Sucre riesce a procurarsi una macchina e fa ritorno da noi qualche minuto dopo la conclusione dell'inutile patteggiamento tra me e Scofield: lui non vuole scendere a compromessi, ed io non voglio aprire bocca fino a quando non mi sarà garantita una via di fuga sicura.
Sono stato già abbastanza preso per il culo dal piccolo genietto, non voglio farmi fregare per l'ennesima volta.
"Allora? Che piano hai in mente?" domanda il portoricano, abbandonando il posto di guida, riferendosi a me.
"Lo porteremo all'Ambasciata americana e ci assicureremo che verrà estradato e riportato in prigione" risponde prontamente il suo migliore amico, guadagnandosi l'ennesima occhiataccia da parte mia.
"Sai una cosa, dolcezza? Sarai intelligente per quanto riguarda le piccole cose, ma quando si tratta di quelle grandi sei proprio uno stupido. Tutto questo non ha senso, state solo commettendo un errore madornale"
"Avanti, sali in macchina e chiudi la bocca. Sucre, voglio che ti siedi a suo fianco e che lo tieni sotto tiro per tutto il tempo del viaggio, per evitare sgradevoli sorprese" ordina Scofield, indicandomi la vettura che mi scorterà verso un'altra reclusione a Fox River.
A nulla servono le parole che sibilo a bassa voce, perché sono costretto a prendere posto sui sedili posteriori, sotto costante minaccia della canna di una pistola puntata contro il mio viso; ed è in questo modo che trascorriamo la maggior parte del viaggio verso l'Ambasciata americana: Michael che guida la vettura, Sucre che non accenna ad abbassare la revolver neppure per mezzo secondo, ed io che me ne sto appoggiato al sedile con gli occhi chiusi, in preda ad un attacco di nausea causato dalla strada disastrata, costellata di buche.
E, nonostante il malessere fisico, cerco di volgere la situazione a mio favore.
"Mi viene da vomitare, non mi sento affatto bene" mormoro, rivolgendo uno sguardo supplicante a Fernando: quest'ultimo si passa nervosamente la lingua sulle labbra e si volta di scatto a guardare il suo Papi.
"Michael, non credo che sia una finta, è davvero pallido come uno straccio. Forse è il caso di fermarsi in ospedale..."
"No, non se ne parla nemmeno. Primo: è un rischio inutile che non sono intenzionato a correre. Secondo: ricordati che l'uomo seduto a tuo fianco è T-Bag" Scofield mi lancia un'occhiata attraverso lo specchietto retrovisore "non sta male, è semplicemente sbronzo e adesso sta facendo i conti con i postumi. Sono sicuro che a Fox River riceverà le migliori cure"
"E come faremo a raggiungere l'Ambasciata senza farci scoprire?"
"Ci fermeremo qualche isolato prima, lo immobilizzeremo con delle corde e poi farò una chiamata anonima. Terremo d'occhio la situazione al riparo da occhi indiscreti"
"E per quanto riguarda Bellick?"
"A quel punto ci occuperemo anche di lui"
"Non riuscirete ad avvicinarvi neppure di un miglio a Bellick" commento con un ghigno, e vengo subito zittito dal piccolo Michelangelo.
"Nessuno ha chiesto il tuo parere, T-Bag"
"Però ha ragione, Michael, come faremo ad avvicinarci a lui se è stato arrestato? Devo ricordarti che c'è in ballo la vita di Maricruz? Che lui l'ha rapita e nascosta chissà dove, senza cibo né acqua, per costringermi a recuperare i cinque milioni di dollari?".
Mentre i due continuano a blaterare, io sposto la mia attenzione sul pavimento della vettura: Fernando deve averla rubata nei pressi di un' officina meccanica, perché i tappetini sono cosparsi di attrezzi.
STAI LEGGENDO
Livin' On A Prayer; Prison Break (✔️)
FanfictionSECONDO LIBRO. "Un sogno non può durare per sempre. Arriva per tutti il momento di svegliarsi e di fare i conti con la realtà. E quel momento, purtroppo, è arrivato anche per me". Dopo due sole settimane, Nicole ritorna a Chicago portando con sé i s...