«Devi andare al bagno?»-la voce di Naily sdraiata al mio fianco risulta talmente amara che stento a riconoscerla, ma cerco di non farle capire nulla, quindi mi limito ad annuire nervosamente, non sapendo che fosse ancora sveglia.
Sposto le coperte, per poi alzarmi in piedi con il telefono in mano, toccando il pavimento ghiacciato con la pianta del piede.
Mentre trovo i vestiti sparpagliati per terra penso a cosa stia facendo Clara in questo momento: l'ho letteralmente obbligata a presentarsi a mezzanotte al parcheggio con l'idea che questa volta non potrà rifiutarmi e mi lascerà spogliarla nella mia macchina senza ribattere.
Mordo il labbro inferiore mentre esco dalla mia camera buia lentamente, anche se Naily mi ha già beccato e continua a fissarmi con la coda dell’occhio.
Non so perché non le ho ancora detto di preparare le valigie e ritornare a casa di suo padre, ma sento un pizzico di colpevolezza, dato che sarebbe la seconda volta che la lascio per non provare nulla per lei.
Naily ha sostituito Clara per tutti questi anni, m ciò non toglie che Clara viveva in una menzogna, insieme a me, che ho iniziato a odiarla ingiustamente: Louis e Naily sono un errore per entrambi e se la scorsa notte non sono stato chiaro con Clara per farle capire che il prima possibile ritornerà ad essere mia, oggi lo farò senza pensarci due volte.
«Alex!»- non appena attraverso la metà del corridoio mi sento chiamare da una voce maschile alle mie spalle, ma mi accorgo che è mio padre solo dopo aver lancia un sussulto di spavento:
«Cazzo!»-mi scappa prima che me ne renda conto, ma poi abbasso di nuovo le spalle, voltando la testa dalla parte di mio padre, chiedendomi cosa ci faccia sveglio e in piedi fuori dalla sua camera.
«Seguimi.»-dice con una voce assonnata, come se si fosse appena svegliato, quindi socchiudo gli occhi, accontentandolo, ma preoccupato per la sua espressione seria, mentre ci avviamo verso l'ufficio.
Le poche volte che mi capita di parlare con lui è perché vuole sapere come vanno gli affari dell'azienda o sulla questione di Catherine:
«Tra un paio di giorni io e tua madre ritorniamo in Australia.»-prende posto sulla sedia, accendendo il computer, ma senza distogliere gli occhi dai miei.
Annuisco alle sue parole, non capendo cosa ci sia di nuovo, dato che ne ero già al corrente:
«Essere uscito in pensione ti ha fatto bene.»-osservo per alleggerire la situazione, per poi continuare, alzando un angolo della bocca: «Non sei costretto a controllare il mio lavoro per l'azienda. So badare a quei bastardi.»-ora è lui ad annuire alle mie parole, ma la sua smorfia mi fa capire che non era ciò di cui voleva parlarmi.
«Catherine è morta.»-dice tutto d'un tratto, girando il computer dalla mia parte per farmi vedere le foto inviate da Foster.
Le sue parole echeggiano nella mia testa mentre spalanco le palpebre, alzandomi in piedi davanti ai suoi occhi attenti: porto una mano tra i capelli, afferrandogli tra le dita e tirandoli leggermente, per poi assumere una smorfia di disgusto quando i miei occhi scorrono le diverse immagini sullo schermo.
Mi allontano dalla sedia, facendo dei passi in avanti, per poi ritornare indietro ansioso, con una mano sotto il mento per massaggiare l’accenno di barba ansioso.
«Quando è successo?»-per la prima volta in tutta la mia vita la mia voce viene fuori tremante e una strana sensazione mi attraversa il petto.
Catherine è morta.
«Dalla biopsia hanno ricavato che deve essere stata sepolta una decina di giorni fa, ma Foster non sa chi possa essere stato.»-annuisco alle sue parole, mentre i miei occhi finiscono accidentalmente di nuovo sullo schermo.
«Pensano che sia stato io?»-chiedo senza pensarci due volte, ma mio padre aggrotta la fronte e scuote la testa lentamente.
«Il problema è un altro.»-si affretta a dire, incrociando le gambe sulla sedia, ma senza muovere un ciglio.
