Mi viene incontro con un sorriso largo, mentre maledico me stessa per non riuscire a fare un passo in avanti e ricambiare il suo entusiasmo.
In un certo senso ho cresciuto Giulietta come se fosse mia figlia, ma non ci ho pensato due volte prima di lasciarla sola in Australia, ad assistere all'arresto del padre, anche se per lei era un fratello.
Cavoli! Ho parlato con lei al telefono spesso, ma guardarla negli occhi e averla davanti in persona mi risulta assai più complicato.
È forse la persona che più ho ferito con la mia 'fuga', e me ne sono resa conto nell'esatto momento in cui sono entrata insieme Louis nel nuovo appartamento a Roma.
Non ho avuto il coraggio di rispondere alle sue chiamate, oltre a quelle dei miei genitori, per un po' di tempo, fino a quando John mi ha consigliato di fare il contrario.«Non voglio farmi gli affari tuoi, Clara, ma Giulietta non ha alcuna colpa in questo mezzo.»-dal tono della sua voce capisco che teme quasi aprire l'argomento.
«Non sono pronta.»-dico schietta, quindi cambio discorso immediatamente:
«Come stai?»-chiedo, interessandomi dopo tanto tempo di come stia il mio migliore amico.
«Bene.»-sospira dall'altra parte della linea, mentre chiedo al cameriere del bar più vicino all'ospedale di prepararmi un caffè senza zucchero.
«Ti va di parlare ad Andrew, è qui e vuole dirti...»-prova a convincermi per l'ennesima volta, ma non lo lascio finire, stringendo i denti:
«Ti devo chiudere il telefono in faccia per caso?»-alzo la voce, minacciandolo, il che lo porta a sospirare di nuovo e posso immaginare come i due stiano scambiando un'occhiata alle mie parole.
Mi pare ovvio che Andrew voglia giustificare Alex e convincermi di ritornare indietro, ma non voglio sentire nessuno difenderlo.
«Giulietta sta chiamando di nuovo.»-osservo lo schermo, per poi spegnere la chiamata per davvero, senza permettergli di salutarmi.«Finalmente sei tornata.»-dice, circondandomi il collo con le braccia.
I suoi ricci mi solleticano la fronte e solo ora mi accorgo di quanto siano cresciuti i suoi capelli, dove intrufolo lo mano per stringerla fino a farla soffocare.
«Finalmente ti abbraccio.»-imito il suo entusiasmo, facendola sorridere, mentre si allontana leggermente.
«Sono i tuoi figli?»-chiede, indicando verso la cucina Noah, ma non appena guardo in quella direzione spalanco gli occhi, notando mio figlio coperto di farina dalla testa ai piedi.
«Scusa, mamma!»-porta le mani davanti alla bocca, sapendo che non riesco a resistere alla sua espressione corrucciata, ma non gli dò il tempo di finire, che porto una mano tra i capelli.
«Che. Stai. Facendo?!»-scandisco ogni parola, alzando il tono della voce verso la fine per farlo sobbalzare e dimenticandomi della presenza di Giulietta di fronte a me.
Mi avvio lentamente verso la sua direzione, facendolo indietreggiare, di pochi passi, mentre la farina cade dai suoi ricci per ogni passo che fa.
«Volevo fare la pizza eh... eh...»-inizia a gesticolare in modo esagerato, mettendo un finto broncio, mentre continuo ad avvicinarmi lentamente, chiedendomi che fine abbia fatto mia madre.
Inizia a balbettare fino a quando non lo sovrasto in tutta la mia altezza, approfittando dei tacchi alti per intimorirlo e pronta a urlargli di andarsi a cambiare, ma non appena apro bocca per parlare, cambia argomento, urlando di botto.
«Ryan è entrato nella lavatrice!»-porta le mani davanti agli occhi, mentre spalanco le palpebre, lasciando sfuggire dalle labbra un gemito di strazio.
«Cosa?!»-esclamo con un filo di voce, stanca e infuriata con mia madre per averli lasciati soli a casa.
«Oh cazzo!»-Giulietta alle mie spalle sembra stupita e divertita allo stesso tempo, mentre mi affretto a raggiungere il bagno con il cuore in gola per la possibilità che possa aver acceso la centrifuga.
«Ryan! Esci subito da lì!»-dico prima ancora di aprire la porta e fortunatamente lo trovo già in procinto di allontanarsi velocemente da quello spazio ristretto.
Eppure lo facevo il più maturo dei due: d'ora in poi devo essere severa anche con lui, a partire da questo esatto momento, ma non mi dà il tempo di spalancare le labbra che mi sorpassa ed esce dalla porta con un'espressione scocciata in viso, come se avessi interrotto qualcosa di davvero divertente.
Ritorno in salotto, dopo aver chiuso la porta alle spalle, sbuffando e continuando a chiedermi dove possa essere finita quella donna.
Sposto gli occhi da Ryan a Noah, per poi avvicinarmi alla sedia più vicina e sedermi su di esso, passando di nuovo le dita tra i capelli, mentre sento Giulietta alle spalle cercare di trattenere una risata, ma poi si arrende e dai suoi passi capisco che si stia avvicinando lentamente.
«Questi sono i miei figli.»-rispondo alla sua domanda, senza lasciarla commentare, mentre lei sia affretta a riempirmi un bicchiere d'acqua, per poi porgermela.
«Grazie.»-dico con un filo di voce, per poi notare che Noah è ancora pietrificato a pochi passi di distanza.
«Aspettami in bagno.»-gli impongo tra i denti, mentre porto il bicchiere alle labbra.
Annuisce rapidamente, facendo cascare altra farina dai ricci, quindi mi affretto ad avvertirlo:«Non toccare la lavatrice!»
Giulietta sobbalza al mio fianco.
«Cinque anni fa non sapevi nemmeno arrabbiarti.»-forma un sorriso, per poi stringersi sulle spalle.
La osservo attentamente mentre prende posto al mio fianco e abbassa gli occhi sul pavimento.
Indossa una maglia larga, come quelle che ammiravo anni fa, mentre i suoi capelli sono cresciuti tanto quanto i miei, infatti le arrivano alla vita.
«Come stai?»-chiedo con un tono di voce basso, mentre lei si porta una ciocca di capelli dietro l'orecchio, sbuffando.
Alza le spalle, ma la sua espressione seria mi aiuta a capire che c'è qualcosa che non va: spalanco leggermente le palpebre quando mi viene in mente l'ipotesi che ora sappia la verità.
Smetto di respirare per un paio di secondi, pensando a come deve essersi sentita quando ha saputo di essere figlia di Alex e non sua sorella.
Deve essersi arrabbiata terribilmente, ricordando il suo caratteraccio, ma allo stesso tempo non credo che Alex abbia potuto o voluto dirle di essere suo padre, anche se il ritorno di Naily non mi sembra una pura coincidenza. Non appena quella donna inizia a dominare i miei pensieri, mi ritorna in mente la scena di ieri mattina.
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Sei Mia, Ragazzina! 2 || ©Tutti i Diritti Riservati
ChickLit◼ TUTTI I DIRITTI RISERVATI! √ Completa Sequel di " Sei mia, ragazzina!" Era una secchiona timida e noiosa, ma fece innamorare l'uomo più ricco, stronzo e tatuato del Bronx.