Capitolo 23

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Lo guardo con la coda dell’occhio prendere posto dalla parte opposta della scrivania, mentre l'avvocato alle mie spalle si affretta a chiudere la porta e sedersi al mio fianco, di fronte ad Alex.
Inizio a pizzicare il palmo di una mano con l'altra, ansiosa come non lo sono mai stata in vita mia, ma allo stesso tempo preoccupata per l'indifferenza di Alex, che ha un'espressione seria e orgogliosa allo stesso tempo.
Non so cosa stia tramando e vorrei prendere l'iniziativa per parlare e finire questo incubo il prima possibile, dato che Adam non si decide di aprire bocca, aggiustandosi gli occhialini più volte, ma quando apro la bocca per fiatare, l'uomo di fronte a me si muove sulla sedia, accomodandosi mentre porta un gomito sul bracciolo della sedia e l'altra mano a massaggiarsi la barba appena visibile.
«Adam ... »-sussulto alla sua voce roca, mentre continua a evitare il mio sguardo, fissando attentamente il mio avvocato: « … permetta che le dia del ‘tu’. »- conclude e alza un angolo della bocca, facendomi socchiudere gli occhi per non capire cosa lo stia prendendo.
«Preferisco essere formale con i miei clienti, ma se la fa sentire a suo agio …»-Adam si volta dalla mia parte, quasi perplesso dalle  di Alex più della sottoscritta : «… possiamo essere confidenziali.»- continua con un sorriso innocente, mentre inizia a picchiettare la cartella con il pollice.
«Il carcere è una brutta bestia.»-muovo la testa di scatto nella direzione di Alex, stupita dal discorso che ha intrapreso, per poi ingoiare il gruppo alla gola, approfittando del fatto che il suo sguardo è rivolto a tutt'altra parte.
Assume un’espressione pensierosa e quasi più seria di prima, sospirando dalle narici e serrando la mascella da farlo apparire minaccioso non solo ai miei occhi, ma anche di fronte all’avvocato che trattiene il respiro pesante.
Il carcere è una brutta bestia.
Lo ha sperimentato lui stesso, passandovi giorno e notte per quattro anni di fila, ma lo dice come se fosse colpa mia, quando in realtà è stata Catherine a chiuderlo in una cella.
Ho sempre convinto me stessa che se lo meritasse, infondo, e che quello era il posto in cui meritava di stare dopo il modo in cui mi ha trattata e i delitti che avrà commesso: ho persino ringraziato più volte quella donna mentalmente per avermi fatto capire chi è il vero Alex.
Un uomo pericoloso, come già è ovvio guardandolo dalla testa ai piedi.
Ma non ho mai smesso di chiedermi cosa stesse facendo, mentre Louis mi portava fuori a cena, o quando ero occupata con i miei pazienti… giorno e notte, per quattro anni di fila. Convincevo me stessa che sicuramente stesse bene, anzi, che molto probabilmente si fosse già fatto tanti amici là dentro, ma allo stesso tempo mi veniva odiosamente la pelle d'oca, pensando che potesse essere in pericolo e qualcuno avesse potuto fargli del male.

Il carcere è una brutta bestia.

Le sue parole si ripetono nella mia testa è mi dimentico della presenza dell'avvocato al mio fianco, desiderosa di sapere il seguito senza accorgermene, anche sapendo che non sono entrata in questo ufficio per sentirlo parlare di lui e compatirlo, ma per liberarmi di questo stronzo entro stasera.
«Quattro anni in prigione non sono tanti.»- osserva l'avvocato, che sta cercando palesemente di ingraziarsi Alex, tenendogli testa con un'aria da uomo simpatico e allegro, ma le mie mani iniziano a tremare e il respiro si fa più irregolare, quando l’uomo d fronte a me ribatte con uno sguardo vuoto:
«Sono abbastanza per rischiare la pelle.»-il cuore mi sale in gola alle sue parole, pronta a chiedergli che cosa intende e cercando di incrociare il suo sguardo.
Mi basta vedere la sua espressione per capire che gli hanno fatto del male e che i quattro anni non sono passati velocemente per lui.
«Ehm… beh, oggi siamo venuti a parlare d'altro.»-Adam si lascia scappare una risatina nervosa, per poi fare per aprire la cartella sulle sue gambe, schioccando la lingua al palato più volte, ma Alex lo sorprende di nuovo, con una voce talmente roca e misteriosa che mi sembra di avere di fronte a me un uomo sconosciuto, per l’ennesima volta:
«Forse ha ragione… »-Alex inclina la testa con un sorriso malizioso, facendomi venire i brividi e aggrottare la fronte, mentre si piega di lato per aprire un cassetto e, senza smettere di guardare il signor Adam, estrae un fascicolo di fogli stampati, tenuti insieme da una graffetta insieme alla fototessera dell'avvocato in alto a sinistra.
« … quattro anni sono pochi, ma la corruzione viene penalizzata con il doppio.»-la voce di Alex riprende a rimbombare nella stanza, quindi corrugo le sopracciglia, allungando il collo per sbirciare sui documenti, ma l’avvocato mi anticipa in una mossa veloce e si appropria del fascicolo, mentre il sorriso gli muore sulle labbra.
«Nove anni sarebbero un tanti per sua moglie.»-uomo di fronte a me conclude soddisfatto, facendomi spalancare le palpebre non appena capisco le sue intenzioni.
Stringo i denti e mi affretto a voltarmi dalla parte del mio presunto avvocato, il quale gira i fogli e legge rapidamente le informazioni che riportano, mentre sbianca in volto, alzandosi dalla sedia lentamente con la testa bassa sui documenti.
Stringo i denti, pronta a saltare al collo ad Alex e prenderlo a schiaffi per la sua stronzaggine: riprendo a guardarlo, incrociando questa volta il suo sguardo divertito, mentre mi fissa con un sopracciglio alzato.
Non appena l’avvocato inizia a balbettare e voltarmi le spalle per avvicinarsi alla porta a passo felpato, spalanco le labbra, alzandomi immediatamente dalla sedia per fermarlo, ma non faccio in tempo a lasciare la sedia che Adam scompare dietro la porta.
Mi blocco sul posto, continuando a fissare il legno dell'entrata mentre stringo le dita in due pugni: non so se sentirmi in imbarazzo per lui e in colpa per come lo ha conciato Alex, o arrabbiata per essermi fidata di lui, mentre una serie di domande si formano nella mia testa.
Come ha fatto Alex a sapere che Adam Stewart sarebbe stato il mio avvocato? Come ha fatto a trovare quelle informazioni per minacciarlo!?
Mi decido di reagire, quindi giro i tacchi per guardarlo in faccia furiosa, ma non appena lo faccio mi accorgo che è nella stessa posizione di prima e con una smorfia talmente divertita che mi rivolge un occhiolino prepotente.
Dalle mie labbra scappa un gemito di strazio, mentre mi avvicino alla scrivania a passo felpato, senza riuscire a trattenere la rabbia.
Mi piego di fronte a lui sul tavolo, poggiando il palmo della mano sul legno freddo e con l’altra gli punto l’indice contro, gonfiando le guance per la furia:
«Tu… »-doveva venire fuori come una minaccia, ma sembra più una supplica: lo sto letteralmente supplicando di smetterla di rovinarmi la vita, ma ciò sembra divertirlo ancor di più, mentre solleva la schiena dallo schienale, portando il busto in avanti fino a poggiare i gomiti sulla scrivania, a pochi centimetri dal mio viso.
Mi trattengo dall’arrossire e fatico a sostenere il suo sguardo, mentre due fossette si formano agli angoli della sua bocca.
Lo guardo alto, ancora piegata davanti ai suoi occhi, pensando a come abbattere il suo orgoglio, mentre mi sembra di vedere i suoi occhi guardare in basso la mia scollatura per un millesimo di secondo.
Ignoro il suo gesto, spalancando le labbra per parlare con una smorfia supplichevole:
«Metti una firma, Alex, ti prego … »- se devo cacciare le lacrime e piagnucolare di fronte a lui per poi non vederlo più per il resto della mia vita, lo farò, pur di ottenere ciò che voglio.
Non abbandona la sua smorfia, mentre allunga la mano per afferrare una penna sulla scrivania affianco alle mie dita, ma le sue parole mi danno la speranza di averlo quasi convinto:
«Posso avere qualcosa in cambio?»-chiede, assumendo un’espressione seria, il che mi porta a dilatare le pupille, non sapendo cosa potrebbe mai volere da me.
« Certo… »- balbetto, leggermente perplessa per essere riuscita a convincerlo senza l'aiuto di un avvocato o di un giudice.
«Qualsiasi cosa?»-insiste, trasformando la sua smorfia in una dispiaciuta e facendomi salire il cuore in gola quando porta la punta della penna sulle mie labbra.
La mia bocca inizia a tremare al tocco gelido, ma i suoi occhi non si allontanano dai miei, mentre muove la penna verso il basso, solleticando la mia pelle scoperta dalla scollatura, fino ad arrivare allo spazio tra i seni.
Faccio per tirarmi indietro e tirargli uno schiaffo, ma i suoi occhi profondi mi tengono incollata al tavolo e le sue parole mi convincono che è l'ultima volta che verrò toccata da lui in questo modo:
«Un ultimo bacio... »-dice con una voce talmente bassa e roca che stento a capire le sue parole, ma un forte peso sul petto mi fa aggrottare la fronte nel sentirglielo dire.

Un ultimo bacio.

Non toccherò mai le sue labbra per il resto della sua vita, il che mi fa rabbrividire istante, mentre muove la penna verso il basso, inserendola sotto il tessuto del mio vestito e tra i miei seni, facendomi perdere il controllo delle mie azioni.
Una parte di me mi dice di scappare via e cercare un altro avvocato, ma non appena faccio per allontanarmi di nuovo e allontanare le sue dita dal mio petto, stringe la penna e la trascina insieme al tessuto del mio abito verso di lui, costringendomi ad avvicinare la mia bocca alla sua.
Dalle mie labbra scappa un sussulto quando lo vedo spalancare le sue per succhiare la mia bocca.
È il nostro ultimo bacio, l'unico modo per salvarmi da Alex…
Non so per quale motivo il mio cuore inizia a battere all’impazzata e inizio a odiare questo bacio prima ancora che le labbra di Alex vengano a contatto con le mie.
Forse lo odio perché non avrei voluto abbassarmi a tanto per lasciare Alex, o forse perché sento già la loro mancanza, dannazione!
Catturo ogni particella del suo sospiro, appropriandomene per l'ultima volta, e pronta a sentire il suo sapore, mentre la sua bocca sfiora la mia, stuzzicando la pelle delle mie labbra.
Non riesco a trattenermi e spingo la testa in avanti, premendo il mento contro il suo e lasciandomi stuzzicare dalla sua barba.
Le sue labbra si incollano alle mie, incastrandosi alla perfezione, ma non dura molto che il morbido della sua bocca preme sempre meno sulle mie fino a quando si allontana del tutto.
Il più semplice bacio che ho ricevuto da Alex. Delicato e a stampo. Il miglior modo, credo, per lasciare alle spalle il passato.
Apro gli occhi lentamente, riprendendomi dal mio stato di trance e notando che già gli occhi di Alex mi fissano attentamente, mentre una fossetta si fa spazio nella sua guancia.
«Domani sera ti passo a prendere.»- ci metto un po’ a realizzare le sue parole, ma quando me ne rendo conto corrugo le sopracciglia.
Se è vero che firma il divorzio domani mattina parto per l'Italia senza pensarci due volte e uscire con Alex sarebbe l'ultimo dei miei piani.
«Come?»-socchiudo gli occhi, pronta a rimanere delusa da ciò che mi dirà, da come mi avverte con il suo sorriso beffardo: «Hai dato la tua parola! Ora firma!»-gli impongo letteralmente con un tono autoritario, ma allo stesso tempo spaventata della reazione che mi spetta assistere, rendendomi conto di essere stata presa in giro per l'ennesima volta.
«Ho detto che ci saremmo separati a patto di avere in cambio un ultimo bacio… »-osserva ovvio, mentre dilato ancor di più le narici e alzo le mani a mezz’aria.
Ci siamo appena baciati nell’ufficio di suo padre e non capisco dove voglia arrivare, ma lo lascio continuare senza interromperlo, mentre mette in mostra i denti perfetti in un sorriso diabolico:
«… dopo quello che ci siamo già dati.»-conclude per spiegarmi, per poi alzarsi dalla sedia lentamente, senza perdere il contatto visivo con le mie pupille, ma non gli do il tempo di aprire bocca che stringo i denti e premo le labbra tra di loro, cercando di ragionare lucidamente nonostante la sua vicinanza.
«Solo una cena?»-mi arrendo con un filo di voce, guardandolo dal basso con diffidenza, ma non annuisce alle mie parole, alzando semplicemente le spalle.
«Solo un bacio.»-alza il mento, assumendo un’espressione seria, anche se so che sta tramando qualcosa dentro di sé e in questo momento vorrei poter entrare nella sua testa per capire quale piano diabolico ha in serbo per la sottoscritta, ma sicuramente il bacio non è l'unica e ultima cosa che vuole da me.
Mi trovo in una situazione talmente sgradevole che mi sembra di non riuscire nemmeno a riempirmi d'aria in questa stanza, sola con lui, e per la prima volta desidero che Naily fosse in questa villa a interromperci e a impedire ad Alex di portarmi fuori.
Continuo a fissarlo, come se in questo modo potessi prevedere come mi umilierà.
« L'ultimo bacio?»-insisto, per accertarmi che non sarà tratta in inganno da lui, ma questa volta sembra essere serio, piegando le labbra verso il basso:
« L'ultimo bacio.»-prova a convincermi e a sciogliere i miei dubbi, il che mi porta ad annuire con una voce bassa e sospettosa:
«A domani.»-mi schiarisco la voce accettando il suo invito, anche se in realtà suonava come un ordine.
So che di lui non mi devo fidare. So che devo stare alla larga da Alex.

Ma voglio anche riportare i gemelli il prima possibile in Italia, al sicuro, e prima che mia madre possa aprire bocca o Alex stesso scopra di essere padre dei miei figli, anche se per farlo devo andare in un appuntamento con lui.

Si è ricordato di invitarmi in un appuntamento dieci anni dopo che ci siamo messi insieme e solo perché gli ho chiesto di divorziare.

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