Capitolo 25

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«Se vuoi me ne vado.»-cerco di riportarlo alla realtà e incrociare i suoi occhi con una smorfia di disgusto.
Capisco al volo dall’acconciatura tipica degli anni ottanta che è la sua segreteria, alla quale a quanto pare il mio messaggio non è stato per niente chiaro.
Sobbalzo e mi pento delle mie parole quando gli occhi di Alex finiscono nei miei, mentre la donna si gira di tre quarti.
Faccio finta di nulla, ma non riesco a non accorgermi del sorriso che Alex cerca di nascondere per mantenere l'espressione dura che lo caratterizzava prima dell’arrivo del cameriere.
«Peggio per te.»-dice con un filo di voce, tanto che fatico a capire.
Mi affretto a prendere dalla mano del cameriere il foglio piegato, per poi scorrere gli occhi nervosa sulla lista dei piatti citati, faticano a trovare qualcosa all'americana, anche se non mi concentro del tutto, sentendo due paia di occhi addosso.
« Il menù della settimana per entrambi.»-la voce roca di Alex mi fa alzare la testa rapidamente, mentre abbasso le sopracciglia quando realizzo che si rivolge al cameriere.
Schiocco la lingua due volte, attirando l'attenzione di quest'ultimo e del uomo seduto di fronte a me:
«Posso scegliere da sola.»-lancio un'occhiataccia ad Alex, il quale ricambia, serrando la mascella.
«Per me… »-scorro gli occhi di nuovo lungo l'elenco, sperando di beccare qualcosa di digeribile e di poche calorie, ma vengo distratta di nuovo dalla segreteria che si alza dal suo posto, strisciando la sedia per terra.
Con una veloce occhiata noto che Alex non le sta fissando il fondoschiena, come avrei immaginato, dato che è quello che questa donna vuole per come si muove al suo fianco, prima di indirizzarsi verso il bagno.
« Il menù della settimana per entrambi.»-Alex ripete al cameriere, lanciandogli un'occhiata d'intesa, palesemente scocciato, ma questa volta non ribatto e lo lascio ordinare anche per me, mentre la sua espressione pervertita di poco fa ritorna ad apparirmi davanti agli occhi.
Non appena ha visto quella donna ha sorriso in un modo che mi ha fatto venir voglia di vomitare sulle scarpe del cameriere, come se mi avesse appena rinfacciato le porcherie che ha fatto con lei nel suo ufficio.
« Com’è l'Italia?»-la sua voce mi fa scuotere la testa e ripore gli occhi nei suoi, finalmente soli dopo l'allontanamento dell'uomo in camicia.
La sua domanda non mi piace, tantomeno le sue sopracciglia abbassate che mi fanno capire quanta amarezza prova per me in questo momento: ha subito toccato un tasto dolente, quando in realtà non avevo intenzione di menzionare il passato stasera, per non innervosirlo al punto di non darmi quel dannato ultimo bacio.
« Com’è la prigione?»-non riesco a trattenermi e rispondo alla sua domanda con un'altra, ma pentendomi subito dopo, anche se non cambia espressione.
Il cuore mi sale in gola quando le parole che ha detto all'avvocato si ripetono nella mia testa, facendomi capire quanto deve aver sofferto là dentro: forse gli hanno anche fatto del male, ma convinco me stessa che Alex non si farebbe mai intimorire da nessuno.
« l’Italia è bellissima.»- mi affretto a rimediare, ma forse era meglio non parlare, dato che la mia affermazione lo porta a dilatare le narici e prendere un profondo respiro.
« Com’è lui?»- insiste a mettermi a disagio, mentre inizia a picchiettare la punta del piede per terra.
Rimango senza fiato, non sapendo come cambiare discorso davanti alla sua espressione.
‘Luis è tutto quello che non sei tu.’- vorrei rispondergli con il suo stesso tono, ma se sapesse che 'lui' è proprio Louis stasera non ritornerei viva a casa.
Louis è un gentiluomo sia in aspetto che interiormente, a differenza di Alex, di cui già in apparenza si può dire che non è l'uomo da presentare ai genitori: non so perché ha aperto questo discorso, quando in realtà non gli è mai importato nulla di me.
Forse non mi amava nemmeno prima di Catherine e molto probabilmente mi sopportava solo per puro divertimento.
Nessuna donna sarebbe capace di tenersi stretto uno come lui, nemmeno Catherine, dato che ha chiamato la polizia per vendicarsi con lui per chissà quale offesa subita.
Alex è uno psicopatico incurabile. È un errore del mio passato che ora ritorno ad affrontare solo per sbarazzarmene una volta per tutte.
«I tuoi genitori si sono trasferiti.»-cambio discorso, non riuscendo a trattenere la curiosità che cerco di tenere a bada dal giorno in cui mia madre ha detto che Tom e Clelia vivono nella mia vecchia casa.
Mi rendo perfettamente conto che sembriamo due sconosciuti che si siedono per la prima volta a parlare, sparando domande a cui nessuno dei due vuole dare una risposta, ma non è una novità, dato che i nostri problemi più grossi non gli abbiamo mai risolto, nemmeno quando vivevamo sotto lo stesso tetto.
Sospira pesantemente, distogliendo gli occhi dai miei, per poi buttare la schiena indietro sullo schienale.
Annuisce con una smorfia in viso, capendo che non ho intenzione di rispondere ai suoi dubbi. Ora è chiaro che mi ha invitata a passare una serata con lui solo perché voleva farsi gli affari miei, ma non gli darò questa soddisfazione, se è questo che va cercando.
« Nella nostra casa.»-insisto di nuovo senza collegare la bocca al cervello e rendendomi conto di averlo detto ad alta voce solo quando oramai è troppo tardi.
«Sì.»-dice, piegando improvvisamente le labbra verso l'alto in un sorriso ironico, per poi continuare senza darmi il tempo di fiatare: « Quella che abbiamo scelto insieme quando ci siamo trasferiti.»-inclina la testa, per seguire i miei occhi che vanno verso il basso, mentre le sue parole mi fanno venire i brividi.
«Con un grande salone e una bella cucina.»-continua, facendomi mordere l'interno della guancia al solo ricordo dell'odore di quella casa.
Era perfetta, anche se ci passavo poco tempo per il lavoro e il modo in cui Alex mi distraeva, trascinandomi nella nostra camera da letto.
Tutto sapeva di me e Alex, il che mi fa serrare la mascella al pensiero che i suoi genitori abbiano preso il nostro posto: sicuramente Clelia ha sostituito il divano angolare dove mi addormentavo abbracciata ad Alex prima ancora che un film iniziasse.
«Aveva anche un grosso cortile, dove avrebbero giocato i nostri figli.»-le sue parole mi fanno scattare la testa verso l'alto, sentendo le gambe tremare per averglielo sentito dire ad alta voce.
… dove avrebbero giocato i nostri figli.
Mi sta torturando l'anima con le sue menzogne, mentre continuo a cascarci come una stupida ragazzina ingenua, quale ero prima che Louis mi aprisse gli occhi.
Se avesse voluto dei figli da me non sarebbe andato a letto con un’altra donna e sicuramente non avrebbe pianificato di mollarmi il giorno del matrimonio.
Vorrei incrociare i suoi occhi per capire la sua espressione, ma non me lo lascia fare, portando un bicchiere colmo di vino alle labbra non appena finisce di parlare, per poi ingerirlo tutto d'un fiato, buttando la testa indietro.
«Te lo ricordi?»-dice con un'ironia che mi fa premere le labbra per il fastidio, ma non riesco a dire una parola, mentre lui mi rifaccia senza alcuna pietà il nostro passato: «Ci abbiamo scopato pochi giorni prima del matrimonio.»-il suo petto fa su e giù, mentre i suoi occhi arrossiscono, iniettandosi di sangue e impedendomi di reggere il suo sguardo omicida.
Inizio a tremare come una fogliolina, non appena sbatte il bicchiere sul tavolo, ma cerco di non darlo a vedere, sapendo che, a prescindere dal modo in cui mi guarda e dalle parole che sputa velenoso… non sarebbe mai capace di farmi del male.
Mi pento di aver accettato questo invito quando inizia ad imprecare a bassa voce, quasi per trattenersi a farmi ancora del male, mentre mantengo lo sguardo fisso sul tavolo, sentendo le gambe diventare molli al ricordo che mi hanno portato le sue parole.

Sei Mia, Ragazzina!  2 || ©Tutti i Diritti RiservatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora