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Facebook Ema OquSposto gli occhi tra Noah e Ryan, sentendomi fissato da entrambi, ma senza chiedermi cosa ci facciano nella villa, dato che mi sembra palese che abbiano voluto passare del tempo con la nonna.
Ciò che vorrei chiedergli è che fine ha fatto loro madre, non avendola vista per una giornata intera. Sono stato più che chiaro con lei per farle capire che non la lascerò andare ora che so il motivo che ci ha separati.
Non sono riuscito a dormire nemmeno stasera pensando a Catherine e alla possibilità che possa combinare qualche cazzata, dato che ora sa il mio indirizzo, probabilmente grazie al fratello, anche se Louis è un perfettino e non mi passa nemmeno per la festa che possa aver collaborato con Catherine per portare via da me Clara.
Si è innamorato di lei come è successo a me dal primo giorno che ho incrociato i suoi occhi, mentre sputavo in faccia a mio padre parolacce a raffica, e non appena ha trovato l’opportunità di farlo, ha catturato l'occasione ed è diventato il suo eroe, ma il sogno di Louis è già durato abbastanza: gli farò capire che Clara è mia moglie e si pentirà di essersi innamorato di lei.
Ho passato l'intera giornata di ieri chiuso in un ufficio con mio padre, facendogli vedere il messaggio e parlando con il suo vecchio amico australiano Foster via mail, per capire come prosegue l’indagine.
'Se prima il problema era trovare delle prove, ora il problema è trovare Catherine. Quella donna è scomparsa e non riusciamo a rintracciarla.’- ha subito risposto, ma il suo messaggio non ha fatto altro che aumentare la mia preoccupazione.
Foster sarà qui tra un paio di giorni, ma fino ad allora so che l'ansia continuerà a divorarmi.
Mentre sedevo su una sedia girevole continuavo a guardare verso la porta, quasi aspettandomi che da un momento all’altro Clara entrasse, anche solo per farmi vedere di nuovo invano i documenti del divorzio, ma non si è fatto viva, il che mi ha fatto capire che sicuramente stava passando il suo tempo con. Louis.
Se solo si presentasse di fronte a me non so se sarei capace di trattenermi dal prenderlo per il collo, ma, mentre queste immagini violente si ripetono nella mia testa, la voce acuta e allegra di Noah mi riporta alla realtà.
«Vieni al mio compleanno?»-aggrotto la fronte, per poi socchiudere gli occhi quando mi accorgo che mi guarda dritto negli occhi, mentre si affianca al mio piatto, rubandomi la mela dalla mano, per poi portarla alla sua bocca e lasciarci un piccolo morso in confronto al mio, dall’altro lato, con il quale ho divorato il frutto quasi per metà.
Poggia di nuovo la mela sul mio piatto, per poi riprendere a guardarmi dal basso con insistenza.
«Non posso rinunciare a un invito così ufficiale.»- borbotto tra me e me, continuando a fissarlo stupito, mentre Ryan accenna un sorriso, ma si affretta ad assumere un'espressione seria quando si accorge che l'ho beccato.
Si rivolgono entrami a Tiara al mio fianco, mentre Kate alle mie spalle non riesce a fare a meno di ridere.
«Organizzeremo una piccola festicciola.»-dice, ma senza guardarla mi limito ad annuire, interrompendo Noah che porge la stessa domanda a mia sorella.
« Vostra madre sta bene?»-mi schiarisco la voce, abbassando il tono per non farmi sentire e apparire ridicolo di fronte ai presenti, soprattutto a mia sorella e Kate, anche se sono le prime a girarsi dalla mia parte non appena finisco di parlare.
Pochi secondi dopo Noah incrocia i miei occhi, allargando il sorriso, per rinfacciarmi quello che già temevo:
«Sì, è uscita con papà.»-dice così contento che mi viene il mal di testa al solo pensiero che stiano passando del tempo in solitudine.
Stringo la forchetta in mano distogliendo gli occhi da quelli del ragazzino e lasciandolo riprendere a rivolgersi a Tiara.
«Alberto è con loro.»-Kate alle mie spalle sembra avermi letto nel pensiero e si affretta a farmi capire che non sono andati in un appuntamento romantico, ma la presenza del padre di Clara non mi aiuta a tranquillizzarmi del tutto.
«Sono andati a fare delle compere per il compleanno dei gemelli.»-insiste, ma se così fosse avrebbero preso anche Noah e Ryan con loro, invece di lasciarli in compagnia della nonna.
Stringo i denti, per poi lasciare la forchetta e passare una mano tra i capelli, mentre inizio a picchiettare il pavimento con la punta del piede sotto il tavolo.
Osservo mio padre dall’ altra parte del tavolo, intento a chiacchierare con mia madre, per poi spostare di nuovo gli occhi sui gemelli: mi sto facendo delle storielle, sapendo che Kate non mi mentirebbe mai riguardo a cosa combina sua figlia alle mie spalle.
Persino Alberto mi ha aiutato ad avere il nome dell'avvocato pur di non farmi divorziare dalla figlia, quindi cerco di rilassarmi, ma senza smettere di guardare le spalle dei gemelli, che raggiungono la sedia dei miei genitori per continuare a dare l'annuncio del loro grande giorno, mentre nella mia testa si ripete l'immagine di Clara e Louis che si prendono per mano e passeggiano sorridenti nei negozi del Bronx.
Passo la lingua tra le labbra e penso a un modo per far capire a Louis che sta per perdere Clara, anche se lei continua a fingere di preferire la sua compagnia alla mia.
«Vi va di accompagnarmi in palestra?»-alzo la voce per farmi sentire dai due bambini, ma non appena realizzo che quella domanda è uscita dalla mia bocca, impreco tra me e me, maledicendo me stesso per essere così impulsivo.
«Davvero?»-anche se dall'altra estremità del tavolo, riesco a notare gli occhi di Ryan illuminarsi, mentre Noah lancia un urlo e fa un saltello di gioia, come se lo avessi invitato ad andare in un negozio di caramelle.
Il loro entusiasmo, mischiato agli sguardi confusi che si lanciano tra di loro i miei genitori, mi fa alzare dal tavolo e affrettarmi a prendere il telefono in mano per informare Ash di sostituirmi.
I gemelli non chiedono nemmeno il permesso a Kate e, dimenticandosi completamente del compleanno, si precipitano fuori dal portone già aperto, spingendomi di lato.
Lancio una veloce occhiata a Kate per avere il consenso, ma si limita ad annuire e alzare il mento, quasi orgogliosa della mia decisione, quindi seguo i ragazzini verso la mia macchina, guardando i loro ricci fare su e giù nel correre di fronte a me, per poi portare il labbro inferiore tra i denti e trattenere un sorriso, pensando all'espressione di Clara quando verrà a sapere che i suoi figli hanno passato un'intera giornata con me.
«Ehm… »-accendo la macchina, dopo essermi assicurato di aver inviato il messaggio ad Ash, per poi schiarirmi la voce, mentre i gemelli prendono posto entrambi al mio fianco, su uno stesso sedile.
Mi affretto a inclinare il busto verso di loro per aiutarli ad allacciare la cintura di sicurezza, per poi raddrizzare la schiena e uscire dal parcheggio, ma prima di poter riprendere a parlare Ryan mi anticipa:
«Perché tu non lo fai?»-incrocio i suoi occhi per un millesimo di secondo, confuso dalle sue parole, ma capisco che si riferisce alla cintura, quindi mi limito a rispondere, alzando le spalle:
«Sono un uomo grande… »-faccio per spiegargli, riportando gli occhi sulla strada, ma mi interrompe di nuovo:
«Anch’io!»-dice con un tono ovvio, quindi mi trattengo dall'alzare gli occhi al cielo e accontentarlo, inclinando la testa mentre con una mano privo entrambi della cintura.
Con la coda dell’occhio noto che assume un’espressione soddisfatta, mentre Noah alza la testa nella mia direzione, guardandomi quasi spaventato:
«La mamma si arrabbierebbe.»-osserva, portando una mano davanti alla bocca con una smorfia talmente buffa, quasi volendo rimproverarmi, che non riesco a trattenermi dall'alzare gli angoli della bocca in un sorriso sincero.
«Non lo verrà a sapere.»-lo assicuro, allungando un braccio nella sua direzione per scompigliarli i capelli ridicoli, ma continuando a guardare la strada di fronte a me: « Piuttosto, ditemi … »-riprendo a parlare quando mi accorgo che siamo vicini all'edificio della palestra che non vedo da dieci anni, ma dove sono cresciuto Andrew e George: un tempo ho persino pensato di poter iniziare una carriera professionale da pugile, ma sono finito per passare tutti i giorni dodici ore su una sedia e con una cravatta intorno al collo.
« Cosa vorreste per il vostro compleanno?»- è la seconda volta che oggi i gemelli mi fanno sparare una cazzata: non ho mai fatto un regalo a nessuno, nemmeno a Clara, mentre ora sono interessato a spendere una fortuna per due ragazzini fastidiosi.
«Mio padre mi compra un gigantesco peluche a forma di tartaruga.»-Noah prende la parola, mostrandosi assai entusiasta, ma il suo modo di ricordare ed elogiare il padre così spesso mi fa serrare la mascella. Questo bambino è folle: vorrebbe un rettile come animale domestico, come se non sapesse cosa sia un cagnolino o un gattino.
Alzo un sopracciglio al suo entusiasmo, ma decido di non stuzzicarlo, lanciando di nuovo un'occhiata veloce a Ryan.
«E tu?»-chiedo con una voce talmente bassa che lo vedo sobbalzare, come se lo avessi risvegliato dai pensieri, ma subito dopo alza la testa, mentre parcheggio l'auto di fronte al portone di vetro.
Mi fissa con tanta insistenza che per un attimo mi fa sentire a disagio, ma dopo un paio di secondi distoglie gli occhi e alza le spalle, girando le spalle per aprire la portiera.
Socchiudo gli occhi al suo strano atteggiamento, mentre lo imito, lasciando le chiavi in macchina, per poi sbattere la portiera alle spalle.
Faccio un cenno con la testa a entrambi per dirgli di seguirmi, ma Noah non mi dà retta, avanzando rapidamente verso l'entrata senza segnarmi di un'occhiata e facendomi capire che non sarà facile tenerlo sotto controllo per il resto della giornata.
Infilo le mani nelle tasche dei jeans, per poi assicurarmi di sottecchi che l'altro stia ancora al mio fianco: sembra studiarmi attentamente con le sopracciglia aggrottate, per poi imitare il mio gesto e inserire le mani nelle tasche anteriori dei suoi pantaloni.
Trattengo un sorriso e scuoto la testa, mentre ci addentriamo lentamente, ma spalanco gli occhi quando vedo Noah cercare di trascinare fuori dal suo alto posto dei pesi gialli di almeno una cinquantina di chili.
Prima che possa raggiungerlo uno dei clienti della palestra si affretta ad anticiparmi, quindi alzo il mento per ringraziarlo e aspetto che si allontani di nuovo, prima di alzare gli occhi al cielo.
«Voglio provare!»-Noah si affretta a piangere i piedi per terra, facendomi assumere una smorfia, ma lo accontento lo stesso, indicandogli la panca dei pesi al suo fianco.
«Sdraiati.»-dico, mentre Ryan si affretta a unirsi al fratello, posizionandosi con le spalle sulla panca.
«Alzate le braccia e chiudete gli occhi.»-suggerisco, allargando il sorriso mentre afferro i pesi con entrambe le mani, mentre i pochi presenti che mi circondano mi guardano come se fossi folle.
Poggio l’asta metallica sulle loro mani e si affrettano ad afferrarla tra le dita piccolissime, chiudendo gli occhi come avevo suggerito.
«Adesso potete sollevarlo.»-dico, ma continuo a reggere l'attrezzo e a far credere a entrambi che stanno facendo tutto da soli, mentre stringono gli occhi e fingono di sforzarsi per portare i pesi in alto.
«Sono leggerissimi!»-Ryan inizia a vantarsi, facendomi scappare una leggera risata, ma mi affretto a poggiare di nuovo il peso in alto, costringendo entrambi ad aprire gli occhi: «Penso che basti.»-continuo a ridere, mentre i due lasciano rapidamente la panca e si avvicinano alle cyclette a pochi passi di distanza, per poi farmi correre da un attrezzo a un altro per il resto della giornata e facendomi pentire di non averli portati a un negozio di caramelle per davvero.
Il mio petto fa su e giù, ma Ryan continua a tirare pugni a vuoto al sacco da boxe, mentre lo mantengo in braccio per raggiungere l'altezza dell’attrezzo.
Non appena sento il telefono vibrare nella tasca ne approfitto e chiedo all'istruttore libero a noi vicino di sostituirmi, mentre l'altro rincorre Noah dall'altra parte della palestra.
Non appena leggo il nome di Tiara sullo schermo aggrotto la fronte e mi affretto a rispondere:
«Tiara?»-è forse la prima volta in dieci anni che mia sorella mi chiama al telefono, ma capisco il motivo quando a rispondere non è Tiara, ma Clara…
«Dove sono i miei figli?»-spalanco le palpebre, ma non riesco a non sorridere quando sento la sua voce arrabbiata dall’altra parte della linea.
«Hai sentito la mia mancanza, piccola?»-passo una mano tra i capelli sudati, per poi alzare un sopracciglio, come se mi potesse vedere.
«Non ho sentito la tua mancanza, ma dei miei figli.»-risponde con un tono tagliente che mi diverte al punto di scoppiare a ridere, mentre immagino la sua espressione frustrata e le guance gonfie per la frustrazione.
«Louis si è infuriato.»-lo dice come se in questo modo mi potesse convincere a ritornare a casa, ma sa meglio di me che godo delle sue parole, anche se la sua voce tremante mi fa assumere un'espressione seria.
«Digli che tra un po’ saremo a casa.»-stringo i denti, per poi riprendere a parlare senza darle il tempo di chiudere la chiamata: «E che sia lui a presentarsi.»-stringo i pugni, immaginando di avere di fronte la faccia da schiaffi di quel professore da due soldi, ma so che non lo farà e che sarà lei a venire a farmi visita.
Chiedo all'istruttore più lontano di avvicinarsi con Noah, ringraziandolo con una pacca alla spalla davanti agli occhi attenti dei gemelli, che si avvicinano senza proferire parola, ma dalle loro espressioni capisco che non vogliono ritornare a casa.
Gli accontenterei se non fossero le nove di sera e se non avessero mangiato altro che dei corndogs fatti male dal fast-food di fronte alla palestra.
Mi seguono rassegnati, ma non appena entriamo in macchina cerco di alzare a entrambi l'umore, anche se mi hanno stancato a tal punto che potrei addormentarmi in piedi.
«Perché hai così tanti tatuaggi?»-Ryan mi sorprende sempre con le sue domande, mentre accendo il motore e controllo la strada prima di uscire dal parcheggio.
«È figo.»-alzo le spalle, lanciandogli un’occhiata veloce prima di iniziare a guidare per le strade del quartiere.
«’Figo’?»-chiedono all'unisono, assumendo delle smorfie confuse e facendomi alzare gli occhi al cielo.
«Ecco perché dovete passare più tempo con me.»-borbotto tra me e me, per poi affrettarmi a rispondere per non continuare ad essere fissato in un modo così surreale da entrambi.
«Significa ‘bello’.»-passo la lingua tra le labbra, per poi ripetere: «Avere molti tatuaggi è bello.»
«Figo.»-Ryan ripete a Noah, distogliendo l'attenzione da me, quindi ne approfitto per concentrarmi alla guida fino a quando non raggiungo il cancello che circonda la mia villa.
Penso mentalmente alla smorfia di Clara non appena vedrà a prendere i gemelli, e non riesco a fare a meno di mordere l'interno dell'angolo della bocca all'idea di riaverla a di nuovo a pochi centimetri di distanza.
Spalanco le palpebre quando la vedo già in piedi al mio solito parcheggio, mentre fa avanti e indietro con un'espressione nervoso.
Allargo il sorriso quando mi accorgo che ha i capelli legati in una coda alta, il che mi permette di avere una migliore visuale del suo collo e della sua scollatura, ma il sorriso mi muore sulle labbra quando noto che indossa di nuovo uno di quegli abitini costosi che non le si addicono e quando i miei occhi finiscono sulla figura dell'uomo al suo fianco.
Non appena lo vedo di fronte alla macchina le mie mani iniziano a tremare per la voglia di saltargli addosso e lasciarlo senza sensi per terra, ma mi limito a stringere il volante e chiudere gli occhi nell'esatto momento in cui fermo la macchina, pensando alla presenza dei ragazzini, che non voglio terrorizzare, e di Clara, che proprio due sere fa mi sbattuto in faccia di amarmi.
Devo controllarmi fino a quando non avrò trovato una soluzione è un modo per convincere Clara a lsciare Louis, quindi decido di uscire dalla macchina con un'espressione neutrale, incrociando all’istante lo sguardo preoccupato di Clara, per poi soffermarmi sulla faccia di Louis al suo fianco.
Quest'uomo ha lasciato incinta la mia donna, approfittando del fatto che ero rinchiuso in una cella, mentre ora non ha il coraggio di guardarmi dritto negli occhi.
È così vigliacco, cazzo! Non capisco come abbia fa a vedere in lui l'uomo con cui passare il resto della vita, ma è meglio se non incrocia i miei occhi, altrimenti avrei già scatenato un putiferio.
Sento la vena del mio collo gonfiarsi, mentre percepisco gli occhi di Clara spostarsi da me all’uomo al suo fianco, ma poi si affretta ad abbassarsi all’altezza dei gemelli, quindi distolgo gli occhi dalla figura esile di Louis per guardare in basso i ragazzini saltare al collo di Clara.
«Andiamo.»- quest’ultima alza la testa verso Louis, afferrando Noah per mano, ma non appena fa per andarsene e lasciarmi con un vuoto nello stomaco senza segnarmi di un’occhiata, la voce di Ryan interrompe il silenzio:
«Grazie, Alex.»-dice con un tono così serio che la sua potrebbe sembrare una minaccia, ma mi sforzo ad alzare una mano quando noto un sorriso formarsi sulle sue labbra.
«Grazie, Alex!»-Noah muove la manina freneticamente, ma i miei occhi sono già rivolti a Clara, che serra la mascella per un'istante e, senza smettere di guardarmi, allunga una mano verso Louis al suo fianco e incrocia le sue dita a quelle dell'altro, per poi voltarmi di nuovo le spalle e riprendere a camminare verso la sua casa, lasciandomi con la fronte aggrottata di fronte a quella scena.
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Sei Mia, Ragazzina! 2 || ©Tutti i Diritti Riservati
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