THE CALL (T-BAG)

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Anche se non lo confesserò mai ad alta voce, la visita di Nicole mi ha profondamente destabilizzato e ci sono momenti, in particolar modo durante la notte, in cui non riesco a non ripensare alle sue parole supplicanti, ai suoi occhi azzurri sgranati e soprattutto alle sue labbra, alla loro consistenza morbida ed al loro gusto.

A volte, poi, mi sembra quasi di sentirle ancora sulle mie.

E per evitare che ciò accada ancora e ancora, rischiando di rimanere coinvolto in un circolo vizioso, faccio ciò che qualunque altra persona farebbe al mio posto: mi butto anima e corpo sul lavoro, pensando esclusivamente ad accontentare ogni singola richiesta dei miei clienti, ed ogni singolo capriccio del mio Capo; con lui, poi, cerco di essere particolarmente zelante ed impeccabile perché devo rimediare all'errore che ho commesso quando ho preso le difese di Carmelita perché, per ripetere le parole usate da Lechero, mi sono permesso di pensare al posto suo.

Ricoprire il ruolo di leccapiedi può essere davvero snervante.

"Teodoro, vai a prendere il mio bucato"

"Sì, Patròn, vado immediatamente" rispondo, senza la minima esitazione, terminando di versare il caffè per lui e per i suoi uomini; appoggio la moca sopra al vassoio, mi allontano di qualche passo in direzione della terrazza e mi blocco "quasi dimenticavo... Mi sono già occupato di avvisare il barbiere e ha detto che ti può fare il servizio completo per le due di oggi pomeriggio... Sempre se per te va bene, Patròn"

"Patròn!" si limita a ripetere lui, ridendo di me e dell'appellativo che gli rivolgo quasi sempre quando rispondo ai suoi ordini ed alle sue richieste; scendo le scale della terrazza senza aggiungere altro, mordendomi la lingua per non borbottare qualche offesa che potrebbe non sfuggire ad orecchie tutt'altro che indiscrete, e non mi accorgo del giovane uomo appoggiato al sottoscala, nascosto in una zona all'ombra, ma la sua voce arriva forte e chiara alle mie orecchie.

"È arrivato il momento di riscattarti da tutto il male che hai fatto, Teodoro, ho bisogno di un favore e tu sei l'unica persona a cui posso rivolgermi!" esclama Michael, tormentandosi i palmi delle mani "Lechero ha un cellulare. Devi procurarmelo oggi stesso".

Mi volto a fissare il giovane uomo e lo raggiungo, appoggiandomi alla balaustra delle scale.

"E che problema c'è?" domando, con un sorriso divertito "già che ci sono cos'altro dovrei fare? Trasformare l'acqua in vino? O palpare il culo alla graziosa suora?"

"Non è troppo grande per i tuoi standard?"

"Stai attento, Michael, non è mai una buona idea mordere la mano a cui stai chiedendo del cibo" mormoro, continuando a sorridere "è stato un piacere parlare con te, come sempre, ma adesso devo andarmene: il mio Patròn sta aspettando il suo bucato e credo che non sarebbe affatto contento di vedermi in tua compagnia. Sai... A quanto pare, non sei affatto nelle sue grazie"

"Ma io non ti sto chiedendo del cibo" insiste il piccolo Michelangelo, interponendosi tra me e la strada per la lavanderia "ti sto chiedendo quel cellulare, si tratta di una faccenda estremamente delicata ed importante"

"Dopo che mi hai lasciato agonizzante dentro quel capanno, dopo che mi hai quasi privato anche della mano destra, dopo che te ne sei andato con i miei soldi, hai la faccia tosta di venire da me chiedendomi un simile favore? Non sono intenzionato a farlo neppure se in questo momento t'inginocchi a terra e mi fai il miglior pompino di tutta la mia vita, Scofield. È meglio se inizi ad azionare gl'ingranaggi del tuo brillante cervello per pensare ad un'altra soluzione, perché con me sei completamente fuori strada. Ti saluto, dolcezza".

Livin' On A Prayer; Prison Break (✔️)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora