Capitolo 37

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Mi faccio piccola alle spalle di mio padre, temendo per la prima volta che Alex possa farmi del male, soprattutto dopo aver avuto il coraggio di portare via dall'appartamento dei miei genitori Noah e Ryan.
Alex mi spaventa, ma non riesco a odiarlo: continuo a dare mentalmente la colpa solo a me stessa per tutto il casino che ora devo affrontare, quindi mi limito a stringere le palpebre subito dopo aver visto Alex spintonare mio padre di lato con un braccio, ma non appena mio padre fa per avvicinarsi di nuovo per allontanarlo e inclino la testa verso il basso, pronta a subire il lato peggiore dell’uomo che amo, Alex mi raggiunge a passo felpato, superandomi in tutta la sua altezza, per poi ingabbiare il mio mento tra le dita e costringermi ad alzare la testa in un gesto talmente veloce che faccio fatica a realizzare le sue parole:
«Ti odio con tutto me stesso!»-dice tra i denti, soffermandosi su ogni sillaba e  sospirando freneticamente sul mio viso, ma non faccio in tempo a capire cosa voglia fare che le mie labbra vengono tappate dalla sua bocca.
Spalanco gli occhi a quel contatto, beandomi allo stesso tempo del sapore della sua lingua che spinge contro le mie labbra, per poi chiudere le palpebre e dimenticare all’improvviso come abbiamo fatto ad arrivare a baciarci se fino a pochi secondi fa mi ha esplicitamente fatto capire di volermi far soffrire, portando via i miei gemelli … i nostri gemelli.

Vi dispiace lasciarci soli?» sputa con ironia, senza liberarmi dalla sua presa.
«Divertiti!» ridono, per poi voltare le spalle e allontanarsi, nel momento in cui Alex si fionda di nuovo sulle mie labbra.
Non appena spariscono dalla nostra visuale, Alex allontana la mano dalla mia pelle e la sua bocca dalla mia.
Rimane immobile senza allontanarsi. Sposta lo sguardo dalle mie labbra ai miei occhi, per poi fare un mezzo sorriso.
Non ci penso due volte e alzo la mano per tirargli uno schiaffo in pieno volto.
«Che cazzo!» raddrizza la testa, portandosi una mano sulla guancia.
«Io. Ti. Odio.» scandisco ogni parola con disprezzo.
«Perché ti ho salvato il culo?» urla, contraendo la mascella.

Il rumore che le sue labbra lasciano sulle mie mentre le succhia, avvicinando il mio viso al suo con le dita che intrufola tra i miei capelli, per poi stringerli e farmi scappare un sospiro profondo, rimbomba nelle mie orecchie, ma, anche se per un attimo mi dimentico dei miei genitori che assistono alla scena senza intromettersi e dei miei figli ancora rinchiusi nella macchina di Alex, ritorno alla realtà quando sento il peso della sua bocca sempre più leggero, per poi allontanarsi del tutto con il fiatone, mentre io continuo a trattenere il respiro e guardarlo dal basso, ancora timorosa delle sue intenzioni.
Mantengo le braccia lungo i miei fianchi, mentre le mani di Alex sono ancora nascoste tra le mie ciocche chiare: poggia la fronte sulla mia con gli occhi chiusi, il che fa passare la mia espressione da preoccupata a perplessa, mentre una scia di brividi ripercorre la mia spina dorsale ogni volta che l'aria calda che fuoriesce dalle sue labbra colpisce il mio viso.
Preme le dita intorno alla mia testa di nuovo, mentre vorrei capire a cosa sta pensando in questo momento, se mi sta insultando mentalmente o se cerca di trovare un motivo per perdonarmi, ma decido di non fiatare per chiedergli cosa prova in questo momento, dato che le sue azioni non mi permettono di capirlo: dal momento in cui Naily non ha saputo controllarsi fino a un paio di secondi prima che mi baciasse mi ha dimostrato di disprezzarmi al punto di sbattermi in faccia la richiesta di divorzio, mentre ora lo ritrovo a due millimetri dal mio viso ad accarezzare i miei capelli come se non gli avessi mai tenuto nascosto che Noah e Ryan sono i nostri figli.
«Riprendo anche mia moglie.»-si rivolge di nuovo a mia madre, ma con un tono così basso e roco che solo io riesco a sentirlo, come se volesse condividere questa intenzione solo con me, piuttosto che far assistere i miei genitori al nostro amore.
Mi trattengo dallo spalancare le palpebre alle sue parole, mentre la sua voce riecheggia nella mia testa e riesco finalmente a riempire i polmoni d'aria quando apre gli occhi per farmi sprofondare nelle sue pupille scure.
Non capisco e non riesco a credere che mi abbia perdonata, non dopo il modo in cui si è indirizzato a passo felpato verso di me poco fa, come se fosse in procinto di farmi del male.
La mia pelle trema sotto le sue dita, quando pota entrambe le mani verso il basso, fermandosi sul mio collo senza smettere di guardarmi con una serietà che non mi fa capire se è ancora arrabbiato con me o meno, ma illudo me stessa che mi abbia finalmente  perdonata mentre porta un braccio all’altezza del mio, per poi afferrare il mio gomito e attirarmi dalla sua parte con una presa forte, come se temesse che da un momento all’altro io possa scappare.
Mi lascio trascinare da lui senza chiedermi dove voglia portare me è i gemelli e senza degnare di un’occhiata i miei genitori, ma posso immaginare l'espressione rilassata di mio padre e la smorfia soddisfatta di mia madre.
Lo seguo con la pelle d’oca per la sua mano intorno al mio braccio e per le spalle larghe rilassate che si contraggono per ogni suo minimo movimento.
Butto un sospiro di sollievo, anche se non capisco le intenzioni dell’uomo di fronte a me , ma sicuramente meno spaventata di poco fa, dato che ora i gemelli non rimarranno soli con Alex e questi non ha intenzione di separarmi da loro.
Non appena si accorgono del mio avvicinamento i miei figli assumono un cipiglio, quasi delusi della decisione di Alex di unirmi a loro, come se non avessero notato lo strano atteggiamento del loro padre nei miei confronti e come se non avessero appena saputo di essere suoi figli.
Forse mi guardano perplessi perché hanno realizzato che in tutto questo tempo io li ho mentito spudoratamente, ma il solo pensiero mi fa salire il cuore in gola, mentre entro in macchina non appena le dita di Alex smettono di stringere il mio braccio con così tanta insistenza.
Mi affretto a girarmi dalla parte dei miei figli, tenendo di essere odiata come io ho odiato i miei genitori nel momento in cui Alex mi ha sbattuto in faccia di essere stata adottata.
Mordo l’interno della guancia, pronta a cercare di spiegarmi pure con loro, ma vengo interrotta da Ryan non appena apro bocca per parlare:
«Mamma, doveva essere una giornata tra uomini.»-si lamenta, protraendo il busto in avanti per rimproverarmi e allo stesso modo Noah mette il muso, dimenticandosi completamente della tartaruga tra le sue dita, ma il fatto che non abbiano queste smorfie in viso per la notizia che hanno appena ricevuto da Alex mi rilassa al punto di iniziare a sentirmi a mio agio sul sedile anteriore.
Senza rispondere alle loro lamentele, giro di nuovo la testa in avanti, cercando di evitare gli occhi di Alex quando questi prende posto al mio fianco, di fronte al volante, ma con un'espressione confusa, come se non fosse sicuro della sua decisione, il che aumenta la mia ansa, anche se non smetto di fissare il suo profilo mentre guida fuori dal parcheggio con i muscoli delle braccia tesi in avanti e palesemente contratti, così come i suoi lineamenti definiti.

«Entra.» Il suo sembra un ordine, ma non ribatto, limitandomi a fissarlo mentre si passa la mano tra i capelli.
Sembra nervoso, quindi entro in macchina e cerco di chiudere la portiera.
«Cazzo, sbattila forte!»
Sobbalzo leggermente al suo urlo, mentre si sporge su di me, per riaprire e chiudere con un tonfo assordante la porta.
Solo ora mi accorgo di avere nostalgia  del suo profumo, quindi chiudo gli occhi, mentre il mio naso sprofonda nell’incavo del suo collo. Quando si raddrizza, mi rannicchio il più possibile e abbasso la testa. Cerco di coprire il rossore sulle guance con i capelli, sciogliendo la coda.
Sono trascorsi soltanto pochi minuti da quando siamo partiti, prendo il tempo con il cellulare.
Cerco di distrarmi, scambiando dei messaggi con Tiara.

Lo guardo di sottecchi per un paio di secondi, mentre divoro me stessa con le domande che vorrei porgergli e le risposte che mi do da sola.

Perché hai cambiato idea e mi baci dopo avermi chiesto il divorzio?
Perché mi vuoi anche se ti ho tenuto lontano dai tuoi figli?

«Dove ci stai portando?»-chiedo, invece, con un filo di voce e un tono talmente basso che temo non abbia sentito.
Dopo un paio di secondi di silenzio, infatti, in macchina si sente solo il battito del mio cuore che sembra essere sul punto di uscirmi dal petto, e faccio per ripetere le mie parole, ma non appena spalanco le labbra, la voce roca e rilassata di Alex echeggia in macchina.
«A casa nostra.»-mi lancia una veloce occhiata ipnotizzante che per un momento mi distrae, insieme alla lingua che passa tra le labbra, ma non riesco a non aggrottare la fronte alle sue parole, lasciandolo continuare mentre il respiro si accorcia nel sentirlo parlare in quel modo:

«In Australia.»

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