[P.s la prima parte, che ad alcuni è stata visibile, è cambiata perché a me non compariva più, mi dispiace, ma la trama di quanto è già stato pubblicato è la stessa]
«Scusa, mamma!»-alzo la testa verso l'alto di scatto, trattenendo il respiro alle parole del ragazzino poco lontano dal mio posto, per poi stringere le dita intorno alla bottiglia di birra affianco al piatto.
Dannazione, lei ha due figli! Due cazzo di figli fastidiosi!
Mentre io marcivo in carcere e non smettevo di sperare in un perdono da parte sua, lei non ha perso tempo a sostituirmi e formare una famiglia per conto suo. Porto una mano tra i capelli frustrato, cercando di trattenermi dall'alzarmi dal tavolo e allontanarmi il più possibile da lei: se pochi minuti fa pensavo di poter sopportare il fatto che l'unico posto vuoto fosse accanto al suo, ora mi sembra di uscire fuori di testa e miei istinti omicidi si fanno sempre più vivi.
Per la seconda volta dal momento in cui ho capito che fosse madre, mi viene in mente la folle idea che non ci sia un altro uomo che la stia aspettando da dove è venuta, ma che questi due strani esseri siano i miei figli, ma allo stesso modo penso di illudermi e basta, dato che, per quanto disprezzi la donna seduta al mio fianco, so che Clara non sarebbe capace di nascondermi una cosa del genere. Sospiro frustrato per l'ennesima volta, scompigliandomi i capelli in una mossa veloce, mentre continuo a fissare i lineamenti del ragazzino che si affretta a sedersi di nuovo alle parole della madre: ha un faccino così buffo che la prima volta che mi sono scontrato con lui, se non fossi stato appena liberato dal carcere, non sarò riuscito a trattenere una risata per quanto faccia tenerezza.
Ha le guance paffute e due paia di occhi grandi e scuri, sempre così vivaci da farlo assomigliare al Coniglio Bianco. Porta il braccio sottile sulla fronte per spostare i capelli ricci che sembrano un ammasso di molle intrecciate.
Al suo gesto porto istintivamente le dita tra i capelli, senza accorgermi di imitarlo con le labbra spalancate, mentre lui continua a guardare di sottecchi la madre.
Madre. Come ha fatto a diventare madre responsabile se l'ultima volta che l'ho vista nello stanzino di una Chiesa era una fottuta ragazzina innocente? Stringo le dita ai capelli leggermente, per poi abbassare gli occhi, pensando a come deve essere perfetto l'uomo che l'ha lasciata incinta.
Ho esplorato ogni centimetro della sua pelle, rubandole gemiti strozzati e vantandomi di essere il primo e l'unico che avrebbe potuto arrivare ai posti più nascosti del suo corpo, ma ora capisco di essere stato solo il primo.
Butto la testa indietro sorseggiando l'alcool come un matto che vuole ubriacarsi, ma raddrizzo la schiena quando la voce di mia madre inizia a sovrastare quella degli altri invitati, mentre alza un bicchiere di vino e inizia a ringraziare i presenti, come se non si trovasse in mezzo si dipendenti, ma davanti ai suoi soci.
Alzo gli occhi al cielo, per poi allungare la mano e servirmi il più in fretta possibile e ritornare a chiudermi in camera mia per non dovere sopportare la sua vicinanza, ma non appena faccio per afferrare la posata, mi accorgo di sfiorare il braccio scheletrico di Clara.
Al mio tocco sento la sua mano tremare, mentre si affretta ad allontanarla dalla mia e poggiarla sulle ginocchia, abbassando gli occhi all'istante.
Stringo la forchetta, ma non mi fermo, facendo finta di nulla, come se non mi fossi accorto della reazione del suo corpo a un semplice sfioramento.
Sospiro pesantemente, poggiando gli occhi sul suo viso per non perdere la sua espressione timida, almeno per una frazione di secondo: la fisso attentamente come se volessi che nulla sia cambiato sul suo viso, dagli occhi chiarissimi che, dopo dieci anni di relazione con lei, solo ora mi sembrano i più singolari che abbia mai visto.
Le sue labbra le ricordavo meno carnose, ma è dimagrita così tanto che ora emergono dal suo viso pallido.
Sono così maledettamente rosse, ma non sono nascoste da alcun velo di rossetto. Aspetto che sollevi lo sguardo per incrociare di nuovo le sue pozzanghere, anche se avevo pianificato di evitarla.
Sta mandando il mio cervello a puttane dopo solo ventiquattro ore, ma rimando all'indomani il mio piano e aspetto che alzi la testa, mentre faccio di tutto pur di non costringerla a guardarmi, sollevandole il mento. Passano pochi secondi, ma poi si arrende, facendomi sprofondare nelle sue pupille.
Serro la mascella quando assume un'espressione quasi infastidita, gonfiando le guance, ma spalanca gli occhi quando trascino la carne sul suo piatto, spostando le pupille dalla mia mano ai miei occhi rapidamente, mentre sospiro sul suo volto, quasi pentito del mio gesto.
Trattiene un respiro, continuando a guardarmi, per poi portare una ciocca di capelli dietro l'orecchio, mentre le sue guance assumono un colorito rosso e perde il mio contatto visivo, guardandosi intorno, come per assicurarsi che non stiamo al centro dell'attenzione.
Ne approfitto per spostare gli occhi alla sua figura e smettere di ammirarla come un rincoglionito, ma continuo guardarla di sottecchi, mentre porta le mani sulle gambe.
Indossa un vestito corto e ampio che non lascia nulla all'immaginazione, tanto che le sue cosce sottili sono quasi del tutto esposte.
Cazzo, ma non sente freddo! Come fa il coglione che mi ha rimpiazzato a lasciarla indossa stracci del genere? Al solo pensiero che lui l'abbia solo guardata nel modo in cui faccio io in questo esatto momento, mi viene la pelle d'oca.
«Non mangio la carne.»-sussurra con un filo di voce, facendomi venire il respiro corto quando il calore che esce dalla sua bocca si scontra con il mio collo.
Evito di guardarla, stringendo i denti per il suo atteggiamento da donna snob del cazzo, mentre mi allungo sul tavolo per aprire un'altra bottiglia di birra.
«Mangia e stai zitta!»-dico tra i denti, mentre sento il suo sguardo addosso e con la coda dell'occhio la vedo sobbalzare alle mie parole. Si schiarisce la voce, per poi affrettarsi ad afferrare la posata accanto al piatto e divorare ciò l'ho letteralmente costretta a mangiare.
Porto la bottiglia alle labbra, senza smettere di spiarla per assicurarmi che ripulisca il piatto, e avrei continuato a fissarla in quel modo per tutta la serata, ma Naily poggia una ma sulla mia spalla, richiamando di nuovo la mia attenzione.
Ritorna ad aggiustare i miei capelli con le dita, mentre mi rivolge un sorriso tirato : «Sai quanto odio vederli scompigliati.»-alzo gli occhi al cielo, allontanandole dolcemente la mano e fortunatamente viene distratta di nuova dal telefono. Se fare la commessa richiede così tanta devozione, non capisco perché ha scelto questo lavoro e a dieci chilometri di distanza dalla nostra villa.
Inizio a guardarmi in giro con una smorfia di fastidio per le chiacchiere che si scambiano intorno al tavolo, per poi portare gli occhi alla mia destra e notare uno dei figli di Clara fissarmi in modo insistente.
Se l'altro assomiglia al Coniglio Bianco, questo bambino ha un'espressione seria spaventosa per uno della sua età. I suoi occhi vuoti non smettono di studiare le mie mosse mentre sorseggio la birra dalla bottiglia e aggrotto la fronte.
Lo guardo incuriosito mentre allontana gli occhi dalla mia figura per portarli sulle bottigliette di birra sparse di fronte a lui. Trattengo un sorriso quando capisco le sue intenzioni, vedendo il ragazzino allungare il braccio per afferrare il collo di una bottiglia di vetro, per poi stringerla al petto con entrambe le mani piccole, mentre si guarda intorno.
Aggrotto la fronte e alzo un angolo della bocca, ma capisco che va in cerca dell'apribottiglie invano. Dopo poco più die secondi incrocia i miei occhi, quindi li distolgo immediatamente, facendo finta di non averlo spiato, mentre lo guardo di sottecchi scendere dalla sedia e avvicinarsi rapidamente al mio posto, inserendosi nello spazio tra me e Naily.
Mi guarda dal basso con una smorfia da uomo vissuto, per poi prendere un un respiro e iniziare a parlare: «Aprila.»-mi impone letteralmente di aiutarlo, quasi minacciandomi, quindi alzo un sopracciglio e faccio per piegare le labbra in un sorriso che cerco di trattenere, ma raddrizzo la schiena quando la mano di Clara attraversa i miei addominali, toccandomi e facendo impazzire i miei testosteroni, mentre riprende il figlio e prende la bottiglia dalle sue mani.
La sua testa è talmente vicina al mio corpo che sembra essere sul punto di appoggiare la fronte sulla mia spalla, mentre i suoi lunghi capelli morbidi cadono sul mio petto, facendomi venire il respiro corto.
Allontano all'istante la sedia dal tavolo, per alzarmi in piedi rapidamente e voltare le spalle ai presenti sotto il suo maledetto sguardo attento.
Raggiungo le scale prima che la presenza di quella cazzo di donna possa mandare il mio cervello a puttane, quindi passo la mano ai capelli, frustrato del mio stato di uomo rincoglionito.
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Sei Mia, Ragazzina! 2 || ©Tutti i Diritti Riservati
ChickLit◼ TUTTI I DIRITTI RISERVATI! √ Completa Sequel di " Sei mia, ragazzina!" Era una secchiona timida e noiosa, ma fece innamorare l'uomo più ricco, stronzo e tatuato del Bronx.