Sona è completamente diversa dalle altre prigioni in cui sono stato rinchiuso: non ha assolutamente nulla a che vedere con Donaldson e con Fox River.
In realtà, Sona non assomiglia a nessun altro carcere sulla faccia della Terra.
Da quando i detenuti sono insorti, costringendo i secondini ad abbandonare l'edificio per non essere trucidati, si è trasformata in un vero e proprio regno a parte, in cui vigono regole non scritte e ferree; un posto in cui ogni giorno è una lotta per la sopravvivenza, in cui solo i più forti sopravvivono mentre i più deboli sono destinati a soccombere e ad abbandonare questo posto sottoforma di cadaveri, destinati ad occupare una fossa comune.
E come ogni regno che si rispetti, anche questo ha il suo padrone incontrastato.
Ed il padrone incontrastato di Sona è un muso nero che si fa chiamare Lechero, e da quello che sono riuscito a scoprire è stato rinchiuso qui dentro per crimini legati al contrabbando di droga; in ogni caso, basta un'occhiata per capire che appartiene a quella categoria di uomini con cui non bisogna fare strani giochetti o prendere in giro: è così grosso che potrebbe spezzare l'osso del collo ad una persona a mani nude, con la stessa semplicità con cui si può spezzare un ramoscello secco.
Sicuramente nel mio caso non avrebbe nessuna difficoltà, visto che sono un quarto di lui.
Quando si entra in un regno come Sona, dove l'eccezione è costituita da un giorno senza cadaveri, bisogna lasciare da parte le idee personali, l'orgoglio e la propria dignità; bisogna lasciarsi guidare dallo spirito di sopravvivenza ed adattamento, soprattutto se sei sprovvisto di un arto e ti trovi in condizioni fisiche che suscitano più pietà che timore, e così ho fatto.
Non appena mi si è presentata l'occasione adatta, mi sono letteralmente inginocchiato davanti a Lechero, offrendogli i miei servigi, rimettendomi completamente nelle sue mani; e con mia grande sorpresa, il mio teatrino gli è piaciuto così tanto che mi ha accolto sotto la sua ala protettiva, e così mi sono trasformato nel suo tuttofare, pronto a soddisfare ogni sua richiesta in qualunque momento del giorno e della notte: un piccolo prezzo da pagare per avere una vita 'agiata' tra queste quattro maledette mura.
Anche perché le alternative a mia disposizione non erano molte: o indossare i panni di un mite e sottomesso leccapiedi, o fare la fine di Bellick.
Pure l'ex Capo delle guardie di Fox River è stato rinchiuso a Sona, ma qui non gode di nessun privilegio, anzi: a malapena è riuscito a rimediarsi degli stracci come vestiti, ed è costretto a pulire le latrine dal piscio, dal vomito, dal sangue e dalla merda di tutti gli abitanti di questo allegro, piccolo, quartiere di Panama City.
Di conseguenza, facendo rapidamente un calcolo mentale, è meglio leccare i piedi ad un muso nero piuttosto che spalare merda dalla mattina fino alla sera.
Purtroppo, però, il ruolo che sono riuscito a ritagliarmi nella gerarchia di questa prigione non ha solo aspetti positivi, perché nasconde delle insidie: se Lechero vede di buon occhio il mio arrivo, lo stesso non si può dire della maggior parte del suo gruppo di fedelissimi.
Uno di loro in particolare, Sammy, non mi può sopportare, non fa nulla per nasconderlo ed approfitta di ogni occasione per sbeffeggiarmi e prendersi gioco di me, esattamente come accade al mio rientro dalla visita indesiderata di Nicole: mentre salgo le scale che conducono agli appartamenti personali del mio Patròn, lo vedo intento a conversare con altri due del gruppo; provo ad ignorarli ed a passare inosservato, ma inevitabilmente i loro occhi si posano su di me.
"Guardate chi c'è qui!" esclama proprio lui, indicandomi "il nostro pagliaccio. Hai voglia di farci un balletto?"
"Scusate, ragazzi, ma oggi non sono dell'umore adatto" mormoro, superandoli, e proprio quando penso di avercela fatta, ricevo un calcio che mi fa schiantare contro i scalini, ed il dolore alle ginocchia è così forte, acuto, che a malapena riesco a trattenere le lacrime; tuttavia, mi rialzo senza emettere un solo lamento, ed ignoro completamente la velata minaccia che lo stesso Sammy mi rivolge.
"Potrai anche fare fesso lui" dice, riferendosi al suo Capo "ma io sono fatto di tutt'altra pasta".
Pezzo di merda.
Deve ritenersi fortunato di essere a Sona, perché se fossimo entrambi rinchiusi a Donaldson, gli avrei srotolato le sue stesse budella davanti agli occhi già da un pezzo.
Quando entro nell'appartamento del mio Patròn, riesco a rintracciarlo senza la minima difficoltà: è seduto sul divano, con i gomiti appoggiati alle ginocchia e le mani intrecciate; qualcosa lo turba, è immerso in chissà quali pensieri, ed impiega qualche secondo prima di rendersi conto che non è più solo e che ho urgente bisogno di parlare con lui.
"Che cosa vuoi? Avevo chiesto di essere lasciato solo"
"Perdonami, Patròn" mormoro, abbassando lo sguardo sulle scarpe che indosso "non era mia intenzione disturbarti. Volevo solo cogliere l'occasione per ringraziarti di tutto quello che hai fatto per me dal mio arrivo a Sona, ma purtroppo... Purtroppo sono costretto a dover chiedere di essere sollevato da tutti i miei compiti"
"Ma si può sapere che diavolo stai blaterando?" domanda Lechero, corrucciando le sopracciglia, ed io scuoto la testa.
"Io non voglio essere diviso tra la lealtà che sento per te ed il dover stare zitto. Ho abbastanza esperienza per sapere come funzionano queste cose: quando le tessere del domino iniziano a cadere, è sempre colpa dell'uomo che urta il tavolo"
"Smettila di girarci attorno!" urla il mio Capo, si alza dal divano e si avvicina a me, tanto che sono costretto a sollevare il viso per guardarlo negli occhi; è in momenti come questo che odio profondamente il mio metro e settantasette di altezza "dimmi quello che devi dirmi!"
"No! Io non sono una spia!" grido a mia volta, provo a retrocedere di un passo, ma vengo strattonato con forza e sento un paio di mani appoggiarsi sulle mie guance, facendo leggermente pressione, e ripenso al rametto secco spezzato a metà "per favore, Patròn, non rendere la mia posizione ancora più difficile di quello che è già"
"Non ti sto chiedendo di fare la spia, voglio semplicemente che mi racconti ciò che hai sentito. Avanti"
"D'accordo" annuisco, sospiro e finalmente riesco a svuotare il sacco "prima, mentre venivo qui, ho sentito qualcuno dire 'al diavolo Lechero, io voglio la mia parte!'... All'inizio non ho riconosciuto la voce, ma quando ho girato l'angolo, ho visto le stesse facce che vedo qui dentro ogni singolo giorno"
"Questo non è possibile" commenta lui, scettico, e così sono costretto ad insistere, per instillare il dubbio nella sua mente.
"Io non ci guadagno a dirti questo, Patròn, io sono un nulla che non diventerà mai nulla di più. Ma quei bellimbusti di cui ti circondi hanno tutto da guadagnare da una tua caduta. Ecco... Spero che con questo siamo pari..." gli stringo per qualche secondo la spalla sinistra, prima di voltarmi per uscire dall'appartamento; riesco ad allontanarmi di pochi passi, però, perché vengo richiamato.
Lechero mi raggiunge e mi appoggia una mano sulla spalla destra.
"Quello che ti ho dato non si ripaga con un solo favore, perciò rifiuto la tua offerta. Tu rimarrai, e sarai le mie orecchie quando io non sarò presente. È tutto chiaro?"
"Si, Patròn, chiarissimo" dico in un sussurro, a testa bassa, per nascondere un sorriso compiaciuto che non riesco più a trattenere.
STAI LEGGENDO
Livin' On A Prayer; Prison Break (✔️)
FanfictionSECONDO LIBRO. "Un sogno non può durare per sempre. Arriva per tutti il momento di svegliarsi e di fare i conti con la realtà. E quel momento, purtroppo, è arrivato anche per me". Dopo due sole settimane, Nicole ritorna a Chicago portando con sé i s...