psichiatria, come riportato sull'attestato di laurea appeso alla parete, mi indica una porta chiusa che conduce ad una piccola stanza che identifico subito come il suo Studio personale, e mi fa cenno di accomodarmi su una poltrona di pelle scura, posizionata vicino ad un enorme vetrata, prima sedersi a sua volta su un'altra poltrona situata di fronte alla mia; mi guardo attorno, vagando con gli occhi per tutta la stanza, soffermandomi su un vassoio d'argento su cui sono posizionate diverse bottiglie di ottimi liquori ambrati e dei bicchierini di cristallo.

Mi passo la lingua sulle labbra e, dietro gentile esortazione dello stesso psichiatra, inizio a togliermi il peso che ho sullo stomaco.

Quello metaforico, ovviamente, perché se dovessi togliermi il vero e proprio peso che ho sullo stomaco, dovrei vomitargli addosso.

"Io non... Nei miei quarantasei anni di vita non sono mai stato fortunato in amore. Anzi. Tutte le storie importanti che ho avuto, si sono sempre concluse in modo disastroso, e tutte le donne che ho amato non hanno fatto altro che spezzarmi il cuore. Eppure, nonostante ciò, due mesi fa ho incontrato una ragazza che ha catalizzato la mia attenzione fin dal nostro primo incontro. Credevo che sarebbe stata diversa, perché lei per prima era completamente diversa dalle mie ex. Credevo fosse speciale. Volevo iniziare una nuova vita lasciandomi alle spalle la precedente, e dopo appena due mesi di frequentazione, ci siamo sposati a Las Vegas e siamo andati a vivere insieme. Lo so, adesso a mente lucida capisco di avere fatto un'enorme stronzata, ma in quel momento ci credevo veramente. Invece non si è limitata a spezzarmi il cuore, me lo ha calpestato senza alcuna pietà. Io..." sono costretto a fermarmi perché davanti ai miei occhi vedo il volto sorridente, incorniciato dai lunghi capelli biondi, di Nickie nel giorno in cui i nostri sguardi si sono incrociati per la prima volta nell'infermeria di Fox River; il dottore mi allunga prontamente, con un gesto gentile, un fazzolettino di carta, lo prendo in mano e mi asciugo le lacrime prima di proseguire, sentendomi un vero e proprio idiota "è da tutta la vita che mi sento come una monetina abbandonata sui binari ferroviari. E un treno dopo l'altro continua a passarmi sopra, avanti e indietro, per tutto il giorno... Ma io non voglio piegarmi. Non sono intenzionato a farlo!"

"Sa, signor Webster, qual è il bello delle monetine?" mi dice Stammel, dopo aver ascoltato in silenzio il mio sfogo personale, annuendo di tanto in tanto; scuoto la testa e lui procede, sorridendomi "ogni monetina ha una data impressa, lei è libero di scegliere quale data preferisce per ricominciare una nuova vita, magari quel giorno potrebbe essere proprio oggi... E lei avrebbe finalmente l'opportunità di diventare una monetina splendente"

"Cavolo..." commento, lasciandomi andare ad una breve risata "devo essere sincero con lei, dottore, questa mattina non avevo la minima intenzione di venire qui ed aprire bocca, ma adesso sono costretto ad ammettere che questa terapia è davvero... Terapeutica"

"La ringrazio, ma non riesco a comprendere un passaggio di quello che ha detto: se era venuto qui con l'intenzione di non aprire bocca, che cosa voleva fare?".

Alla lecita domanda di Stammel rispondo con il silenzio, mordendomi la punta della lingua, e concentro lo sguardo su una statuetta di marmo nero, screziata di blu.

"Sa... Questa mattina, ad una fermata dell'autobus, ho visto la pubblicità del suo Studio e... Forse non sarà esattamente come guardare ad uno specchio, ma non può negare che c'è una certa somiglianza fisica tra noi due"

"Si, in effetti, da un certo punto di vista, si potrebbe dire che c'è una vaga somiglianza fisica tra me e lei" conferma il dottore, continuando a sorridere "ma, mi perdoni, continuo a non capire ciò che sta cercando di dirmi, signor Webster"

"Non si preoccupi, dottore" mormoro, alzandomi dalla poltrona "le darò subito una dimostrazione pratica, affinché tutto le sarà subito più chiaro".

Prima che l'uomo possa rendersi conto di quali siano le mie intenzioni, con la mano destra afferro la statuetta di marmo e lo colpisco alla testa, spaccandogli il cranio: il colpo che gli ho inferto è così violento che uno schizzo di sangue colpisce il tavolino posizionato affianco alla poltrona in pelle, e ricopre il bicchiere di cartone abbandonato là sopra; sollevo il braccio, pronto a continuare il massacro per sfogarmi, ma mi blocco con la mano a mezz'aria.

Stammel ha già esalato il suo ultimo respiro, lo dimostrano i suoi occhi fissi nel vuoto e la profonda ferita al capo da cui posso intravedere il cranio spaccato e la massa cerebrale: accanirmi sul suo corpo non servirebbe a nulla, otterrei solo di ricoprire i vestiti che ancora indossa di sangue, ed a quel punto sarebbero inutilizzabili; poso la statuetta sul tavolino, rimettendola esattamente al suo posto, e prendo in mano il bicchiere di cartone.

Tolgo il tappo di plastica e piego le labbra in una smorfia contrariata perché il contenuto consiste in un semplice caffè nero, mentre io ho bisogno di qualcosa di più forte.

Qualcosa di molto più forte.

Ignorando la nausea ed il mal di testa, lascio cadere a terra il bicchiere di cartone e mi avvicino alle bottiglie di liquore; le guardo una ad una, con il volto piegato verso sinistra, e la scelta, alla fine, ricade su una di Jack Daniel's, ancora sigillata.

Tolgo il sigillo, svito il tappo e ne scolo metà in un paio di lunghi sorsi.

Chiudo gli occhi a causa del bruciore che mi scende in gola, e poi mi lascio andare ad un profondo sospiro, sorridendo.

Finalmente, grazie al Jack Daniel's, non sento più né la nausea né il cerchio alla testa.

Peccato che non possa portare con me l'intera scorta di alcol, visto che mi aspetta un lungo viaggio in aereo.

Livin' On A Prayer; Prison Break (✔️)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora