Continuo a rileggere il foglietto che ho in mano, a bassa voce, finché una voce alle mie spalle non mi fa sobbalzare: non si tratta di Teddy, né di Lincoln, con mio enorme stupore mi trovo faccia a faccia con Michael, che si siede di fronte a me.
Per la prima volta mi rendo conto che io e lui non abbiamo mai avuto una vera conversazione, finora ci siamo scambiati a malapena qualche parola di circostanza, sempre in riferimento all'operazione Scylla.
"Credo che tu abbia qualcosa che mi appartiene" dice, riferendosi al foglietto, ed io rispondo con un sorriso colpevole.
"Buffo, una delle prime conversazioni che ho avuto con Theodore è iniziata proprio con parole simili. Mi dispiace, non avrei dovuto frugare tra le tue cose, ma il nome Scylla continuava a rimbombarmi in testa, ero sicura di averlo già sentito da qualche parte, ma non riuscivo a ricordarmi dove... Finché non ho trovato questo dentro una cartellina che era appoggiata sopra al tuo letto" appoggio il foglio di carta sopra al tavolo ovale ed indico le righe scritte con una penna dall'inchiostro blu "questi appunti..."
"Sono di mio padre"
"Sono tratti da un verso dell'Odissea. Se la memoria non m'inganna, Ulisse si trova costretto ad affrontare un mostro il cui nome è, appunto, Scylla, e se vuole proseguire col suo cammino deve sacrificare sei dei suoi uomini. E lui, alla fine, lo fa"
"Non so se sarei in grado di prendere una decisione simile"
"E se ciò dovesse accadere?" domando, mordendomi il labbro inferiore "se dovessi davvero essere costretto a prendere una decisione simile a quella di Ulisse, che cosa faresti? Arriveresti davvero al punto di sacrificare qualcuno della squadra per portare a termine l'operazione?"
"Esiste sempre un modo per sistemare le cose"
"E se, in questo caso, non ci fosse una seconda alternativa?"
"Sei preoccupata per la sorte del tuo uomo? Hai paura che possa accadergli qualcosa? Se non te ne fossi ancora resa conto, sappi che una delle sue poche qualità positive è la capacità di uscire totalmente illeso da qualunque situazione. Quando ho organizzato l'evasione da Sona, lui è rimasto lì dentro perché gli altri non dovevano sapere nulla del nostro accordo secondario, soprattutto mio fratello, e mi ha solo detto che quattro giorni dopo avrei dovuto aspettarlo vicino al molo del porto. E quattro giorni dopo si è presentato puntuale, anche se per scappare ha dato in pasto alle fiamme l'intera prigione"
"Non mi aveva raccontato questo piccolo particolare" mormoro, lasciandomi scappare un sorrisetto "ma la fortuna non può essere sempre dalla sua parte. Prima o poi finirà, ed ho paura che quel giorno possa arrivare molto presto, magari anche domani..."
"Non accadrà. Se rispetterete tutte le fasi del piano senza fare di testa vostra, ne usciremo vivi".
Annuisco e subito dopo corruccio lo sguardo.
"Michael, hai un rivolo di sangue che ti esce dal naso" gli faccio notare, e lui si affretta a pulirsi con un fazzoletto che poi getta dentro un cestino "ti capita spesso?"
"Qualche volta negli ultimi giorni. A volte lo stress gioca questi brutti scherzi. Per quanto riguarda il piano di domani, ho bisogno che tu faccia una piccola parte, Nicole"
"D'accordo" mi limito a dire, annuendo; quando chiedo in che cosa consiste il piccolo lavoretto che devo svolgere, Scofield me lo spiega attentamente, affinché non mi sfugga nessun dettaglio, perché si tratta di un passaggio molto importante e perché da esso dipende l'intera riuscita del piano "sì... Sì, penso di avere capito tutto. E penso anche di farcela senza nessun problema"
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Livin' On A Prayer; Prison Break (✔️)
FanfictionSECONDO LIBRO. "Un sogno non può durare per sempre. Arriva per tutti il momento di svegliarsi e di fare i conti con la realtà. E quel momento, purtroppo, è arrivato anche per me". Dopo due sole settimane, Nicole ritorna a Chicago portando con sé i s...