Capitolo 14

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Buona lettura💚💙💚

«Buonasera.»-lo sorpasso mentre rivolgo un saluto cordiale agli uomini seduti intorno a un grosso tavolo, alternati a donne che mi guardano dalla testa ai piedi con aria arrogante.
Assumo un cipiglio, per poi schiarirmi la voce, completamente distratta dalle mani di Alex, che mi sembra di avere ancora  addosso lunga la gamba, e il morbido delle sue labbra carnose intorno alle mie.
Rivivo quel momento ad occhi aperti, mentre porto una ciocca di capelli dietro l’orecchio davanti agli occhi attenti dei presenti, per poi prendere posto sull'unica  sedia vuota affianco al posto di Alex.
Porto una mano sul mento, sentendo la barba di Alex pizzicare ancora la mia pelle, anche se si trova ad almeno una decina di metri di distanza, essendo rimasto impalato sul posto.
Abbasso la testa sul piatto vuoto, dopo che il mio saluto viene ricambiato, per poi prendere un forte respiro, ma corrugo le sopracciglia e inizio a tossire per l'odore pungente di bruciato che riempie le mie narici. Sposto la testa di lato, per poi incrociare gli occhi di un uomo anziano, che, non appena si accorge del mio gesto, piega le labbra in un sorriso, mettendo in mostra i denti giallognoli.
Riporto gli occhi in basso, iniziando già a sentirmi a disagio di fronte ai soci di Tom, prima di quanto aspettassi, ma i passi pesanti di Alex alle mie spalle mi fanno capire che finalmente ha deciso di avvicinarsi, dandomi un minimo di conforto.
Butto un sospiro di sollievo quando trascina la sedia lontano dal tavolo, per poi riprendere il discorso che ho interrotto, ora però, più sicuro di se e con un sorriso a trentadue denti in volto:
«Questa cena è tanto importante per me, quanto lo è per voi.»-inizia a dire con un tono deciso, facendomi venire i brividi per quanto appare serio in questo momento, mentre porto la testa in alto per guardarlo attentamente.
È palese che odi fare l'impresario, e temo che non riuscirà a stare seduto in un ufficio per più di cinque minuti.
Ma non capisco perché e come Tom abbia pensato di affidargli un incarico così importante, dandogli il suo posto, mentre lui ha intenzione di vivere in Australia per il resto della sua vita.
Osservo le sue labbra incresparsi mentre parla agli uomini che lo ascoltano attentamente, ma quando mi accorgo di starle a fissare con la bocca aperta, cerco di distrarmi, spostando l'attenzione sulla sua barba pungente, il che mi porta a ripensare al momento in cui si è attaccato alle mie labbra, quindi scuoto la testa per abbassare gli occhi alle sue spalle larghe coperte da una giacca elegante.

Finisco di aggiustare la sua camicia, per poi ritornare a guardarlo negli occhi, notando che ha il labbro inferiore tra i denti:
«Ti amo, Alex.»-sussurro, mentre lui annuisce alle mie parole, come se stesse aspettando che le pronunciarsi, per poi avvicinarsi alla mia fronte e lasciare un bacio duraturo che mi porta a chiudere gli occhi.
Non mi abituerò mai all'idea di avere Alex tutto per me, e sarò sempre gelosa di lui quando i suoi occhi finiranno casualmente su un'altra donna.
Per un periodo ho pensato di averlo perso, ma da allora ho capito che non mi libererò mai di lui.
Lo spingo indietro, poggiando le mani sul suo petto:
«Mia madre sarà qui a momenti!»-dico tra i denti, e per fortuna non ribatte, limitandosi ad alzare le mani in segno di resa.
Incrocio le sue pozzanghere di un nero brillante, ma non mi dà il tempo di saltargli di nuovo al collo che mi volta le spalle larghe e si avvia verso la porta.

Scuoto la testa, arrendendomi, per poi abbassare gli occhi sul grembo, iniziando a picchiettare la coscia con l’indice: ogni parte del corpo di Alex conserva un ricordo del nostro passato e non posso fare a meno di sentirmi in ansia al suo fianco.
«Mio padre ha mantenuto in piedi l'azienda per anni e ora tocca a me farlo.»-fingo una risata sonora per interromperlo volutamente prima ancora che possa finire di parlare.
La sua voce diventa sempre più bassa mentre sento tante paia di occhi addosso, attirando l’attenzione dei presenti che mi guardano con delle espressioni stupite o incuriosite.
Alex si schiarisce la voce, facendomi rabbrividire per averlo già fatto arrabbiare, ma non mi tiro indietro e alzo la testa per incrociare i suoi occhi, ancora teatralmente divertita:
«Ti faccio ridere, tesoro?»-alza un sopracciglio, imitando il mio finto sorriso innocente, ma le sue dita stringono il bicchiere tanto che le sue noche diventano bianche.
Leggo il fastidio nei suoi occhi, ma più la vena del collo di Alex diventa evidente, più godo della situazione e vengo incoraggiata per continuare a provocarlo, facendogli fare una brutta figura davanti ai suoi soci nel farlo apparire un uomo per nulla capace di assumersi una grande responsabilità come questa.
«Scusa amore, ma è davvero strano vederti serio.»-fingo di trattenere di nuovo una risata, mentre in tavola si diffonde un chiacchiericcio fastidioso: gli uomini si guardano tra di loro, quasi iniziando a diffidare di Alex come avrei voluto che si preoccupassero.
Ma infondo le mie parole sono fondate: il lavoro perfetto per Alex è quello di passare da una donna all’altra e sicuramente non è degno di un lavoro impegnativo come quello che ha deciso di svolgere.
La serietà e Alex sono un ossimoro, ed è stato lui a dimostrarmi più volte di essere lunatico all’ennesima potenza.

Non ribatte, il che mi aiuta a capire che non è ubriaco, ma il suo comportamento mi preoccupa: mi sta prendendo per i fondelli come fino a poche settimane fa, quindi devo reagire, non posso permettergli di divertirsi con me; infondo si è già divertito abbastanza.
Porto sulle labbra un mini cupcake al frutto della passione, per poi lasciarlo tra le labbra mentre faccio per aggiustare il cuscino con una mano e cercare il telecomando con l'altra.
«Infatti sono pazzo!»-con un passo veloce lo trovo a cavalcioni sul mio corpo, mentre mi costringe a sdraiarmi
Spalanco gli occhi e vorrei urlarli di allontanarsi, ma il dolce tra i denti me lo impedisce, quindi provo a mandarlo via poggiando i palmi delle mani sul suo petto, ma afferra entrambi i miei polsi e mi blocca le mani ai lati della mia testa.
Gemo arrabbiata per formulare una parola invano e se ne accorge:
«Non ti sto capendo, è colpa di questo pasticcino.
Aspetta, ti aiuto.»-corrugo la fronte ormai furiosa, mentre la sua intimità spinge contro la mia e le sue dita si intersecano a quelle della mia mano.
Non capisco le sue intenzioni fino a quando non si abbassa sul mio volto e porta la bocca verso il dolcetto tra i miei denti..

Dilata le narici per soffiare l'aria come un toro infuriato, ma faccio di tutto pur di non mostrarmi intimorita dalla sua espressione minacciosa, mentre mantengo il contatto visivo con i suoi occhi scurissimi che mi anticipano la sua vendetta.
So che non si lascerà umiliare facilmente stasera, quindi mi preparo a sopportare il peggio, soprattutto nel momento in cui alza un angolo della bocca in alto.
Il sorriso mi muore sulle labbra, mentre i camerieri arrivano per riempire i nostri piatti, quando riprende a parlare e fingere che nulla sia successo, mentre io speravo di farlo incavolare al punto di iniziare a dare fuori di matto.
«Comunque …»-una leggera risata lascia le sue labbra, per poi riprendere il suo monologo nelle vesti di un uomo serio per smentire le mie parole:
«Se mio padre ha lavorato tanto per questa impresa, io mi impegnerò il doppio.»-prende una grande boccata  d'aria, davanti agli sguardi insistenti dei suoi futuri soci: «Se mio padre passava le giornate sui documenti, io passerò anche le notti in ufficio.»-alzo gli occhi al cielo, accorgendomi di come sta riuscendo a convincere chi ci circonda dal modo in cui annuiscono alle sue parole.
«Se mio padre è stato tollerante, io non lo sarò.»-si sofferma sulle ultime parole, passando gli occhi da un uomo all’altro con la mascella serrata, per poi poggiare gli occhi sui miei, facendomi capire che il suo messaggio è indirizzato anche alla sottoscritta, ma le sue minacce sono l'ultima cosa che mi preoccupa in questo momento, mentre abbasso la testa sul piatto, ora colmo di una sottospecie di zuppa a base di pesce.
Afferro il cucchiaio in silenzio, sotto gli applausi che si alzano intorno al tavolo, mentre Alex si abbassa alla mia sinistra, sospirando pesantemente vicino al lobo del mio orecchio apposta, per poi sedersi con un sorriso soddisfatto sulle labbra.
È ovvio che mi serve un argomento più forte per metterlo in difficoltà davanti a uomini che sicuramente si fidano della scelta di Tom.



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