Epilogo

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« Abbiamo divorziato stamattina.»
Assumo una smorfia di dispiacere e annuisco alle parole di Tiara, cercando di confortarla per quanto posso, ma so come ci si sente stando sul punto di separarsi dall’uomo che si ama:
«Mi dispiace.»-dico con un filo di voce, guardando la sua espressione perplessa sullo schermo, ma si affretta ad interrompermi, alzando le spalle come se non fosse successo nulla:
«Non devi.»-dice con un tono sicuro, anche se so quanto sia affezionata a Josh, ma non la interrompo e la lascio sfogare dall'altra parte della linea: «Tutte le storie sono destinate a finire.»-aggrotto la fronte al suo pessimismo, ma si affretta a riprendere a parlare prima che possa ribattere: «Ma poi ci sono amori come quello che mio fratello prova per te.»-abbassa gli occhi per un istante, mentre mi trattengo dal piegare gli angoli della bocca verso l'alto di fronte a lei nel momento in cui incrocia di nuovo i miei occhi, schiarendosi la voce: «Amori che non finiscono.»-dice con un filo di voce, quasi dicendolo più a sé stessa che a me.
Annuisco mentalmente alle sue parole, prendendo un forte respiro, per poi guardare il vecchio orologio appeso al muro, in attesa dell'arrivo dei gemelli dalla scuola, e accomodarmi sul divano.
Clelia mi ha restituito la casa così come l'avevo lasciata dieci anni fa, e non ci ha pensato molto prima di consegnarmi le chiavi dopo aver viso Alex al mio fianco di fronte al cancello.
Riporto gli occhi sullo schermo, ma non appena mi accorgo che Tiara sta sul punto di piangere, mi affretto a cambiare discorso:
«È da un po’ che non sento Jessica.»-schiarisco la voce, poggiando la testa sul cuscinetto e godendo uno dei pochi attimi di riposo che mi sono permessi a causa del lavoro all’ospedale.
Appena mi ha visto, il primario si è commosso e mi ha esplicitamente detto che il minimo che poteva fare in compenso al casino che avevano combinato i suoi figli era darmi il suo posto all'ospedale di Sydney.
«Da quando Alex ha lasciato l'azienda ad Ash, è diventata sua segreteria.»-sul viso di Tiara spunta un piccolo sorriso, mentre scuote la testa per non so quale ragione, ma non faccio in tempo a imitarla che domanda a sua volta:
«Giulietta ha iniziato a parlare ad Alex?»-chiede, riprendendo la sua espressione seria, ma allargo il sorriso e rispondo prima che finisca di chiedere, mentre scuoto la testa:
«No, ma stamattina ha accettato di farsi accompagnare da lui a scuola.»-affermo entusiasta, mentre il portone viene spalancato e sbattuto subito dopo.
«Sa che Naily è la madre?»-chiede all'improvviso, ma mi limito ad alzare le spalle dispiaciuta, anche se quella donna non mi preoccupa più come la temevo un tempo, dato che il padre l'ha rinchiusa in un convento di suore in California.
Faccio per riprendere a parlare e darle la novità che Foster ci ha comunicato un paio di giorni fa riguardo Naily, ma sobbalzo quando il telefono mi viene tolto di mano da Alex, il quale prende posto sul divano, sdraiandosi sul mio corpo con un ghigno pervertito in volto, mentre lancia il mio telefono per terra.
Senza nemmeno salutarmi si fionda sul mio collo, rubandomi un gemito di sorpresa quando inizia ad afferrare tra i denti il mio collo con l'intenzione di lasciarci un segno scuro sopra:
«Alex!»-provo ad attirare la sua attenzione quando sento un forte bruciore in un punto alla base del mio collo, ma continua a torturare la mia pelle: «I tuoi genitori saranno qui a cena.»-lo ammonisco, ma in tutta risposta grugnisce tra i miei capelli, spostando verso il basso con la punta dell'indice il colletto della mia felpa gigantesca, una delle tante che gli ho rubato nell’armadio.
«Non dovresti essere a lavoro?»-balbetto, trattenendo dei sospiri, ricordandomi che a quest'ora dovrebbe essere nel suo ufficio a fare i soliti design per la stessa azienda in cui lavorava cinque anni fa.
«La mia nuova segretaria finirà al posto mio.»-si decide finalmente di parlare, mentre socchiudo gli occhi alle sue parole e fingo un'espressione perplessa che lo costringe ad alzare la testa all'improvviso, mettendo in mostra le labbra rossissime:
«Avrà almeno sessant'anni!»-alza gli occhi al cielo, per poi affrettarsi a estrarre il telefono dalla tasca: «Se non mi credi, ecco la foto.»- fa per accendere il telefono, ma porto una mano sul suo braccio e lo rassicuro con un'espressione serena:
«Mi fido.»-sussurro sulle sue labbra, ma rimane talmente stupito che mantiene lo sguardo si perso nel mio per un paio di secondi, per poi assumere un'espressione orgogliosa e mostrare le due fossette poco prima di riportare la punta della lingua sulla mia pelle.
Evito di accennare il fatto che, con l’aiuto di suo padre, mi sono informata bene sulla sua nuova assistente, prima ancora che Alex la conoscesse.



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Sei Mia, Ragazzina!  2 || ©Tutti i Diritti RiservatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora