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«Ti serve qualcosa, tesoro?»-la voce fievole di mia madre mi fa capire che è già entrata nella mia camera senza pensarci due volte, ma continuo a non riuscire a fiatare, fissando il documento del divorzio dalla parte opposta del letto mentre porto le ginocchia al petto e ripenso alle sue parole.
È impossibile che abbia reagito in quel modo, negando i suoi figli solo per punirmi: me lo merito e merito anche il divorzio che ho insistito ad avere da lui da quando ho messo piede nel Bronx, ma Noah e Ryan sono innocenti. Si sono affezionati ad Alex come se sapessero già che fosse loro padre, mentre io continuavo a guardarli senza provare alcuna pietà e non smettendo di chiedere la firma da parte di Alex.
Sembra che la situazione si sia ribaltata e che dio io quella che non vuole liberarsi di lui.
«Dove sono i gemelli?»-chiedo a mia madre con un filo di voce, stringendo le ginocchia al petto senza degnarla di un'occhiata, mentre sospira e si siede ai piedi del mio letto con una tazza fumante in mano.
Allunga la mano con il tè caldo verso di me, ma scuoto la testa, guardandola di sottecchi lanciare un'occhiata al foglio bianco.
«Tuo padre gli ha portati a giocare con la tartaruga.»-le sue parole mi tranquillizzano, anche se, dopo avergli parlato, sono sicura che Alex non vorrà riprendersi i suoi figli o far loro del male.
Ciò che temo è che qualcuno possa rivelare anche ai gemelli che Louis non è il loro vero padre: non so come la prenderebbero, ma, anche se sono solo dei bambini, sicuramente non saranno contenti del fatto che li abbia mentito e mi faranno sentire più in colpa di quanto non mi senta già.
Ho deluso tutti, soprattutto l'uomo che amo e i miei figli.
Sobbalzo e alzo la testa di scatto quando sento il campanello suonare, sapendo già che non può essere Louis, dato che è scappato da stamane e ha detto che non sarebbe rientrato entro stasera, quindi aggrotto la fronte e rivolgo un'occhiata a mia madre, che assume un'espressione confusa, ma cerco di non illudere me stessa che si possa trattare di lui, dato che non vuole vedermi per il resto della sua vita.
«Tuo padre sarà ritornato.»-mia madre sbuffa, lamentandosi del fatto che mio padre continua a dimenticarsi le chiavi di casa, per poi sollevarsi dal letto e afferrare di nuovo la maniglia, mentre mi affretto a ritirare le lacrime, prima che i gemelli possano guardarmi in questo stato.
«Che ne dici di uscire dalla villa?»-mia madre sospira, fermandosi ai suoi passi e cercare di convincermi con un tono arreso: «Chiediamo a tuo padre di portarci a fare shopping...»-continua ad insistere invano, quindi mi affretto a disilluderla:
«Mamma, ho bisogno di stare sola.»-cerco di usare un tono il meno distaccato possibile, dato che infondo non è colpa sua se mi ritrovo in questo casino e vuole solo farmi respirare un po' d'aria fresca, ma le mie parole non la tranquillizzano affatto, tanto che si dimentica del tutto di papà che sta alla porta e si avvicina di nuovo al letto con un'espressione severa:
«Figlia mia, devi smetterla di piangerti addosso.»-dice tra i denti, portandomi ad aggrottare la fronte, mentre il suono del campanello si diffonde di nuovo nella casa.
«Non sei una bambina, Clara.»-non smette di guardarmi dritta negli occhi con una smorfia seria, facendomi rabbrividire per la profondità delle sue parole: « Sei una donna con due figli e senza un marito.»-mi sbatte in faccia la realtà che non riuscivo ad ammettere fino al momento in cui Alex mi ha sbattuto in faccia di non voler più avere a che fare con me.
«Pensa ai tuoi figli più di quanto pensi a quell'uomo e fa capire a entrambi che tu ci sei per i tuoi figli, anche se loro padre non vuole esserci, invece di piagnucolare chiudendoti in una camera tua.»-riprende a respirare dopo aver detto tutto d'un fiato, mentre le sue parole si ripetono nella mia testa, facendomi ricordare di essere madre di Noah e Ryan e che li sto trascurando dal momento in cui siamo entrati alla villa, troppo concentrata a risolvere il mio problema con Louis e cercare di separarmi da Alex.
Annuisco lentamente alle parole di mia madre, anche se decido di ricompormi solo dopo che ha deciso di uscire con un'espressione delusa dalla mia camera, quindi mi affretto ad alzarmi dal letto e darmi una veloce occhiata allo specchio per assicurarmi che non ci siano tracce di lacrime asciutte sulle mie guance.
Prendo un forte respiro, mentre penso di seguire il consiglio di mia madre, anche se la mia mano tremante che si avvicina alla porta per spalancarla fa capire come i miei pensieri vadano ancora ad Alex e al foglio sul mio letto, con uno spazio in basso, riservato alla mia firma, ancora vuoto.
Attraverso il salotto della mia casa lentamente, continuando a torturarmi nel ricordare la sua espressione piena di odio nei miei confronti.
Vederlo così arrabbiato non è una novità, ma è sicuramente la prima volta in cui ho capito che non ritornerà da me come ai vecchi tempi.
Dalla sue smorfia corrucciata e pensierosa capisco che qualcosa è cambiato nell'ultima mezz'ora, ma continuo a non capire cosa lo rende così lunatico.
Sapevo che sarebbe ritornato, e lo stavo aspettando, ma credevo di affrontare un uomo arrabbiato e pronto a chiedermi di nuovo perché l'ho inseguito.
Invece Alex sembra perplesso, ma anche sorpreso di vedermi lì, seduta per terra, come se stessi ammirando le stelle in una notte romantica di mezza estate, ma il cielo è completamente oscurato da una serie di nuvole fitte che non non lasciano intravedere nemmeno la luna.
L'unica fonte di luce è la lanterna a cinque metri di distanza, mentre l'erba è così bagnata che sicuramente l'indomani mi salirà la febbre.
Ma era così calmo qua fuori e non ho saputo resistere: tutte le case sono immerse nel buio e non c'è anima viva nei dintorni, nessun rumore, se non il leggero vento che mi scompiglia i capelli.
Stringo le ginocchia al petto e guardo Alex dal basso, non sapendo come iniziare una conversazione normale senza che iniziamo a insultarci a vicenda.
Sento il suo profumo da lontano, mischiato a quello delle magnolie della vicina di casa, che in questa posizione non riesco a vedere per colpa delle alte Rosacee che circondano il mio giardino.
Alzo la testa con un cipiglio quando sento i suoi passi veloci, per poi vederlo inginocchiarsi alla mia altezza e avvicinare velocemente il suo viso al mio.
Non capisco le sue intenzioni fino a quando ritrovo la sua bocca sulla mia, mentre mi spinge indietro con il petto.
Mi fermo ai miei passi quando Noah entra di corsa prima che io possa raggiungere il portone, quindi piego gli angoli della bocca verso l'alto in un sorriso tirato, ma il sorriso mi muore sulle labbra quando mi accorgo che ha una tartaruga in mano.
«Il nonno ha detto che posso tenerlo!»-Noah assume un'espressione allarmata e si affretta a giustificarsi quando nota la mia espressione, quindi sospiro pesantemente, per poi far cadere gli occhi su mio padre alle spalle, che mi guarda con un sorriso innocente, ma non appena mia madre chiude il portone e avanzo verso l'inizio del corridoio per lamentarmi con mio padre, il suono del campanello attira di nuovo la nostra attenzione.
«Non ho mai odiato così tanto il citofono.»-mia madre sussurra, inclinando la testa, ma decido di non intromettermi e incrociare le braccia al petto, guardando Noah dall'alto e pensando a come convincerlo di portare questo animale fuori dall'appartamento.
Lascio Ryan avvicinarsi a mia madre incuriosito, mentre l'altro gemello prova a fare lo stesso per evitarmi, quindi mi affretto a rimproverarlo e separo le labbra nell'esatto momento in cui mia madre spalanca di nuovo la porta, ma alzo la testa di scatto e dilato le pupille quando noto che alla soglia, di fronte a mia madre e Ryan, appare Alex in tutta la sua corporatura minacciosa, con i pugni serrati e due occhi feroci che puntano nella mia direzione, togliendomi il respiro.
Sciolgo le braccia lungo i fianchi quando i miei occhi finiscono sul suo petto che si muove velocemente su e giù, mentre sospira l'aria dalle narici con tanta decisione da farlo apparire sicuramente meno calmo di stamattina.
Avrei preferito dal momento in cui ha saputo la verità trovarmi di fronte a un Alex arrabbiato e pronto a urlarmi in faccia mille insulti, piuttosto che sopportare il suo silenzio e vederlo soffrire dentro di sé senza riuscire a esprimersi.
Ma vedendolo in queste condizioni capisco che sarebbe stato meglio non provocarlo fino a questo punto.
Non ho il coraggio di fare un passo verso di lui, aspettando con il cuore in gola che inizi a spiegare a modo suo il motivo del suo arrivo: all'inizio temo di essere io il suo obiettivo, ma rimango perplessa quando i suoi occhi si spostano in basso, incrociando lo sguardo di Ryan.
Lo guardo attentamente, iniziando a temere che possa prendersela con loro, mentre la sua smorfia rimane la stessa infuriata, anche se i muscoli del suo collo si rilassano leggermente, per poi spostare gli occhi da Ryan a Noah.
Nessuno si azzarda a parlare, nemmeno mio padre alle nostre spalle, e nel corridoio si sentono solo i suoi sospiri e i battiti del mio cuore, che temo possa uscirmi dal petto quando gli occhi di Alex incrociando i miei, facendomi sobbalzare per il disprezzo con cui riprendono a scrutarmi.
Rimango di nuovo impalata di fronte al dolore che gli ho causato, ma trovo il coraggio di corrugare la fronte quando si abbassa all'altezza di Noah e Ryan, afferrando entrambi per il gomito , senza smettere di guardarmi, mentre i gemelli continuano a fissarlo senza spiaccicare parola, il che mi fa capire quanto Alex gli stia spaventando mentre gli avvicina al suo corpo e solleva entrambi in braccio in una mossa veloce.
«Che fai?»-spalanco gli occhi e ringrazio mentalmente mia madre per aver avuto il coraggio di fiatare, mentre mi limito a seguirlo fuori dal portone a passo felpato, in seguito a mia madre.
Il mio cuore batte all'impazzata quando le parole fredde di Alex rispondono ai miei dubbi e si inchiodano nella mia testa: «Riprendo i miei figli.»- l'ultima cosa a cui bado in questo momento è la reazione dei gemelli, mentre mi fermo ai miei passi, talmente scossa e spaventata dalle parole uscite dalla sua bocca che il mio cervello non risponde più alla mia volontà di fermarlo e urlargli contro di non toccare i gemelli, più perturbati di me in questo momento, mentre il mostro che mi ritrovo davanti cammina nella direzione della sua macchina.
Riprendo i miei figli.
Non riuscivo ad accettare il fatto che non si mettesse nei panni del padre dei miei figli, ma ora trattengo il respiro e assistito alla scena in cui vengo privata di Noah e Ryan senza riuscire a muovere un dito per farlo bloccare ai suoi passi.
Era la reazione che temevo e che mi aspettavo dal momento in cui ho iniziato a pensare di dirgli la verità, ma solo ora ne ho la conferma e capisco come ci si senta, mentre i miei occhi si annebbiano e la vista si appanna nell'esatto momento in cui porta i gemelli entrambi perplessi dentro la sua auto.
Ritorna indietro! Non allontanarmi da loro!
Vorrei urlare a gran voce e correre verso di loro per impedire alla macchina di partire, mentre sento mio padre al mio fianco impedire a mia madre di intromettersi, ma raddrizzo la schiena e spalanco gli occhi quando noto che Alex non sale in macchina, ma non appena chiude la portiera dal vetro sovrastante ancora ridotto in mille pezzi, si gira nella mia direzione all'improvviso, per poi iniziare ad avvicinarsi a passo felpato davanti ai miei occhi terrorizzati, mentre mio padre si affretta a posizionarsi di fronte a me per proteggermi.
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Sei Mia, Ragazzina! 2 || ©Tutti i Diritti Riservati
ChickLit◼ TUTTI I DIRITTI RISERVATI! √ Completa Sequel di " Sei mia, ragazzina!" Era una secchiona timida e noiosa, ma fece innamorare l'uomo più ricco, stronzo e tatuato del Bronx.