Capitolo 17. Punto di vista di Alex

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Porto le mani dietro la nuca, sistemando la testa sul cuscino, ma, non appena lo faccio, Naily si accorge che mi sono svegliato, quindi allunga il braccio per poggiarlo sul mio petto.
«Buongiorno.»-dice con un tono basso, ancora mezza addormentata, anche se sono già le nove del mattino.
Non sono mai stato un tipo mattiniero, tanto che, prima che finissi in prigione ovviamente, non riuscivo a svegliarmi nemmeno con la sveglia che suonava per un'intera ora, senza che la spegnessi.
Ma il carcere mi ha abituato a stare sveglio e attento anche, e soprattutto, nel cuore della notte, quando qualcuno non ci avrebbe pensato due volte prima di uccidermi nel sonno: sono riuscito a salvarmi tre volte di fila da tre incarcerati diversi, ma con il terzo ho rischiato davvero, tanto che ancora oggi i tre tatuaggi della mia spalla destra sono attraversati da una lunga cicatrice.
So che non si è trattato di una semplice coincidenza e che dietro tutto questo c'è stato qualcuno. Qualcuno come Catherine o George, dato che, se non fosse stato per quest'ultimo, non mi spiego come avrebbe potuto avere quelle foto Catherine: se solo mi capitasse di incontrarlo per le vie nascoste del Bronx, ne approfitterei, anche a costo di passare il resto della mia vita in una cella.
Ma non posso incolpare nessuno se non me stesso, per non essere riuscito a mantenere sotto controllo la situazione è non essermi accorto che Catherine, il giorno del matrimonio, era venuta a conoscenza dei miei veri intenti prima che potessi scappare con Clara.

«Non voglio rovinare questo momento...»-la voce di Josh mi fa raddrizzare la schiena, e aspetto il suo 'ma', alzando gli occhi al cielo e sapendo che lo farà a prescindere.
«Ma...»-fa per parlare, ma Andrew lo interrompe, guardando l'uomo al suo fianco:
«Amore, potresti lasciarci soli?»-John socchiude gli occhi, ma non ribatte e sparisce fuori dalla porta, mentre io ringrazio il mio amico con una veloce occhiata.
John è per Clara ciò che Andrew è per me, quindi non riuscirebbe a tenere nascosto il piano che io e Andrew abbiamo pensato, anche se siamo a poche ore dal matrimonio.
«Sei sicuro che...»-Josh riprendere a parlare, per poi fermarsi a metà frase, sospirando:«Sei sicuro che Clara non si arrabbierà quando saprà che non ritornerete più in Australia?»-chiede, con un'espressione di timore, come se temesse la mia reazione, ma mi limito ad alzare le spalle e guardarlo di sottecchi:
«Ama l'Australia.»-insiste, ma non gli di il tempo di continuare che roteo gli occhi al cielo frustrato:
«Ama più me che Sydney.»-dico tra i denti, per poi ritornare a fissare il pavimento.
«Se salgo su quel aereo con Clara sono salvo.»-passo la mano tra i capelli scompigliati, passando la lingua tra le labbra, senza dare importanza al rumore che proviene dalla porta.

Sarei dovuto scappare con lei già da quando ci siamo sposati in comune, come mi aveva suggerito Andrew, ma ero troppo preoccupato a non destare sospetti in lei e ad accontentare i suoi genitori.
Sento Naily brontolare, per poi avvicinare la testa all’incavo del mio collo, cacciando la lingua come una giraffa.
Chiudo gli occhi e passo la lingua tra le labbra, lasciandola fare senza oppormi: il desiderio di toccare una donna non mi è mancato in quella squallida cella, anche se questa è la prima volta che Naily si fa avanti per evitarmi, da quando sono tornato alla villa, ma è già tanto che la faccio dormire sul mio stesso letto, e lei lo sa meglio di me.
Sale sempre più in alto con la bocca, ma la sua mano sui miei addominali si muove per avvicinarsi alla radice dei miei genitali.
Non mi dà il tempo di stringerla al mio corpo che scende ancor più in basso, ma senza riuscire a provocare in me un erezione. Corrugo le sopracciglia e impreco mentalmente:
«Ehm… aspetta.»-mi schiarisco la voce con la mascella serrata, per poi allontanare la sua mano in un gesto veloce e sostituirla con la mia.
«Cazzo!»-alzo la voce frustrato, cercando a gonfiare la mia intimità, provando e riprovando con entrambe le mani, ma dopo diversi tentativi di non deludere Naily, mi arrendo e butto le spalle indietro, ritornando nella posizione di poco fa.
«Non fa niente.»- cerca di tranquillizzarmi, poggiando una mano sul mio avambraccio :«Ci proveremo un'altra volta.»- non rispondo alle sue affermazioni, ma è evidente che cerca di convincere più se stessa che me.

Ci proveremo un’altra volta.

Solo quando Clara ritornerà di nuovo in Italia, da Louis, ma solo dopo averle dato il divorzio, quindi tra settimane, anzi mesi, o anni.
Voglio tormentarla. Voglio vederla soffrire come mi ha fatto stare quella donna per anni. La rabbia che porto dentro supera alla gran lunga i sentimenti che mi legavano a Clara e sarei capace di scoparla solo per far provare a quella faccia del cazzo cosa significa sentirsi traditi, per poi firmare i documenti del divorzio.
Lo potrei fare.
«Però... »- Naily mi porta di nuovo alla realtà, ricordandomi che tra meno di mezz’ora devo trovarmi al mio nuovo ufficio.
Sbuffo, pensando alla lunga giornata che mi aspetta, ma la parte peggiore sono la camicia e la cravatta, insieme alle strane scarpe luccicanti che mi fanno venire voglio di vomitarci addosso per nasconderle.
«Ehm? »-chiedo distratto, distogliendo gli occhi dall'abito già preparato e lasciato appeso fuori dall'armadio da mia madre.
«Oggi devo partire per un paio di giorni.» -dice con un filo di voce, quasi temendo la mia reazione, ma mi limito ad aggrottare la fronte.
Ho fatto passare tanto a Naily, lasciandola incinta a quasi diciotto anni, ma a prescindere da questo lei non ci ha pensato due volte prima di decidere di andare contro i suoi genitori pur di starmi affianco.
Ce la vedi in questa casa. Infondo è la madre di mia figlia e non posso non stimarla per essere tornata a prendersi cura di Giulietta, anche se il loro rapporto è piuttosto freddo e distaccato e Naily passa più tempo davanti allo specchio che nella camera di sua figlia.
« Devo parlare con mio padre.»-spiega nell'esatto momento in cui mi costringo ad abbandonare il letto per avvicinarmi all'armadio, ma non la interrompo, trattenendomi dall’alzare gli occhi al cielo.
Sono passati più di quindici anni da quando ho tolto la verginità a Naily, ma il vecchio ancora vede in me il ragazzino immaturo che non si merita sua figlia.
« Voglio che i miei genitori vadano d'accordo con i tuoi.»-continua a giustificarsi, come se le stessi imponendo di non fare visita a suo padre.
Finisco di abbandonare la camicia, per poi cercare di capire come indossare la cravatta, anche se mi servirebbe un manuale con le istruzioni.
«Non sono venuta qui solo per scaldarti il letto.»-conclude, con un tono di voce quasi offeso, ma continuo a evitarla, limitandomi a passare le dita tra i capelli, senza nemmeno guardarmi allo specchio.
«Parti stasera?»- chiedo prima di avviarmi verso la porta, voltandomi dalla sua parte, al che scende dal letto e attraversa la camera con un'espressione seria e quasi titubante.
«No, devo partire tra un’oretta.»-sporge il labbro inferiore, per poi poggiare la braccia intorno al mio collo, spalancando le labbra per rivolgermi un saluto con la bocca impastata.
«Mi mancherai.»-sussurra con gli occhi sulle mie labbra, per poi lasciare un bacio a stampo, senza che mi debba abbassare, per quanto è alta, ma non riesco a fare a meno di alzare gli occhi al cielo quando porta le mani alla sua camicia da notte sexy, tirandosela verso il basso per mettere in evidenza il seno prorompente.

Cerco di controllarmi e non saltarle addosso: è ancora in pigiama, il che la rende ancora più sexy, anche se il pigiama è ricoperto di banali orsacchiotti sorridenti.
Ho imparato a capirla, per quanto siamo diversi: sembra una donna tutta casa e Chiesa, bella, ma innocente.
Ma quando ci mettiamo a dormire mi sprona a fare tutt'altro, tranne dormire.
Annuisco a Giulietta, mentre Clara si alza per avviarsi in camera da letto.
La seguo come se fossi ipnotizzato, chiudendo la porta alle spalle:
«Non devi lavorare oggi? »-chiede, togliendosi la maglia e mettendo in mostra il seno nudo.
Provo a distogliere gli occhi, ma mi arrendo dopo vari tentativi: la ammiro, mentre mi siedo sul letto.
Come fa a non capire quanto cazzo è bella?!
Mi limito ad annuire, mentre si allaccia il reggiseno:
«Anch'io, finalmente. »
«Ehm... »- mi schiarisco la voce.
Si lega i capelli in una coda, mettendo in bella mostra gli occhi chiari:
«Devo andare. »-dice, mentre aspetto che mi avvolga le braccia intorno al collo.
Ma tutto quello che fa è volgermi le spalle e uscire dalla porta.
Che stronza!

Non le do il tempo di approfondire il bacio che mi allontano dal suo viso ed esco dalla camera di malumore.
Dannazione, devo smetterla di pensare ai momenti passati con quella donna! Devo smettere di pensare quella donna!
Scendo le scale, senza riuscire a togliere dalla testa il momento folle in cui ho deciso di assaggiare le sue labbra, accorgendomi che può darsi che ha cambiato il profumo, ma non il sapore della sua bocca.





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