Il problema è che Catherine è stata uccisa e io ho ricevuto un messaggio da lei solo un paio di giorni fa.
«Spegni questo cazzo di computer!»-scatto prima che possa chiarirmi, distogliendo di nuovo gli occhi dallo schermo.
Gira il computer dalla sua parte, sospirando per la mia reazione, per poi riprendere a parlare, schiarendosi la voce:
«Il problema è che c'è un uccisore.»- si limita a dire, il che mi porta ad alzare le braccia a mezz’aria:
«Sul serio?»-chiedo ironico, ma subito dopo spalanco gli occhi, mentre il messaggio mi ritorna in mente.
«Potrebbe essere stato lui ad aver costretto Catherine a denunciarti.»- l'ipotesi di mio padre non è del tutto assurda, ma la faccio apparire tale per non farlo preoccupare e decido anche di non menzionare il messaggio che ho ricevuto da ‘Catherine’ dopo che è morta.
Ma chi può avercela con me? Quattro anni fa ho cercato di capire se tra Catherine e George ci potesse essere qualche legame, ma non ho trovato traccia di collaborazione tra i due: può darsi che davvero si conoscevano e ora George ha il suo telefono in mano.
Ma nemmeno George avrebbe motivo di minacciarmi.
«Foster verrà nel Bronx per fare una serie di indagini. Anche il fratello di Catherine può… »-scoppio a ridere amaramente alle sue parole, alzandomi di nuovo dalla sedia e voltando le spalle a mio padre.
« L'assassino non ha niente a che fare con me.»-dico deciso, interrompendolo prima che possa continuare a rovinare i miei progetti: da quando Clara ha pianto a due centimetri dalla mia faccia, dicendo di amarmi, non ho fatto altro che sognare il mio futuro con lei, una nuova casa tutta nostra e una vita tranquilla, lontano dai guai e da tipi come George o l'assassino di Catherine.
Sbatto la porta alle spalle, frustrato dalla notizia di mio padre, come se fosse colpa sua che quella donna è stata uccisa.
Accendo il telefono nello scendere le scale per guardare l'ora e capire se è già passata mezzanotte.
11:57
Butto un sospiro di sollievo, senza riuscire a riempire i polmoni d’aria, cercando di nascondere il mio nervosismo per non far capire nulla a Clara.
Non deve sapere che Catherine è morta e non deve vivere in ansia, come io continuerò a vivere fino a quando non si verrà a sapere l'autore dell'omicidio.
Mi affretto a passare la lingua tra le labbra, per poi aprire il portone e lasciarmi scompigliare i capelli dal vento secco che mi colpisce non appena metto piede fuori dalla mia villa.
Inizio a incamminarmi verso il parcheggio con tanti pensieri per la testa, tra cui la probabilità che Clara non si presenti.
Infatti il mio respiro si fa irregolare quando noto che intorno alla mia macchina non c’è nessuno e l'unico rumore che si sente è quello del fruscio delle foglie a quest'ora della notte.
Mi stringo nella felpa pesante, per poi avanzare, convincendo me stesso che arriverà tra un paio di minuti.
Appoggio le mani sul metallo della macchina, piegandomi sulla portiera per vedere il mio riflesso sbiadito sul vetro: per quante cazzate ho combinato nel mio passato non merito tutto questo.
Sono stato punito per cinque anni di fila, rimanendo con il fiato sospeso giorno e notte, e sentendomi soffocare pensando a dove fosse finita Clara
Da quando sono uscito fuori dalla prigione mi sembra di aver perso tutto quello che avevo in mio possesso prima di essere incarcerato: mi sono ritrovato con Naily al mio fianco, piuttosto che Clara, Giulietta ha mostrato di non sopportarmi dal primo giorno che le ho impedito di indossare un vestito corto e i miei genitori si sono trasferiti in Australia per colpa mia, lasciandomi in mano un azienda che, se non fosse per l’aiuto di Ash, avrebbe già fallimentato.
Faccio per accendere il telefono e vedere quanto tempo è passato dalle ventiquattro, ormai rassegnato che Clara ha deciso di non incontrarmi stasera, ma vengo interrotto da una voce bassa e timida alle mie spalle, quindi alzo la testa di scatto e mi giro nella sua direzione:
«Ehm… siccome oggi non sei venuto.»-la mia espressione passa da stupita a confusa, ma gli angoli della mia bocca si piegano verso l’alto quando noto che ha in una mano una bottiglia di birra e nell'altra un piatto con sopra un pezzo di torta.
Allargo il sorriso mentre inizio a farle i raggi x dalla testa ai piedi e mi accorgo che indossa uno dei vecchi pigiami con la testa di una mucca stampata sul petto.
Scoppio a ridere, per poi abbassare la testa e scompigliare i capelli con una mano, anche se Clara continua a mantenere un'espressione seria, quasi perplessa quando abbassa le sopracciglia, come se non capisse il vero motivo per cui mi sto divertendo così tanto.
A quanto pare non ha capito le mie vere intenzioni per stasera, quindi decido di accontentarmi di una breve chiacchierata tra marito e moglie.
Penso a un modo per iniziare una conversazione normale per farla avvicinare a me lentamente e convincerla a passare il resto della sua vita con me, chiacchierando così, come due coniugi che si raccontano come sono state le loro giornate, magari con una tazza di tè in mano, dato che a Clara piace il tè
Ma cosa chiederebbe un marito normale in questo caso?
«Ehm…»-mi schiarisco la voce, iniziando a sentirmi in imbarazzo, mentre gratto il retro del collo, guardandola avvicinarsi di sottecchi.
«Che ha fatto di bello oggi?»-sputo la prima cosa che mi viene in mente, risultando tanto ridicolo dal modo in cui aggrotta la fronte.
«Ho portato il cane a spasso.»-usa il mio stesso tono di voce, per poi piegare gli angoli della bocca verso l'alto, ricordando la mia battuta.
« Anzi, la tartaruga…»
Alzo gli occhi al cielo solo dopo un paio di secondi, ipnotizzato di fronte ai lineamenti che assume il suo viso quando sorride, come se fosse la prima volte che la vedessi con quest'espressione.
I suoi capelli sono legati in una coda, ma le ciocche ribelli che le cadono sul viso vengono mosse dal vento tanto rapidamente che vorrei portare le mani sul suo viso per spiegargliele, ma decido di non fare passi falsi, mentre la fisso attentamente cercare di prendere posto sul cofano della mia macchina.
Poggia la bottiglia e il piatto al suo fianco, per poi poggiare le piccole mani sulla macchina e fare un saltello, provando a girarsi per sedersi sul metallo freddo, ma scivola e ritorna nella posizione iniziale, sbuffando e gonfiando le guance, il che mi porta ad afferrare il labbro inferiore tra i denti e aiutarla senza pensarci due volte.
«Stai ferma.»-ridacchio di nascosto e, senza lasciarla ribattere, afferro i suoi fianchi, sovrastandola in tutta la sua altezza, per poi sollevarla in aria e posizionandola sul cofano.
«Grazie.»-si limita a dire con un filo di voce, abbassando la testa vicino al mio petto per nascondere il suo rossore.
Prende il piatto in mano, per poi afferrare la forchetta e iniziare a mangiare il dolce sotto i miei occhi.
Socchiudo le sopracciglia, inclinando la testa:
«Pensavo che fosse per me.»-alzo il mento per indicare la torta, divertito, ma non muove un ciglio alle mie parole, continuando a mangiare:
«La birra è per te.»-dice dopo un paio di secondi, alzando finalmente gli occhi, mentre mi trattengo dal fissare le sue labbra piegarsi intorno alla forchetta.
Accenno un sorriso, per poi prendere la birra e occupare il posto al suo fianco, guardandola di sottecchi fermarsi quando le nostre braccia si sfiorano, ma decido di non stuzzicarla e guardare il paesaggio deserto di fronte a me, con tutte le foglie arancioni che vengono mosse dai rami, per poi strisciare per terra mentre Clara continua a mangiare tranquillamente al mio fianco.«Ecco perché il bagno è sempre così lontano.»-raddrizzo la schiena quando mi accorgo che la voce che si diffonde in aria non è di Clara.
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Sei Mia, Ragazzina! 2 || ©Tutti i Diritti Riservati
ChickLit◼ TUTTI I DIRITTI RISERVATI! √ Completa Sequel di " Sei mia, ragazzina!" Era una secchiona timida e noiosa, ma fece innamorare l'uomo più ricco, stronzo e tatuato del Bronx.