NEW MEXICO (T-BAG)

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Se un evaso vuole avere qualche speranza di non essere nuovamente arrestato e spedito a marcire in una cella per il resto della sua vita, deve fare solo una cosa: scappare il più velocemente e lontano possibile, senza perdere neppure un minuto, scegliendo come nuova casa una destinazione esotica.

Nel mio caso, la scelta è ricaduta sulla città di Bangkok.

Non perché sia affascinato dall'India o perché ci abbia già messo piede in passato, le motivazioni che si nascondo dietro la mia scelta sono ben altre, ed hanno a che fare con la protesi che sono costretto ad indossare: a Bangkok regna un enorme traffico nero, e non riguarda solo l'ambito della prostituzione, della pornografia o del contrabbando di armi, droga e alcolici.

Là si pratica anche il commercio di organi e di esseri umani.

Per il giusto prezzo puoi avere tutto ciò che desideri, compresa una mano nuova di zecca.

E dal momento che ho con me quattro, abbondanti, milioni di dollari nascosti in un voluminoso zaino da campeggio, i soldi non mi mancano di certo.

"Un biglietto per Bangkok, per favore" mormoro, quando arriva il mio turno all'angolo check-in dell'aeroporto di Birmingham; dall'altra parte del bancone una donna bionda ossigenata, in una striminzita divisa da hostess, digita qualcosa sulla tastiera di un computer e poi mi rivolge uno sguardo costernato.

"Mi dispiace, signore, ma il primo volo diretto a Bangkok parte domani pomeriggio. A meno che per lei non vada bene prenderne un altro con scalo a Chicago, ed un secondo scalo internazionale. In questo caso, il volo parte tra poche ore"

"Non potrei chiedere di meglio"

"Avrei bisogno di un documento"

"Naturalmente" rispondo, con un sorriso, allungandole la carta d'identità che ho preso in prestito dal cadavere del dottor Erik Stammel; mi schiarisco la gola e mi sistemo gli occhiali da vista.

Mai indossare occhiali da vista, se non ne hai davvero bisogno.

È un'esperienza pressoché orribile, e l'alcol che ho in corpo non aiuta affatto.

La hostess guarda per qualche istante il documento, prima di restituirmelo con un sorriso cortese, che sicuramente è costretta a rivolgere a tutte le migliaia di persone che vede ogni singolo giorno.

"La ringrazio, signor... Stammel?"

"Dottore. Dottor Stammel" la correggo sorridendo a mia volta, di nuovo; la bionda ossigenata mi allunga il biglietto, ma quando lo sto per prendere, un fattorino afferra il mio bagaglio per posizionarlo sul nastro trasportatore, e sono costretto a prendere una cinghia ed a strattonarla per impedirglielo: così facendo lo zaino cade a terra, si apre ed alcune consistenti mazzette di banconote si riversano sul pavimento, sotto gli occhi delle altre persone in fila.

M'inginocchio a terra e mi affretto subito a riporre le banconote dentro lo zaino, ma ormai il danno è fatto.

"Signore, non può viaggiare con quello nel vano portabagagli. Supera il peso massimo consentito" mi ammonisce l'uomo, rivolgendomi uno sguardo che non mi piace affatto "deve stare nella stiva".

Sono sufficienti le ultime quattro parole che pronuncia per farmi ribollire il sangue nelle vene e farmi uscire di testa: non voglio separarmi dai miei quattro milioni di dollari, chiunque al mio posto farebbe di tutto per tenersi un simile bottino sempre stretto a sé.

Soprattutto dopo tutto quello che ho passato per impossessarmene.

"Ma si può sapere che differenza possono fare un paio di kili in più all'interno di un aereo di tre tonnellate? È ridicolo!" ringhio, a denti stretti, ma il fattorino non retrocede di un solo passo, mi ripete che lo zaino non può viaggiare con me e che deve essere chiuso nella stiva; mi passo la lingua sulle labbra, mordendone la punta con i denti, guardandomi poi attorno: sto attirando troppo l'attenzione generale, ed un ricercato non deve mai attirare l'attenzione generale.

Livin' On A Prayer; Prison Break (✔️)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora