ADIOS, ANGELITA (T-BAG)

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Busso due volta alla porta d'ingresso del piccolo appartamento e, quasi contemporaneamente, appare una ragazza dalla folta chioma corvina, che indossa una canottiera rossa ed una frusciante minigonna bianca; i suoi occhi scuri si spalancano a causa della sorpresa, mentre le sue labbra carnose si schiudono per emettere un gridolino eccitato.

Mi abbraccia con così tanto trasporto, cingendomi i fianchi con le gambe, che sono costretto a retrocedere di qualche passo per non perdere l'equilibrio e cadere a terra.

"Teodoro!" esclama, chiamandomi con l'orribile storpiatura del mio nome "sei proprio tu!"

"Sì, sono proprio io" rispondo, sciogliendo l'abbraccio "scusami se non sono riuscito a raggiungerti prima, ma qualche piccolo intoppo me lo ha impedito. Possiamo entrare? Il caldo di Panama mi sta uccidendo".

Carmelita mi prende per mano, conducendomi dentro la piccola abitazione, e mi offre un bicchiere di limonata fresca, che ha preparato con le sue stesse mani; ne mando giù un paio di sorsi e chiudo gli occhi, facendo schioccare la lingua contro il palato.

Avevo proprio bisogno di rinfrescarmi la gola.

"Quando ho saputo dell'incendio a Sona, mi sono preoccupata tantissimo. E quando non ti ho visto arrivare, ho temuto il peggio. Dove sei stato per tutto questo tempo? Che cosa ti è successo?"

"Lunga storia, bambina. È una lunga storia che adesso non ho voglia di raccontare. Ho fatto un lunghissimo viaggio per tornare a Panama, e da te, e adesso desidero solo rilassarmi un po', comprendi?" allungo la mano destra, le sfioro una ciocca di capelli e, con l'indice, percorro il contorno delle labbra della ragazza panamense; lei, in tutta risposta, sorride e m'invita a seguirla dentro una stanza che funge da camera da letto.

La stessa in cui, immagino, sia solita appartarsi con i suoi clienti.

Prendo posto sul bordo del letto, Carmelita si siede a cavalcioni sulle mie gambe, e la osservo mentre si occupa dei bottoni della mia camicia; dopo avermela sfilata, si concentra per qualche istante su di sé: senza mai staccare gli occhi dai miei, si toglie la canottiera rossa e slaccia il reggiseno, lasciandolo poi cadere sul pavimento.

"Ti piace quello che stai vedendo?" chiede, in un soffio, socchiudendo appena le labbra; sono costretto a deglutire prima di rispondere.

"Sì. Ho una confessione da farti: è dal primo momento in cui ti ho vista che desidero fare l'amore con te"

"Anch'io ho qualcosa da dirti: avrei voluto farlo già il giorno in cui mi hai salvata dalle guardie. E dentro di me ho quasi esultato quando mi hai detto che tra te e quella ragazza bionda non c'era più nulla da tempo".

Il riferimento indiretto a Nicole mi coglie del tutto impreparato, ma mi riprendo in fretta; attiro a me l'ex amante di Lechero, e mi avvento sulle sue labbra, baciandole e mordendole con passione, lasciandomi cadere di schiena contro il materasso.

Lascio che sia lei a condurre il gioco, a dominarmi, perché, come io stesso le ho detto, desidero solo rilassarmi un po' e dimenticare, almeno momentaneamente, le ultime settimane; trattengo il fiato quando la sento lasciarmi una scia di baci umidi lungo il petto e scendere sempre più in basso.

La prego di non fermarsi, per nessuna ragione al mondo, e lei asseconda la mia volontà, spingendosi a fare ciò che Nickie non ha mai avuto il coraggio di fare, a causa del troppo pudore: inizia a stimolare il mio membro con la punta della lingua, e quando finalmente lo prende in bocca, non riesco più a reprimere un gemito di piacere.

Non so come sia possibile, ma questa ragazza sembra essere in grado di leggere nella mia mente e di carpire i miei desideri più segreti; difatti, non appena finisce di soddisfarmi oralmente, mi prepara un bagno caldo e, quando mi abbandono contro il bordo della vasca, mi porta una bottiglia di birra e si offre per farmi un massaggio alle spalle, perché a suo parere sono troppo teso.

