312 OLIVERA AVE; PARTE UNO (T-BAG)

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Apro gli occhi, e la prima cosa che vedo è il soffitto in legno della camera di un hotel; mi siedo sul materasso, strofinandomi gli occhi, e mi rendo conto di essere completamente nudo ed in dolce compagnia: a mio fianco, infatti, c'è una ragazza bionda che mi dà le spalle, il suo respiro lento e regolare mi fa capire che è ancora profondamente addormentata.

Non sono sorpreso di trovarmi nella camera di un hotel.

Non sono neppure sorpreso di essere completamente nudo, ed in compagnia dell'ennesima puttana di strada.

Ciò che mi lascia veramente perplesso è il vuoto totale che avvolge la mia mente: non riesco a ricordare nulla di quello che è accaduto nelle ultime ore, ed il dolore pulsante che stringe la mia testa in una morsa non è affatto d'aiuto.

Mi volto in direzione della sconosciuta, soffermandomi a guardare la parrucca bionda che indossa: il materiale con cui è fatta deve essere di prima qualità, perché i capelli sembrano veri; sono così impressionato dal risultato finale che allungo la mano destra per accarezzarne una ciocca, e quando sfioro la testa della ragazza, quest'ultima emette un basso mugugno e si volta verso di me, continuando a dormire.

Sento il sangue gelarsi nelle vene mentre osservo, in silenzio, il viso della giovane con cui devo aver trascorso una notte movimentata: non è una prostituta a cui ho fatto indossare una parrucca per assomigliare a Nicole.

Si tratta proprio di lei.

Sbatto nuovamente le palpebre, stropicciandole, sicuro di essere in preda ad un'allucinazione visiva, ma quando riapro gli occhi, la scena non cambia: a pochi centimetri di distanza da me, con il volto appoggiato al cuscino e la mano destra nascosta sotto di esso, c'è proprio la ragazza che mi ha spezzato il cuore, calpestandolo senza alcuna pietà.

E proprio come nel caso di Bellick e Sucre, la mia mente viene attraversata dalla stessa domanda: che cazzo ci fa Nicole qui? Per quale motivo dorme nuda a mio fianco? E perché più mi sforzo di ricordare, più mi scontro con un abisso nero come la pece?

Prendo un profondo e silenzioso respiro, nel vano tentativo di calmare il battito del mio cuore, scivolo fuori dal letto, mi rivesto il più in fretta possibile, ed esco in terrazza; mi appoggio alla balaustra, chiudo gli occhi e prendo un altro profondo respiro, lasciando che una piacevole brezza trasportata dall'oceano mi accarezzi il viso, dandomi un attimo di sollievo e benessere.

Quando riapro gli occhi, il mio sguardo cade in automatico sulla strada affollata di persone, che si recano al mercato o che fanno ritorno dalle bancarelle, di autobus, biciclette e macchina; in un angolo, vicino ad un vicolo cieco, c'è un gruppetto di bambini radunati attorno a qualcosa, inginocchiati sul marciapiede.

Probabilmente stanno giocando a biglie, ma da questa distanza è impossibile dirlo con certezza.

Eppure, nonostante i metri che separano l'hotel dalla strada, riconosco senza la minima esitazione non uno, ma bensì tre uomini: due sono seduti all'ombra del tavolino di un locale, apparentemente impegnati a sorseggiare una bevanda ghiacciata, ed a discorrere di argomenti futili; il terzo, il più giovane, è semi nascosto dalle fronde di una palma e dal cappuccio, della felpa, che gli copre la testa, ma il suo viso è rivolto senza alcun dubbio nella mia direzione.

Per quanto riguarda i primi due, non so chi sia l'uomo dalla corporatura robusta, ma quello alto e magro lo riconosco immediatamente, perché si tratta del 'datore di lavoro' della giovane e disponibile signorina che, dopo avermi detto che per il giusto prezzo gradisce qualunque cosa, mi ha preso per mano e mi ha portato in un luogo appartato.

Livin' On A Prayer; Prison Break (✔️)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora