Capitolo 10

1.1K 50 73
                                    

Erano stati tre giorni orribili, passati a fare avanti e indietro da scuola all'ospedale, dall'ospedale a casa e da casa a scuola.

A scuola non riuscivo a concentrarmi su nulla, mi sono ridotto a chiedere gli appunti a Jace, cosa che equivale alla disperazione più profonda.

Ogni mio pensiero volava a Magnus, a quella stanza d'ospedale bianca e asettica, a quella stanza d'ospedale dove era finito per colpa mia.

Restavo a casa solo per la notte, ma dormivo poco e male: continuavo a vederlo, sempre, disteso per terra. Tutto sanguinante e pieno di lividi. Era in ogni sogno che facevo.

In quei giorni non mi ricordo di aver mangiato nemmeno una volta, mi sentivo lo stomaco chiuso in una morsa di ferro.

Non appena l'ultima campanella mi permetteva di uscire da scuola, mi fiondavo in ospedale. Ero sempre il primo ad arrivare e l'ultimo ad andarsene.

Ragnor e Izzy venivano a trovarlo tutti i giorni, Raphael si era fatto vivo solo una volta e Jace, Clary e gli altri venivano se e quando potevano.

Dopo tre giorni sono riuscito a trovare il coraggio per chiedere a un medico se pensa che si possa risvegliare.

Ho paura e bisogno della risposta allo stesso tempo.

Lui risponde che non è stato ferito gravemente, che è solo questione di tempo.

Lo ringrazio, poi vado a sedermi in sala d'aspetto per lasciare Ragnor un po' da solo con Magnus.

Decido di andare a prendermi un caffè per contrastare il sonno accumulato dopo tre notti quasi del tutto in bianco.

Una volta preso, mi affaccio alla porta della sua camera e il mio cuore fa un salto di gioia quando riesco a fissare il mio sguardo nei suoi meravigliosi occhi, finalmente aperti.

Magnus si è svegliato.

Per un attimo mi dimentico di respirare, tanto grandi sono il sollievo e la gioia che provo.

Resto lì, fermo sulla porta, per qualche istante a guardarlo.

Poi Ragnor esce dalla stanza e si avvicina a me.

"Vacci piano con lui."

Annuisco e lui si allontana lungo quel bianco e triste corridoio, mentre io entro nella stanza di Magnus, stanza che negli ultimi giorni ho imparato a conoscere molto bene.

Parliamo un po', sono felice che stia bene.

Ed ecco che il fatidico momento è giunto: se non gli chiedo perdono per ciò che ho detto in questo istante, non penso che lo farò mai.

"Senti Magnus, io ti devo delle scuse. Per quello che ho detto, in corridoio. Io... non lo penso davvero, non l'ho mai pensato, non so cosa mi sia preso, ma..."

Vengo bloccato dalla presa della sua mano sul mio polso.

"È tutto okay, apprezzo le tue scuse, ma sapevo già che non lo pensavi. Hai solo avuto paura di cosa avrebbero pensato gli altri."

Sì, credo che sia stato così, però io non penso che riuscirò mai a perdonarmi per ciò che ho detto; se fossi in lui non credo che mi perdonerei mai!

"Sì, credo che tu abbia ragione. Però mi dispiace così tanto..."

"Alec, davvero, non fa niente. Ti perdono."

Cosa?

"Davvero?" chiedo incredulo.

"Certo che sì"

Lo guardo dritto negli occhi, mentre piano piano il macigno che sento sul petto diventa sempre più leggero.

Lui mi ha perdonato.

Under Pressure || MalecDove le storie prendono vita. Scoprilo ora