"Ahh, Carmelita" mormoro, sorridendo compiaciuto "sei proprio una donna da sposare. Mi domando come abbia fatto senza di te per tutto questo tempo. Neppure ricordo l'ultima volta in cui qualcuno si è preso cura di me in questo modo. Non sono abituato a ricevere così tante attenzioni, la tua dolcezza mi riscalda il cuore"

"E tu sei l'unico uomo a non avermi mai trattata come una bambola. Per tutti gli altri sono solo un oggetto da una botta e via"

"Ohh, dovrebbero solo vergognarsi. Non hanno la più pallida idea di quello che si sono persi. Meglio per me"

"Avresti voglia di raccontarmi che cosa ti è successo? Scusami se insisto così tanto, ma... Sei sparito per settimane intere, Teodoro, e ho avuto tanta paura che ti avessero ucciso"

"Piccola, ci vuole ben altro che un semplice incendio per farmi fuori. In passato mi sono trovato in situazioni molto più spinose" commento, mandando giù un altro sorso di birra ghiacciata "nelle ultime settimane sono rimasto coinvolto, mio malgrado, in una faccenda di cui non posso raccontarti molti dettagli perché ha a che fare con l'ufficio della sicurezza nazionale degli Stati Uniti: a me e ad altre otto persone è stato affidato il compito di recuperare sei schede contenenti dati importantissimi e segreti. Mentre ci stavamo occupando della quarta, io ed un altro della squadra siamo stati scoperti dalla polizia, e lui non è riuscito a tagliare la corda in tempo. E la colpa è stata addossata interamente a me. Quegli ingrati hanno avuto il coraggio di puntarmi l'indice contro e dire, addirittura, che era una trappola organizzata da me. Rispondi ad una mia domanda, Carmelita: tu a chi avresti creduto?"

"A te, senza il minimo dubbio"

"Esattamente ciò che volevo sentire" mormoro, uscendo dalla vasca; mi asciugo, mi rivesto e guardo il mio riflesso sulla superficie liscia di uno specchio ovale "hai ancora la borsa con i soldi? Quella che ti ho affidato quando sei venuta a farmi visita a Sona?".

La ragazza panamense annuisce, spalanca le ante di un armadio e mi porta un borsone da ginnastica, che contiene numerose mazzette di dollari verdi e fruscianti: tutto ciò che rimane dell'impero di Lechero; conto rapidamente i piccoli rotoli ed inarco il sopracciglio sinistro, incredulo, perché non manca un solo centesimo dai cinquantamila.

"Qualcosa non va?"

"No, sono solo sorpreso perché hai mantenuto la parola data. Sei la prima. Ecco, tieni" dico, porgendole un rotolo di banconote "come segno di gratitudine per la tua lealtà"

"Te ne stai andando?" domanda Carmelita, spalancando gli occhi scuri, mentre prendo il borsone, lo zaino che ho portato con me, e mi avvio in direzione della porta d'ingresso; s'interpone tra me ed il legno, nella speranza di farmi cambiare idea "ma sei appena arrivato, perché te ne vuoi andare? C'entra quello che mi hai raccontato? Perché non resti qui con me?"

"Vorrei tanto, piccola, ma proprio non posso. Almeno per il momento. Quelle persone mi hanno voltato le spalle alla prima occasione, non posso far finta di niente, devo ripagarle con la loro stessa moneta, e penso di avere già in mente il modo perfetto. Mi vendicherò di loro grazie a questo" frugo all'interno dello zaino e tiro fuori un libretto dalla copertina stropicciata, che lei osserva perplessa "un oggetto che pensano sia andato perduto per sempre, e che invece io ho tenuto nascosto come possibile asso nella manica"

"Un libro sugli uccelli?"

"Le apparenze spesso possono ingannare, mia cara" commento, riponendo il libretto in una tasca dei pantaloni "come si dice in spagnolo 'piccolo angelo'?"

"Angelita"

"Allora... Adios, angelita" sussurro, posandole un bacio sulle labbra.

Ed esco dal piccolo appartamento, senza voltarmi un'ultima volta.

Livin' On A Prayer; Prison Break (✔️)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora